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 https://www.lagazzettadilucca.it/cultura/ercolini-ospite-del-pianeta-terra-festival

Ercolini ospite del "Pianeta Terra Festival"

 

 

Sabato 8 ottobre alle ore 19 presso la sala sala convegni di Confindustria toscana nord sita a Lucca in piazza Bernardini, 41 Rossano Ercolini, goldman environmental prize 2013, sarà ospite del Pianeta Terra festival, che vede studiosi nazionali e internazionali confrontarsi per costruire una visione nuova per il futuro del nostro Pianeta.

All’evento, dal titolo “Dall’ego-logia all’eco-logia: quando i cittadini possono fare la differenza”, sarà presente con Ercolini anche Samir de Chadarevian, advisor, storyteller ed editorialista.

Entrambi dialogheranno con Irene Ivoi sull’importanza di ripensare ad un modello economico, antropologico e culturale del tutto ego-logico e inadeguato a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi.

Dall’ego-logia all’eco-logia, un gioco di parole che fa appello ad una sfida:  il passaggio dal “modello lineare” (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) centrato sullo sfruttamento sconsiderato della natura al “modello circolare” basato sul rispetto dei tempi e dei modi della rigenerazione ambientale.

L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti.

 

 

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Mainfestazione a Acerra (NA) contro il Piano regionale dei rifiuti PDF Stampa E-mail
Scritto da Nicola Capone, Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia   
sabato 13 ottobre 2007

Carta Quotidiano Venerdì 12 ottobre 2007, Pagina 7

Il teorema dei rifiuti in Campania

 Domani (oggi, 13 ottobre, ndr) Manifestazione nazionale ad Acerra:

si protesta contro il Piano regionale dei rifiuti e l’apertura del mega-inceneritore.

 

 ....  Per ogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è un contributo statale [Cip6] che va dai 25 ai 50 euro che moltiplicati per sei milioni di tonnellate di ecoballe rappresentanoun tesoro a cui nessuno rinuncerebbe.... 

Carta Quotidiano Venerdì 12 ottobre 2007 ore 17.30 Pagina 7

Nicola Capone * 

Sabato 13 ottobre si svolge ad Acerra [Napoli] unamanifestazione nazionale contro gli inceneritori e ilpiano rifiuti campano. Proprio qui è stata appenaterminata la costruzione di un megainceneritore, il piùgrande d’Europa, di cui è prossima l’apertura. Allamanifestazione sarà presente anche Alex Zanotelli che,in un ampio articolo in uscita su Carta numero 36 inedicola dal 13 ottobre, spiega perché «quell’inceneritorenon si deve aprire né ad Acerra né altrove». Ma inCampania la malagestione dei rifiuti è un problemadiffuso, come nella provincia di Benevento. Il casodelle centrali a biomasse, nei comuni di San SalvatoreTelesino e di Reino in provincia di Benevento, è diestrema importanza per intendere ciò che sta accadendonella complicata vicenda della gestione dei rifiuti inCampania. La nostra regione dal 2000, anno in cui èstata affidata alla multinazionale Impregilo la gestionedei rifiuti, si è trasformata in un vero e proprioforziere il cui tesoro è rappresentato dai milioni dicosiddette ecoballe [cdr] depositate sul nostro territorioin attesa di essere «valorizzate» e quindi messe aprofitto dall’Impregilo mediante l’incenerimento. Perogni tonnellata di rifiuto bruciato c’è un contributostatale [Cip6] che va dai 25 ai 50 euro che moltiplicatiper sei milioni di tonnellate di ecoballe rappresentanoun tesoro a cui nessuno rinuncerebbe.Se le ecoballe non potessero essere bruciate, perchénon sono a norma e perché i proprietari sono inquisitiper truffa, bisogna capire in che altro modo questamontagna di rifiuti possa trasformarsi in una renditaassicurata per chi la gestisce. E’ in questo quadro ches’inscrive la vicenda della provincia di Benevento. Lecentrali a biomasse finanziate dalla regione Campaniacon i fondi Por sono sovradimensionate rispetto allacapacità di produzione di biomasse della provincia diBenevento, di Avellino e Salerno. Il Piano energeticoambientale di quell’area prevedeva una centrale da 8megawatt e non due per un totale di 22 megawatt.Lasproporzione dell’impianto, però, tradisce le vereintenzioni. In un documento presentato dalla Vo.Cem.– la multinazionale che si è aggiudicata i fondi regionaliper la realizzazione della centrale a San SalvatoreTelesino – viene espressamente detto che l’approvvigionamentodi biomasse a matrice vegetale saràgarantito dall’intera regione e che «per ragioni dimercato, economiche e di bilancio ambientale complessivo,l’impianto avrà facoltà di fare ricorso anche amateriali di scarto di cicli produttivi nel capo agricolo,forestale o distruttivo e di trasformazione, semprerientranti nella categoria delle biomasse a matricevegetale». Del testo appena riportato quel «e di trasformazione» è la parte più interessante. Infatti, a questopunto del ragionamento occorre chiedersi che cosa perlegge sono le biomasse. Nel decreto legislativo del 29dicembre 2003, numero 387 all’art. 2, lettera a] èscritto: «In particolare, per biomasse s’intende: laparte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residuiprovenienti dall’agricoltura [comprendente sostanzevegetali e animali] e dalla silvicultura e dalle industrieconnesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiutiindustriali e urbani». E’ quest’ultima parte dell’articoloche chiarisce l’operazione in atto: «la partebiodegradabile dei rifiuti industriali e urbani» sottopostaa un trattamento di «trasformazione» è definibilebiomassa.L’accordo tra la Vo.Cem. e la provincia di Beneventoè del 2004. E’ del primo agosto 2005, invece, la letterache la Provincia di Benevento invia al prefetto CorradoCatenacci, allora Commissario straordinario perl’emergenza rifiuti in Campania. In questo preziosodocumento è scritto che: «[...] La Provincia di Benevento,inoltre, per propria scelta strategica, ha inanimo di dotarsi di impianti di ‚Äòpellettizzazione’ (pellettizzazione? Ndr)dei rifiuti, ipotizzandone la costruzione di uno per ogniambito territoriale dei consorzi Rsu: si tratta diimpianti tecnologicamente predisposti al trattamentoe alla ‘trasformazione’ in biomasse di frazioni di Rsu[Rifiuti solidi urbani]. Tali impianti, inoltre, sono adattialla ‘trasformazione’ in particolare delle ecoballe inpellet [combustibile assimilabile alle biomasse]».Ecco la storia infinita dei predatori dei rifiuti in Campania.Dal rifiuto alle ecoballe, dalle ecoballe allebiomasse: quest’ultime, come le ecoballe, hanno comevalore aggiunto i contributi statali che in questo casonon si chiamano Cip6 ma Certificati verdi. In Italiabruciare conviene. E in Campania tutto ruota intornoal tesoro delle ecoballe custodito dal più potente comitatod’affari nazionale governato in questo momentodalla Impregilo. Questo immenso tesoro si è moltiplicatodi giorno in giorno perché è stata impedita ostinatamentela raccolta differenziata, con il risultatoche sul nostro territorio regionale si è creata la piùgrande discarica a cielo aperto d'Europa. Una gigantescadiscarica con un carico inquinante incalcolabilea causa dell'enorme quantità di percolato che in ognimomento viene rilasciato nelle falde idriche, come èstato attestato dalle indagini epidemiologiche eseguitedall'Organizzazione mondiale della sanità [Oms] edall'Istituto superiore di sanità, nonché dalla magistraturache ripetutamente ha posto sotto sequestromolte discariche come nel caso recente della discaricadi Lo Uttaro, in provincia di Caserta.Dagli studi epidemiologici più aggiornati si evinceun quadro agghiacciante sulle ricadute sanitarie eambientali di una gestione dei rifiuti incentratasull’utilizzo delle discariche e degli inceneritori. Unapratica, questa, condannata tra l’altro dalla Corte digiustizia delle comunità europee. Non è difficile capireche bruciare i rifiuti mediante gli inceneritori – classificatiin base all’articolo 216/1994 del testo unico delleleggi sanitarie come «industrie insalubri di classeprima» – significa trasformare materiali preziosi in gase sostanze infinitamente più tossiche e pervasive checontaminano gli organismi e l’intera biosfera; chemilioni di tonnellate di ceneri di fondo, depositate allabase dei forni, devono essere «smaltite» in immensediscariche di rifiuti speciali, che inevitabilmente finisconocon il contaminare le falde idriche, avvelenandola catena alimentare. Dall’incenerimento dei rifiuti siproduce un vero e proprio concentrato di alcune tra lesostanze più tossiche che l’essere umano sia mai riuscitoa escogitare: diossine, furani, policlorobifenili,idrocarburi policiclici e metalli pesanti, che –trasportati dalle particelle ultrafine prodotte dallacombustione – s’introducono nel sangue e nella linfaattraverso l’apparato digerente e respiratorio e penetranonelle nostre cellule danneggiando il Dna.Lacontraddizione che non ci permette di avviare unacorretta gestione dei rifiuti risiede nella sempliceconstatazione che l’incenerimento in effetti disincentivala raccolta differenziata che ha per scopo il recuperodella materia: carta, plastica, metalli, etc. Senzaqueste sostanze, l’inceneritore non potrebbe neppurefunzionare e quindi permettere la grande rapinadell’erario pubblico attraverso i contributi Cip6.L’emergenza potrebbe finire in tempi rapidi attraversouna corretta filiera di riduzione, riciclaggio,recupero, riuso e compostaggio e, per la parte residua,requisendo e riconvertendo i sette ex impianti Cdr inimpianti di vagliatura e di trattamento meccanicobiologico [Tmb] che ossiderebbero i rifiuti con unprocedimento naturale, sfruttando batteri e microrganismie renderebbero inerte la frazione secca nonrecuperabile. Quindi, i sette impianti – sequestratidalla magistratura perché fraudolentemente restituivano,dopo una semplice tritatura, rifiuti «tal quali» –una volta riconvertiti e riadattati, potrebbero trattareoltre 1 milione di tonnellate di rifiuti l’anno senzacausare alcun danno alla salute e all’ambiente. Non sitratta di sperimentazione: in Italia 11 milioni di tonnellatedi rifiuti l’anno sono smaltiti in impianti afreddo il cui unico difetto per i predatori dei rifiuti è diessere economicamente vantaggiosi e di non usufruiredi alcun contributo statale, come invece avviene pergli inceneritori con i Cip6. Da questi criteri, che fannoriferimento a dati scientifici aggiornati, dovrebbepartire la scrittura del nuovo piano dei rifiuti in Campania.E’ un atto dovuto a una popolazione che dadecenni subisce gli sversamenti illegali di scarti industrialida parte delle ecomafie. Una popolazione e che èstata vittima di una truffa colossale e che dinanziall’epidemie dilaganti di tumori e di altre gravi malattielegate all’inquinamento ambientale reclama giustiziaper un futuro meno penoso che sarà comunquesegnato da un inesorabile disastro ambientale.Il nuovo Piano rifiuti avrebbe dovuto essere presentatodal Commissario per l'emergenza rifiuti entro laprima settimana di ottobre. Nel frattempo, dinanziall'inerzia della politica e alla rassegnazione dellapopolazione, si spera che la magistratura giunga acontestare alla Impregilo – già accusata dalle popolazionidi gravi disastri ambientali anche in altre partidel pianeta come in Africa e in Islanda – il reato di«disastro ambientale e sanitario doloso» e si arrivi alsequestro del megainceneritore di Acerra che, insiemeagli altri due inceneritori progettati, è la prova materialedella truffa e del procurato disastro a danno dellaCampania. Se si permetterà all’Impregilo di azionarequesto ecomostro, il più grande inceneritore d'Europain un territorio che è tra i più inquinati del pianeta, siassicurerà la morte, le malformazioni e altre enormisofferenze a centinaia di migliaia di cittadini dellaCampania. 

* Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia

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Ultimo aggiornamento ( venerdì 19 ottobre 2007 )
 
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