Bozza PNRR. Sconcerto di Greenpeace, Legambiente e
WWF: 'Ci sono misure scritte sotto dettatura di ENI'
Le associazioni: "Dal documento
che è circolato nelle ultime ore emerge che l'azienda partecipata è riuscita a
far inserire progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna e presunte
bioraffinerie"
[Ecco le credenziali di ENI: ndr msirca]
...L'attuale piano industriale di Eni, infatti, non è in linea con
gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e rimanda le riduzioni
delle emissioni di CO2 a dopo il 2030, cosa gravissima se si tiene conto che le
emissioni globali dell'azienda sono superiori a quelle dell’Italia”.
(legere tutto alla pagina seguente)
Bozza PNRR. Sconcerto di Greenpeace, Legambiente e
WWF: 'Ci sono misure scritte sotto dettatura di ENI'
Le associazioni: "Dal documento
che è circolato nelle ultime ore emerge che l'azienda partecipata è riuscita a
far inserire progetti di confinamento geologico della CO2 a Ravenna e presunte
bioraffinerie"
04 gennaio, 2021
“Da mesi chiediamo un Piano
Nazionale Ripresa e Resilienza 'partecipato' per evitare un
PNRR 'delle partecipate’, come alcune indiscrezioni delle ultime settimane
lasciavano temere. Leggendo la seconda bozza del Piano, datata 29 dicembre,
siamo stati ampiamente smentiti. Abbiamo, infatti, a che fare con un
Piano che contiene diverse misure che sembrano scritte sotto dettatura
solo da una azienda parzialmente statale, ossia Eni.
Dal documento che è circolato nelle ultime ore emerge che l'azienda partecipata è riuscita a far inserire progetti di confinamento
geologico della CO2 a Ravenna e presunte bioraffinerie.
Troviamo davvero sconcertante che ad un'azienda a parziale capitale pubblico che
fattura ogni anno 70 miliardi di euro, sia permesso di farsi finanziare
i propri progetti con soldi dei contribuenti europei”. È quanto
denunciano Greenpeace, Legambiente e WWF che commentano così la bozza di Piano Nazionale
Ripresa e Resilienza.
Le tre associazioni rivolgono inoltre un appello
preciso all’Esecutivo: “Chiediamo che il governo garantisca
l'interesse pubblico generale del piano non trasformandolo in
un veicolo finanziario a vantaggio di privati che hanno
chiari interessi a dilazionare la transizione energetica rallentando
il definitivo superamento dei combustibili fossili. Il progetto di confinamento
della CO2 nei fondali marini in Alto Adriatico inserito nel PNRR è solo un
pozzo senza fondo, come dimostrato in tutto il mondo, che non va certo nel
senso del cambiamento radicale di modello di business necessario per
riconvertire la più grande azienda italiana che opera nel settore causa del
cambiamento climatico, cioè i combustibili fossili. L'attuale piano industriale di Eni, infatti, non è in linea con
gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e rimanda le riduzioni
delle emissioni di CO2 a dopo il 2030, cosa gravissima se si tiene conto che le
emissioni globali dell'azienda sono superiori a quelle dell’Italia”.
Commenti () >> |
|
Scrivi commento |
Si deve essere connessi al sito per poter inserire un commento. Registratevi se non avete ancora un account. |
|