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 https://www.lagazzettadilucca.it/cultura/ercolini-ospite-del-pianeta-terra-festival

Ercolini ospite del "Pianeta Terra Festival"

 

 

Sabato 8 ottobre alle ore 19 presso la sala sala convegni di Confindustria toscana nord sita a Lucca in piazza Bernardini, 41 Rossano Ercolini, goldman environmental prize 2013, sarà ospite del Pianeta Terra festival, che vede studiosi nazionali e internazionali confrontarsi per costruire una visione nuova per il futuro del nostro Pianeta.

All’evento, dal titolo “Dall’ego-logia all’eco-logia: quando i cittadini possono fare la differenza”, sarà presente con Ercolini anche Samir de Chadarevian, advisor, storyteller ed editorialista.

Entrambi dialogheranno con Irene Ivoi sull’importanza di ripensare ad un modello economico, antropologico e culturale del tutto ego-logico e inadeguato a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi.

Dall’ego-logia all’eco-logia, un gioco di parole che fa appello ad una sfida:  il passaggio dal “modello lineare” (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) centrato sullo sfruttamento sconsiderato della natura al “modello circolare” basato sul rispetto dei tempi e dei modi della rigenerazione ambientale.

L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti.

 

 

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Scritto da Redazione   
domenica 14 settembre 2008

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=8993  Illegalità e veleni

Nicola Atalmi,   13 settembre 2008, 13:46   Controinformazione     

Così si spiegano, in Veneto le discariche piene di rifiuti pericolosi che sversano veleni inquinando terra e acqua.

  Avete presente il Puffo antipatico, quello sapientino?
Con un paio di giovani giornalisti facciamo una inchiesta sui rifiuti speciali in Veneto a partire dal dato che la nostra regione è la seconda in Italia (dopo la Campania) per reati di ambientali secondo il rapporto Ecomafie di Legambiente. Scava e scava viene fuori un dato incontrovertibile: la nostra Regione non ha un piano per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti speciali. Del resto l'assessore regionale all'ambiente Conta alle mie sollecitazioni risponde che non ci sono obblighi in materia e che non serve un piano perché il trattamento di tali rifiuti è a libero mercato. 
Allora faccio due cose.Recapito all'assessore le prove che altre regioni tale piano lo hanno redatto.
E contatto l'eurodeputato Guidoni (un comunista nello spazio) perché presenti una interpellanza urgente alla Commissione Europea per violazione delle norme europee in materia. E infatti?
Il 22 luglio in Giunta regionale si decide in fretta e furia un incarico per aggiornare i dati del piano rifiuti (approvato solo dalla Giunta ed ancora in attesa dell'esame del Consiglio) che è fermo al 2000. L'altro ieri il Commissario europeo all'ambiente Stravos Dimas ha risposto a Guidoni dicendosi allarmato per la segnalazione e riferendo che ha chiesto al nostro Ministero per l'ambiente una relazione scritta in materia. Bene. Così si spiegano le discariche piene di rifiuti pericolosi nella nostra Regione che sversano veleni inquinando terra e acqua. Così si spiega la battuta del film Gomorra su dove vanno a finire gli scarti di Porto Marghera.

p.s. questa notizia la scrivo qui perché la stampa local non lha pubblicata. Troppo presi dal gossip, le ombrelonghe ed il ramadan.

********

http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it//L_inquinamento_degli_ altri__il_ Carso_e_la__bassa__friulana__1925912.shtml

Riceviamo dall'associazione ambientalista transnazionale Greenaction International e pubblichiamo volentieri. Riportiamo inoltre una notizia relativa ad un intervento dei Carabinieri del N.O.E. su un caso di inquinamento nella pianura friulana, presso la zona delle risorgive, che potrebbe avere ripercussioni gravissime sugli ecosistemi e sulla salute pubblica.Gruppo d'Intervento GiuridicoCARSO TRIESTINO: INQUINAMENTO IPOGEOUNA GROTTA INQUINATA OGNI 1,65 CHILOMETRI QUADRATIIl Carso si trova a pagare un pesante tributo al disastro ambientale con cui negli ultimi decenni è stata devastata la piccola provincia di Trieste. Oltre alle tante ancora occultate discariche in superfice il lascito delle ecomafie, che in questo lembo dell'estremo nord est italiano hanno operato con forti coperture istituzionali, ha compromesso pesantemente l'ambiente ipogeo con le sue stupende grotte. Centoventotto (128) cavità carsiche risultano inquinate in quella che con i suoi 212 chilometri quadrati è la più piccola provincia italiana. Un rapporto impressionante: 1 grotta inquinata ogni 1,65 chilometri quadrati. Un vero record mondiale.
Le grotte sul Carso sono state utilizzate come comode discariche da quel vasto sistema di illegalità che ha agito impunito per decenni utilizzando Trieste come crocevia di ogni traffico illecito. Tra i rifiuti che sono stati fatti sparire nelle viscere della terra si annoverano, fanghi industriali, esplosivi, idrocarburi. E vista la presenza nella provincia di Trieste di misteriose società (sotto controllo dei "servizi speciali" di stato?) che negli anni ‘80 e ‘90 gestivano anche i rifiuti radioattivi non si può escludere che alcune cavità carsiche siano state impiegate per questi scopi.
Alcune grotte erano già utilizzate dagli anni ‘60 come discariche per olii esausti, nafte, idrocarburi. A seguito dell'attentato dell'organizzazione terroristica "Settembre Nero" alle cisterne dell'oleodotto transalpino nel 1972, in certe grotte vennero scaricati i residui tossici del petrolio fuoriuscito dalle cisterne e parte dei terreni contaminati. Queste operazioni avvenivano normalmente  con l'avallo delle amministrazioni pubbliche e per le operazioni più delicate, come accaduto in altre grandi discariche realizzate a Trieste, con scorta delle forze dell'ordine.
Le dimensioni del disastro ambientale di Trieste sono tuttora sottovalutate come il ruolo  che lo Stato italiano ha avuto in questa vicenda. In un certo periodo storico (quello della cortina di ferro) quando il Friuli Venezia Giulia rappresentava il confine della NATO con i paesi del Patto di Varsavia (la Jugoslavia anche se non allineata veniva considerata come avversario) portare il proprio inquinamento oltre confine era un modo per condurre una guerra non dichiarata. E' in questo brodo di coltura che a Trieste si è sviluppato  lo speciale rapporto tra istituzioni e società particolari per la gestione dello smaltimento illecito dei rifiuti.
Ragione di Stato contro i diritti dell'ambiente e della salute pubblica quindi, ma ora chi ne pagherà le conseguenze?

Greenaction International

 IL CENSIMENTO DELLE GROTTE inquinate della provincia di Trieste

http://www.greenaction-planet.org/download/cavita_inquinate.pdf

A.N.S.A., 11 settembre 2008 Cc Noe sequestrano mega impianto chimico Torviscosa.Per avvelenamento acque, alimenti e disastro.UDINE, 11 SET - I Carabinieri del Noe di Udine stanno eseguendo il sequestro di uno dei piu' grandi impianti di produzione di cloro soda a Torviscosa. Il provvedimento e' stato disposto dopo indagini che hanno accertato responsabilita' a carico di dirigenti e tecnici della Caffaro addetti al funzionamento dell'impianto. Ipotizzati delitti colposi contro la salute pubblica: avvelenamento delle acque e di sostanze alimentari, emissioni in atmosfera e disastro innominato.

Commenti (1) >> feed
No alle isole ecologiche Si ai veleni...
scritto da Cirano, settembre 14, 2008

Sigilli alla Caffaro
La Procura: inquina

I carabinieri del Noe di Udine hanno sequestrato l’impianto di produzione di cloro-soda della Caffaro, a Torviscosa. I reati ipotizzati sono la cooperazione in disastro ambientale colposo e contro la salute pubblica, sia per le emissioni in atmosfera sia per la contaminazione del suolo, del sottosuolo, delle acque sotterranee e superficiali. Il sequestro preventivo dell’impianto è stato disposto dal gip di Udine, Paolo Milocco, su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Buonocore.

Leggi i commenti dell'azienda, dei sindacati, degli industriali, degli ambientalisti e dei politici.
MV VENERDÌ, 12 SETTEMBRE 2008

Gli ambientalisti: lo aspettavamo
«Non siamo stupiti». Legambiente: provvedimento inevitabile

TORVISCOSA. Gli ambientalisti della Bassa si aspettavano un’azione del genere: «Nessun stupore tra di noi per il sequestro dell’impianto di cloro soda, semmai c’è del rammarico perché ciò non è accaduto prima».
A dichiararlo è Paolo De Toni, del Coordinamento di difesa ambientale della Bassa friulana. «Siamo – continua l’ambientalista De Toni – di fronte a una vicenda dai risvolti gravissimi che ha sempre goduto della copertura politica e sindacale, in particolare va stigmatizzato il comportamento del sindaco di Torviscosa, Duz, e del suo ecessivo zelo nell’essere stato il primo sindaco a chiudere l’ecopiazzola comunale dei rifiuti ingombranti (rischiando perfino un’ipotesi di “interruzione di pubblico servizio”, a detta dell’ambientalista), mentre per la Caffaro non è stato così zelante. Deboli con i forti, forti con i deboli: questa è la morale. Ed è drammatica la situazione della Bassa friulana dove il ceto politico (di destra e di sinistra) è totalmente subalterno ai poteri forti e non si fa carico delle esigenze del territorio».
«Il sequestro dell'impianto Caffaro dimostra che la riconversione degli impianti cloro-soda che utilizzano mercurio non può più essere rimandata, il provvedimento era inevitabile»: lo afferma Legambiente in una nota. «In un Paese che si dice moderno - afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente - non può esserci un'industria chimica che utilizza ancora una sostanza pericolosa come il mercurio quando è disponibile una tecnologia, quella a membrana, che permette di evitarne l'uso».
Il Wwf Italia «apprende con soddisfazione la notizia del sequestro degli impianti di cloro-soda della “Caffaro ” a Torviscosa». Il Wwf Italia ha seguito le indagini sin dal 2001 intervenendo e costituendosi parte civile nei principali processi a carico dei responsabili dello stabilimento e nominando propri consulenti.

Comunicato stampa integrale emesso dal

Coordinamento di Difesa Ambientale della bassa Friulana

Avevamo già dato la notizia, che però la stampa non ha mai riportato, relativamente al rinvio a giudizio del Perito nominato dal GIP Milocco, trattasi di tale Michele Giuliano docente del Politecnico di Milano, per falso in perizia, proprio per le emissioni di mercurio dell’impianto sequestrato. Quindi siamo di fronte una vicenda dai risvolti gravissimi che ha sempre goduto della copertura politica e sindacale.

In particolare va stigmatizzato il comportamento del Sindaco Duz e del suo eccesso di zelo nell’essere stato il primo Sindaco a chiudere l’ ecopiazzolea comunale dei rifiuti ingombranti, rischiando perfino un’ipotesi di “interruzione di pubblico servizio” mentre per la Caffaro ha sempre lasciato passare tutto. Deboli con i forti e forti con i deboli: questa è la morale. Ed è drammatica la situazione della bassa friulana dove il ceto politico (di destra e di sinistra) è totalmente subalterno ai poteri forti e non si fa carico delle esigenze reali del territorio.

Per la precisione la questione delle ecopiazzole, che sta portando notevole disagio alla popolazione ed alle piccole attività produttive non andava affrontata nelle modalità assolutamente incompetenti della chiusura immediata in quanto possono, anzi devono, restare aperte almeno fino al 31 ottobre ed intanto rapidamente, in alcuni mesi, messe a norma.

Anche per la viabilità e per le infrastrutture la realtà è pesantissima sia per il traffico nord-sud che est-ovest. Se poi, malauguratamente dovessero partire anche i cantieri della TAV avremmo il definitivo collasso della vivibilità di tutta la bassa friulana.

Il sequestro Caffaro ci insegna comunque che con la perseveranza qualche risultato si ottiene.
Ultimo aggiornamento (sabato 13 settembre 2008 )


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Ultimo aggiornamento ( domenica 14 settembre 2008 )
 
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