(sembra la foto della nostra Piana! La diossina uccide...ogni dose di diossina è una overdose! ndr)
Gazzetta di Mantova
..Il verdetto è definitivo, e suona come una condanna. E’ la diossina, insieme ad un altro mix di sostanze inquinanti di origine industriale, ad aver causato i casi di sarcomi dei tessuti molli registrati nella popolazione mantovana residente a Frassino e a Virgiliana. A mettere la parola fine sulla vicenda dell’esposizione alla sostanza tossica e cancerogena prodotta fino agli anni Novanta dall’inceneritore del petrolchimico, è il pool di esperti che ha lavorato alla stesura del Consensus Report...
GIOVEDÌ, 20 DICEMBRE 2007 Gazzetta di Mantova Pagina 11 -
Cronaca di Corrado BInacchi
Sarcomi, gli esperti condannano il polo chimico
Il verdetto Asl: diossina e altri veleni responsabili dei tumori in zona industriale
Il verdetto è definitivo, e suona come una condanna. E’ la diossina, insieme ad un altro mix di sostanze inquinanti di origine industriale, ad aver causato i casi di sarcomi dei tessuti molli registrati nella popolazione mantovana residente a Frassino e a Virgiliana. A mettere la parola fine sulla vicenda dell’esposizione alla sostanza tossica e cancerogena prodotta fino agli anni Novanta dall’inceneritore del petrolchimico, è il pool di esperti che ha lavorato alla stesura del Consensus Report.A distanza di un anno dalla presentazione dei risultati dell’indagine sulla diossina nel sangue dei mantovani, i ricercatori (dell’Asl di Mantova, dell’Univeristà di Milano, dell’Istituto superiore di Sanità e dell’Istituto tumori di Milano) hanno trovato una posizione condivisa, un ‘minimo comun denominatore’. Eccole, allora, le conclusioni dello studio. La posizione unitaria del pool di esperti parte dalla premessa che registra una differenza statisticamente significativa tra le concentrazioni di diossina nel sangue dei residenti nella zona industriale e del centro storico. Non solo. La concentrazione aumenta più ci si avvicina alla fonte inquinante, l’inceneritore ex Montedison, con una sorta di ‘doppio gradino’, dal centro a Frassino e da Frassino a Virgiliana. La task force che ha lavorato al report stima anche la concentrazione di inizio anni Novanta, maggiore rispetto al 2005, di circa un terzo a Virgiliana (84 ppt rispetto ai 55 attuali). L’altra risposta definitiva contenuta nel rapporto riguarda il confronto tra i valori registrati nel campione mantovano e il panorama nazionale e internazionale. «La media mantovana si colloca in posizione medio alta, quella di Virgiliana è più alta ma si colloca all’interno dello stesso ordine di grandezza, senza valori fuori scala». E il nesso di causa tra diossine e sarcomi? Il documento usa la definizione di ‘credibile’ per affermare che non ci sono più dubbi sul fatto che a causare quei tumori nella popolazione della zona industriale sia stata l’esposizione prolungata alla sostanza tossica e cancerogena. O meglio, ad un mix di inquinanti, miscele complesse di varie sostanze chimiche, di chiara origine industriale. La diossina, insomma, ma non solo. Questo spiega, secondo gli esperti, perché la differenza di concentrazione di diossina tra i residenti in centro storico e all’ombra dell’inceneritore non è così alta come la differenza di rischio di ammalarsi di sarcoma, 30 volte in più in zona industriale rispetto al centro. Un’anomalia che non trova riscontri nè a Seveso né a Brescia. Gli esperti chiariscono poi che, essendo le cause di rischio ormai storicamente confinate (ad inizio anni Novanta), non c’è nessuna emergenza sanitaria, anche se chiedono ai medici di famiglia una maggior attenzione a quei pazienti che hanno vissuto a lungo nella zona industriale di Mantova nel periodo critico per l’attività del petrolchimico, tra il 1960 e il 1990. E proprio Gloria Costani, il medico di base che nel 1998 aveva segnalato per prima l’elevato numero di casi di sarcoma in zona industriale, ieri ha lanciato un nuovo allarme. «Tra parenti e vicini di casa dei pazienti malati di sarcoma si stanno verificando molti casi di neoplasie e di malattie autoimmuni. Non so se ci sia un legame con le sostanze inquinanti, ma bisogna tenere gli occhi aperti».
LE PROSSIME TAPPE
E nei quartieri più esposti l’indagine bis di via Trento Se la stesura del Consensus Report chiude il capitolo diossina, non conclude l’attività dell’Osservatorio epidemiologico dell’Asl di Mantova. «L’accordo di programma sulle bonifiche del polo chimico - ha spiegato Paolo Ricci, responsabile della struttura di via Trento - prevede infatti un nuovo studio, che verrà condotto insieme al gruppo di lavoro del Consensus Report. Un gruppo che diventerà nostro partner fisso, per continuare a studiare e a monitorare la salute dei mantovani». Del pool di esperti faceva parte anche Lorenzo Tomatis, l’oncologo di fama internazionale scomparso in settembre e al quale ieri i colleghi hanno dedicato un minuto di raccoglimento. Ma come funzionerà la nuova indagine epidemiologica? «Dovremo ricostruire la coorte storica dei residenti nella zona industriale di Mantova nel periodo 1960-1990 - ha spiegato Ricci - e studiarne la mortalità per tutte le cause rispetto ad un’adeguata popolazione di confronto, insieme ad altri indicatori disponibili sullo stato di salute, dall’incidenza dei tumori alle malformazioni congenite fino ad altre patologie. Si tratta insomma di costruire un mosaico con tanti tasselli, per capire cosa sia accaduto a questo persone in termini di salute». Gli ambientalisti: ora il processo per i lavoratori morti in fabbrica Gaddi: fermiamo i nuovi insediamenti a rischio inquinamento Giudizi positivi sul ‘Consensus Report’ ma anche critiche e richieste di nuovi ed ulteriori approfondimenti per studiare a fondo i livelli di inquinamento dell’area industriale di Mantova. Ad aprire il dibattito è Edoardo Bai, medico del lavoro e membro del comitato scientifico di Legambiente. Bai ha contestato la stima della concentrazione di diossina all’inizio degli anni Novanta tracciata dal pool di esperti. «Secondo me i livelli erano almeno a 120 ppt - ha detto - ed è un dato importante per l’aspetto legale. In procura a Mantova ci sono due denunce, una per i sarcomi e una per le morti dei lavoratori del polo chimico, ed è ora di fare chiarezza sulla eventuali colpe o responsabilità dell’Eni in questa vicenda. Mi auguro quindi che la procura ci faccia il regalo di Natale, tirando le conclusioni e chiedendo di processare i responsabili». «C’è stato una bella inversione di rotta - ha aggiunto Matteo Gaddi, capogruppo del Prc - finalmente viene ammesso che la diossina e le altre sostanze inquinanti hanno causato i tumori. Ora si tratta di individuare quali siano state le altre emissioni inquinanti e di prestare molta attenzione alle nuove iniziative industriali in attesa di autorizzazione, dal rinnovo dell’inceneritore Enichem all’inceneritore EniAmbiente già autorizzato nel 1998 fino al nuovo desolforatore Ies». Viviano Benedini, capogruppo della Lega Nord, si è concentrato invece sugli aspetti sanitari. «La raccomandanzione ai medici di famiglia non basta - ha detto - rischia di essere tardiva. Bisogna impegnare i servizi ospedalieri, e per farlo servono risorse importanti». Giudizi positivi sono arrivati dagli ambientalisti. «E’ un buon lavoro - ha affermato Luca Benedini del Codiamsa - che può essere però completato, ad esempio con ulteriori analisi del sangue in soggetti di diverse fasce di età, che potrebbero aiutare a capire meglio l’evoluzione della concentrazione della sostanza inquinante». Gloria Costanni ha difeso invece l’operato dei medici di base. «La strada non era semplice, ma il lavoro finale dell’Asl è stato buono - ha sottolineato - noi dobbiamo continuare a vigilare mentre le istituzioni dovrebbero chiedersi se la popolazione residente nella zona industriale di Mantova possa sostenere altri insediamenti industriali. Io credo di no. «In effetti - ha concluso Paolo Crosignani, dell’Istituto tumori di Milano - parliamo di una popolazione fragile, che ha già avuto un forte danno alla salute». (co.bi.)
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