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Perchè è opportuno abolire le incentivazioni per la produzione di |
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Scritto da Claudio
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lunedì 12 febbraio 2007 |
Federico Valerio
Un presidente del Consiglio attento agli interessi collettivi inviterebbe i Ministri della Salute, dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico ad eliminare con urgenza gli incentivi alla produzione di elettricità dalle biomasse (CIP 6 e Certificati Verdi).
Il motivo di questa decisione è che bruciare biomasse per produrre elettricità produce inquinamento, aumenta le emissioni di gas serra, aumenta l'inefficienza energetica del Paese, blocca l'innovazione e pertanto questa scelta non può essere incentivata dallo Stato e per di più con denaro pubblico.
Gli usi energetici delle biomasse sono meno ecologici di quanto si creda e si voglia far credere. Negli inventari europei delle immissioni di diossine e idrocarburi policiclici aromatici, il primato assoluto (stime al 2005) spetta alla combustione di biomasse.
Uno studio condotto dall'Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova sulle concentrazione di benzopirene ( un idrocarburo policiclico cancerogeno) in abitazioni rurali nell'appennino ligure-emiliano, con diversi tipi di riscaldamento domestico , evidenziava che nelle abitazioni dove si usava la legna si trovavano concentrazioni di benzopirene molto più elevate di quanto misurato in case che utilizzavano metano o GPL. Stesso risultato all'esterno di queste abitazioni con livelli di inquinamento ( da benzopirene) superiore a quello misurato contemporaneamente in strade trafficate genovesi. Questi risultati sono in linea con altri studi simili condotti negli Stati Uniti e in altri paesi dove la legna è utilizzata molto di più di quanto non si faccia in Italia.
Certamente è meglio bruciare legna che carbone, ma anche la combustione della legna produce ossidi di azoto, ossido di carbonio, polveri sottili e ultrasottili, micro inquinanti. Se poi la combustione avviene in impianti obsoleti, la produzione in grandi quantità di diossine e policiclici è garantita.
L'unico serio uso energetico delle biomasse è quello del riscaldamento con legna da ardere, meglio se ridotta a pellet e bruciata nelle moderne caldaie ad alta efficienza e con adeguato trattamento dei fumi. Questo utilizzo è in forte espansione in tutt'Europa e non richiede incentivi: a parità di calore prodotto, i pellet costano meno del metano e dell'olio combustibile e le caldaie a pellet, oltre ad essere molto più efficienti delle vecchie stufe in ghisa o dei caminetti, sono ormai completamente automatizzate, senza gli inconvenienti della "vecchia" legna.
L'uso di legno da ardere per produrre calore per usi domestici e industriali è da considerarsi sostenibile se i pellet o il combustibile derivano da scarti di lavorazione di biomasse primarie, ad esempio segherie e falegnamerie, lavorazioni di prodotti agricoli con scarti ad alto contenuto di lignina (olive, nocciole..), poste nel raggio di pochi chilometri dall'impianto, ma nessun imprenditore serio, con il suo denaro, pur disponendo di biomasse, realizzerebbe una centrale termoelettrica alimentata con questo tipo di combustibile.
Il motivo è banale. Tutte le biomasse sono un combustibile povero, con un potere calorifico troppo basso per rendere conveniente il loro uso per produrre elettricità. Inoltre per essere economica una centrale termoelettrica non può avere una taglia inferiore a 20 megawatt. Un impianto di questo genere ha bisogno di circa 100.000 tonnellate di biomassa all'anno per potere funzionare e questo significa che tutto il combustibile necessario non può essere prodotto nelle sue immediate vicinanze, ma deve provenire da luoghi di produzione distanti anche centinaia di chilometri, con un consumo energetico per il trasporto ( e relativo inquinamento) che deve necessariamente essere messo a bilancio per valutare la corretta sostenibilità del progetto. E' molto più realistico pensare che in centrali di questo tipo, anche grazie a interpretazioni compiacenti delle norme, possa essere in prevalenza bruciato rifiuto urbano lavorato quel tanto che basti per classificarlo biomassa e in questo modo riscuotere gli incentivi CIP6 e Certificati verdi, l'unico vero motivo del proliferare italiano di centrali termoelettriche a biomassa o all'apertura di linee per il trattamento di biomasse negli inceneritori.
Grazie a questa manfrina tutta Italiana, centinaia di tonnellate di graspi d'uva prodotti dalle distillerie trentine vanno a finire nell'inceneritore di Brescia, con un viaggio di 135 chilometri per la sola andata, per essere trasformati in elettricità e certificati verdi, con indubbi vantaggi per i diretti interessati, ma con minor vantaggi per chi abita nelle zone di ricaduta di ossidi di azoto e polveri sottili e per la qualità dell'ambiente, a causa delle ceneri ( e dei suoi micro-elementi utili) che finiranno in una discarica e del carbonio immesso in atmosfera grazie alla termovalorizzazione di questa biomassa che andrà ad incrementare la concentrazione di gas serra nell'atmosfera del pianeta. Microelementi e carbonio che, più utilmente, dopo adeguato compostaggio sarebbero potuti tornare nel terreno dei vigneti d'origine, con interessanti risparmi energetici per il minor uso di acqua e di fertilizzanti indotti da questa antica pratica agricola e con una effettiva riduzione della produzione di gas serra, grazie alla segregazione nel terreno del carbonio presente nel compost.
Da un vecchio Manuale Hoepli (1915) intitolato " Residui Agricoli. Utilizzazione-Ricuperi" alla voce "Residui di distillazione vinacce" si può leggere : " Le vinacce sono un ottimo materiale per l'alimentazione del bestiame e sono migliori quelle distillate, perché la loro cottura le ha rese più digeribili... Non sempre si ha mezzo di far consumare le vinacce come mangime e allora si adibiscono alla concimazione, contenendo esse elementi molto utili all'agricoltura.... Qualche distilleria usa trasformare le vinacce distillate in mattonelle compresse che si usano come combustibile delle caldaie di distillazione oppure si vendono ai privati. In tal modo si disperdono tutta la sostanza azotata e una parte anche della potassa che non rimangono nelle ceneri. E' perciò una utilizzazione non consigliabile."
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Ultimo aggiornamento ( domenica 18 maggio 2008 )
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