Regioni "rosse" e "rifiuti speciali assimilati agli urbani"
Scritto da msirca   
sabato 29 maggio 2010
[Una spiegazione tecnica che fotografa in ogni caso, la perversità del sistema. Sempre meglio della spiegazione tronfia, vanagloriosa e spudoratamente falsa di qualcuno dell'apparato che andava dicendo: "..è perchè stiamo meglio, consumiamo di più quindi produciamo più scarti". Stiamo meglio con un Rossi che si propone di costruire cancrovalorizzatori "per guadagnare tutti"? msirca]

 http://ecodallecitta.it/notizie.php?id=102751

Perché le regioni "rosse" producono più rifiuti urbani pro capite?

Analizzando i dati contenuti nell'edizione 2009 del Rapporto Rifiuti Urbano dell'ISPRA, risulta che Emilia Romagna e Toscana sono le regioni con la produzione di rifiuti urbani pro capite più alta in Italia. E già nel 2004 era così. Intervista di Eco dalle Città a Rosanna Laraia, Responsabile Servizio Rifiuti ISPRA

di Giuseppe Iasparra

mercoledì 26 maggio 2010 16:07
Esaminando i dati contenuti nell'edizione 2009 del Rapporto Rifiuti Urbani dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) si nota come le regioni cosiddette “rosse” (dal punto di vista politico) siano quelle con la produzione di rifiuti urbani pro capite più alta in Italia. Questi i dati, dal 2004 al 2008, contenuti nel rapporto ISPRA:

Toscana (693 kg/abitante anno nel 2004, 697 nel 2005, 704 nel 2006, 694 nel 2007, 686 nel 2008), Emilia Romagna (657 kg/abitante anno nel 2004, 666 nel 2005, 677 nel 2006, 673 nel 2007, 680 nel 2008), Umbria (555 kg/abitante anno nel 2004, 641 nel 2005, 647 nel 2006, 639 nel 2007, 613 nel 2008). La media nazionale nel 2008 è stata di 541 kg/abitante anno.

Eco dalle Città ha intervistato Rosanna Laraia, Responsabile Servizio Rifiuti ISPRA:

Come mai queste regioni hanno una produzione pro capite di rifiuti urbani maggiore rispetto ad altre regioni?
E' così da sempre, vediamo però un certo rallentamento dal 2006. Queste regioni sono caratterizzate nel loro tessuto dal fatto di avere molte attività artigianali nel contesto urbano. I Comuni hanno la tendenza ad assimilare ai rifiuti urbani, i rifiuti speciali che provengono da attività artigianali o di piccole industrie generando così un tasso di produzione di rifiuti pro capite più alto. Si tratta di una quota di rifiuti speciali che sono stati assimilati agli urbani. E' nella facoltà dei Comuni: i Comuni con regolamento comunale, previsto dalla normativa, possono assimilare quei rifiuti che in termini qualitativi e quantitativi sono simili agli urbani. Prendiamo il dato della città di Prato: è tra i pro capite più alti perché in realtà vede la presenza di attività artigianali legate alla lavorazione dei tessuti.

Qual'è il metodo di calcolo utilizzato?
Calcoliamo il pro capite in base alla popolazione residente, non alla popolazione equivalente come si fa per esempio per i reflui. Laddove c'è grande turismo e concentrazione di turisti in alcuni periodi dell'anno c'è un tasso pro capite molto elevato come avviene nei comuni della costiera romagnola. Questo è il caso anche di città storiche come Roma, Firenze o Venezia. Se scendiamo al livello dei singoli comuni vediamo che anche il pendolarismo tra grandi città e comuni della cintura incide sulla produzione di rifiuti della grande città. Anche la presenza della grande distribuzione incide sul dato pro capite: in alcune regioni ci sono piccoli comuni che hanno degli indici pro capite molto elevati per la presenza sul territorio di grandi centri commerciali. Questi Comuni sono portati ad assimilare, così attraverso la tassa o tariffa rifiuti arrivano più fondi all'amministrazione comunale per la gestione dei rifiuti.

Dal 2006 la produzione pro capite di rifiuti inizia a diminuire anche perché è intervenuto il decreto legislativo 152/2006, il testo unico ambientale, dove sono stati messi dei paletti all'assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani. Questa norma, anche se non è stata univocamente interpretata, ha contribuito alla riduzione della produzione di rifiuti pro capite. In Toscana, inoltre, si stanno facendo degli sforzi per deassimilare i rifiuti speciali della lavorazione del cuoio e dei tessuti.

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Ultimo aggiornamento ( sabato 29 maggio 2010 )