l BLOG di "il Fatto Quotidiano" del 25/01/2021
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/25/la-seconda-vita-dei-rifiuti-salva-lavoro-e-ambiente-ma-manca-il-decreto-attuativo/6076987/
Rossano Ercolini
Presidente
di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe
Ambiente & Veleni -
25 Gennaio 2021
La seconda vita dei rifiuti
salva lavoro e ambiente. Ma manca il decreto attuativo
Prendiamo spunto anche dalla recentissima
interrogazione avanzata dalla parlamentare del MoVimento 5 Stelle Ilaria
Fontana che ha il merito di portare all’attenzione dei decisori politici
interventi normativi di facile attuazione, in linea con il buon senso
attraverso i quali si può “ottenere il massimo con il minimo sforzo” (legge
basilare dell’economia). Ma evidentemente nel nostro Paese i “facile diventa
difficile se non impossibile” specialmente quando si parla di provvedimenti non
sostenuti dai soliti “oligarchi”.
Ebbene,
ripercorrere la vergogna della mancata attuazione del Dlgs 205/2010
indigna, visto che essa sarebbe dovuta intervenire appena 6 mesi dopo il
decreto approvato. Eppure altrettanta pigrizia non c’è stata per attuare ad intermittenza
provvedimenti che hanno sottratto dalla “nozione di rifiuto” il Combustibile
Solido Secondario (Css) per essere bruciato nei cementifici, oppure per
declassare a “materia prima seconda” i terreni e le rocce di scavo.
Certo, lì ci
sono interessi milionari in ballo (si pensi ai fanghi di scavo per l’Alta Velocità: se vanno smaltiti come rifiuti hanno costi elevatissimi,
comunque non certo equiparabili se, invece, “derubricati” a “materiali”).
Rossano Ercolini
Presidente
di Zero Waste Italy e Zero Waste Europe
Ambiente & Veleni -
25 Gennaio 2021
La seconda vita dei rifiuti
salva lavoro e ambiente. Ma manca il decreto attuativo
Prendiamo spunto anche dalla recentissima
interrogazione avanzata dalla parlamentare del MoVimento 5 Stelle Ilaria
Fontana che ha il merito di portare all’attenzione dei decisori politici
interventi normativi di facile attuazione, in linea con il buon senso
attraverso i quali si può “ottenere il massimo con il minimo sforzo” (legge
basilare dell’economia). Ma evidentemente nel nostro Paese i “facile diventa
difficile se non impossibile” specialmente quando si parla di provvedimenti non
sostenuti dai soliti “oligarchi”.
Ebbene,
ripercorrere la vergogna della mancata attuazione del Dlgs 205/2010
indigna, visto che essa sarebbe dovuta intervenire appena 6 mesi dopo il
decreto approvato. Eppure altrettanta pigrizia non c’è stata per attuare ad intermittenza
provvedimenti che hanno sottratto dalla “nozione di rifiuto” il Combustibile
Solido Secondario (Css) per essere bruciato nei cementifici, oppure per
declassare a “materia prima seconda” i terreni e le rocce di scavo.
Certo, lì ci
sono interessi milionari in ballo (si pensi ai fanghi di scavo per l’alta
velocità: se vanno smaltiti come rifiuti hanno costi elevatissimi,
comunque non certo equiparabili se, invece, “derubricati” a “materiali”).
L’agenda ambientale 2021
dopo i provvedimenti “sospesi” per la pandemia: plastic tax e guerra al
monouso, limiti alle emissioni
Eppure,
normare la “preparazione per il riutilizzo” significherebbe trattare per
esempio elettrodomestici vari, computer, smartphone, biciclette, mobili,
oggetti, materassi non come generici materiali al massimo da inviare a riciclo,
ma come prodotti da riparare e da riutilizzare, dando loro una seconda
vita senza complesse pastoie burocratiche che intervengono sempre quando si ha
a che fare con i rifiuti. Basterebbe definire con rigore “semplici procedure”
per garantire e standardizzare i processi di riparazione insieme ai prodotti
riconquistati a seconda vita.
Ciò
ridurrebbe non solo i rifiuti attraverso la realizzazione di centri di
riparazione e riuso ma l’intera impronta ecologica necessaria, specialmente se
comparata con la necessità di prelievi ed emissioni correlati all’acquisto di
nuovi prodotti. Senza sottovalutare, poi, che quest’approccio darebbe impulso a
piattaforme di smontaggio e montaggio, di riparazione e di commercializzazione
in grado di fornire possibilità di piccole imprese (falegnamerie,
sartorie, officine meccaniche, commercio di vintage e di prodotti usati) e
quindi di posti di lavoro.
È lo stesso
Ministero dell’Ambiente che nel 2015 ha affermato (in base ad uno studio svolto
insieme al Centro di Ricerca “Occhio del Riciclone”) che il settore dell’usato,
pur senza disporre di nessun aiuto pubblico, già allora “valeva” oltre 80.000
posti di lavoro a livello nazionale. Favorendolo con agevolazioni e
semplificazioni crediamo che sia ragionevole prevederne il raddoppio nel
giro di appena tre anni. D’altronde, in uno studio svolto nel 2007 da un centro
studi negli Usa e riferito ai rifiuti prodotti dalla città di Los Angeles, si è
“scoperto” che i rifiuti ingombranti che lì rappresentavano appena il 2% del totale
rifiuti della città avevano un valore potenziale del 39% del valore
economico dell’insieme di tutti i rifiuti.
In altre
parole recuperare elettrodomestici, mobili, biciclette ecc. a livello economico
è di gran lunga più remunerabile del riciclo e della vendita di carta,
vetro, metalli, polimeri ecc. Ci si accorge così come i “bulky item” (gli
ingombranti) siano un’altra di quelle “miniere di valore” indicate dalla stessa
Ue per attivare in concreto l’economia circolare.
Economia circolare in 5
punti: il rifiuto diventa risorsa e si riduce lo spreco. “Ecco cosa deve fare
l’Italia per mantenere il primato europeo”
Ecco perché
ancora richiamiamo l’opportunità del Recovery Plan non solo quale opportunità
di finanziamento per questo settore (anche la digitalizzazione è funzionale al
reperimento, allo scambio e/o vendita di tali prodotti dando sviluppo ad
apposite app) ma anche quale necessità di opportune “riforme normative” tra
l’altro a costo zero. Così, oltre al decreto attuativo di cui sopra, questa
attenzione all’importanza dell’allungamento del ciclo di vita dei
prodotti chiediamo che divenga occasione anche per l’approvazione di una legge
sul modello di ciò che è avvenuto in Svezia, dove dal 2017 vengono forniti sgravi
fiscali dal 25 al 12% per coloro che dimostrano di aver fatto riparare
scarpe, biciclette, elettrodomestici, computer ecc.
Ma in Italia
i decisori politici sono ancora affascinati dalle “rottamazioni” e dai Black
Friday. Ecco perché ho ancora più apprezzato la sollecitazione della
parlamentare Ilaria Fontana!
Grazie dal
Movimento Zero Waste!
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