Rossano
Ercolini
Presidente di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe
Cop26, o ci si ribella dal basso o vinceranno gli interessi dei soliti noti
Cosa aspettarci dal Cop26 che si sta tenendo in Scozia?
Semplice: o saranno le società civili dell’intero pianeta a coalizzarsi dal
basso o i buoni propositi rimarranno intrappolati nelle sabbie mobili di
interessi geopolitici, di corporativismi criminali magari propagati attraverso
“pubbliche relazioni” sempre più scaltre nell’uso della “peste del linguaggio”
di calviniana memoria....
Rossano
Ercolini
Presidente di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe
Cop26, o ci si ribella dal basso o vinceranno gli interessi dei soliti noti
Cosa aspettarci dal Cop26 che si sta tenendo in Scozia?
Semplice: o saranno le società civili dell’intero pianeta a coalizzarsi dal
basso o i buoni propositi rimarranno intrappolati nelle sabbie mobili di
interessi geopolitici, di corporativismi criminali magari propagati attraverso
“pubbliche relazioni” sempre più scaltre nell’uso della “peste del linguaggio”
di calviniana memoria.
Per questo a Glasgow il cerino ce l’hanno in mano non Stati
e potenti che sappiamo che faranno finta di ascoltare salvo, ognuno, difendere
i propri interessi più o meno sporchi. La sfida è nel nostro campo, in quello ecologista:
sapremo dar vita ad una Alleanza Globale Planetaria dei movimenti, degli
attivisti, delle società civili che non deleghi le “scelte giuste” a coloro che
continuano a ballare mentre il Titanic sta affondando? Ora più che mai un
comune manifesto per la Rivoluzione Ecologica è irrinunciabile.
Esso deve dare la rotta alla transizione ecologica acquistando sempre più
rilevanza politica, culturale, scientifica.
Se continueremo a protestare delegando a coloro che coerentemente continuano
a perorare il “come è sempre andato” anche i movimenti dal basso saranno
indirettamente responsabili dell’inazione e del bla bla bla!
Non basta “esser contro”, tirarsi fuori a parole, se non si costruisce una
nuova governance centrata sulla difesa della natura (nemmeno
dell’ambiente; termine che rischia di apparire, oggi, ambiguo) a partire dai
livelli locali ma che aspiri a divenire Alleanza Planetaria: il rischio sarà
quello di concepire movimenti “consolatori” e impotenti.
La base di questo Manifesto parte dalla constatazione senza se e senza ma
che le società umane organizzate intorno al modello economico di appropriazione
della natura definito lineare (estrazione, manifattura, consumo, smaltimento
per poi ripartire dall’estrazioni in un vortice irriducibile e
masochisticamente aggressivo verso i cicli naturali) costituiscono un problema
grave per il pianeta. Hegelianamente parlando, la contraddizione principale che
viviamo in questa fase storica non è tra le classi sociali (anche se i
conflitti per la giustizia sociale continuano ad acuirsi) ma è tra uomo
e natura. L’abbiamo visto al tempo del lockdown:
quando gli esseri umani sono fuori gioco la natura riprende a respirare.
I numeri delle valutazioni ambientali ce lo hanno detto in modo, forse
sgradevole, ma chiaro e forte. Tra modello lineare di produzione, tra stili di
vita che scambiano il benessere con lo spreco e l’usa e getta gli oceani stanno
divenendo una discarica, le risorse
sempre più scarse, l’atmosfera sempre più inquinata e “infuocata”, ma si
continua a far finta di essere consapevoli di tutto ciò. Mentre in Italia per
esempio gran parte del dibattito è assorbito da green pass
vs no green pass e dove le classi dirigenti (che hanno in mano interamente,
dopo la “normalizzazione” del Movimento 5 stelle, un coro mediatico sempre più
improntato da un “pensiero unico”) sono protese a tentare di accaparrarsi il
banchetto dei fondi Ue del Pnrr non per difendere
l’ambiente ma per autostrade, impianti di industria sporca e grandi opere in
genere anche in contraddizione con gli stessi criteri fissati dall’Europa.
Se qualcuno ritenesse esagerata questa descrizione dovrebbe chiedersi perché al
Ministero della Transizione Ecologica non ci sia una figura ambientalista o
almeno uno scienziato, ma un signore che vuole il ritorno al nucleare!
Eppure non tutto è perduto, anzi! I recenti dati Nomisma affermano che
l’Italia è il primo Paese in Europa per il ricorso all’Economia
Circolare battendo addirittura la Germania, mentre dal “basso”
sono ormai oltre sette milioni e mezzo i cittadini coinvolti dai circa 330
comuni che hanno scelto il percorso Rifiuti Zero.
Occorre far leva su questi successi, occorre puntare su una nuova “stagione
illuminista” dal basso – la cosiddetta “Citizen Science” – per rendere sempre
più evidente che il cambiamento climatico si
può fermare solo cambiando in meglio la nostra società.
Attivisti di tutti i Paesi unitevi!
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