Montanari interviene al Consiglio Provinciale di Prato
venerdì 22 settembre 2006

Il dottor Stefano Montanari è stato ascoltato ieri pomeriggio dal Consiglio Provinciale di Prato, come previsto dallo statuto, a seguito della richiesta del Coordinamento dei Comitati per la Salute della Piana corredata da oltre 1500 firme di cittadini, e mirata ad informare il Consiglio sulla pericolosità delle emissioni prodotte dagli inceneritori. È la prima volta che questo strumento di democrazia, e garanzia della partecipazione, viene utilizzato dai cittadini della provincia di Prato. Purtroppo, invece di esserne rallegrata, la maggioranza ha voluto annunciare al Consiglio, con l'intervento del consigliere Moroso, una prossima stringente modifica.

Per il momento è dunque andata bene ai Comitati che hanno portato in Consiglio Provinciale uno degli scienziati tra i massimi esperti mondiali nello studio di Nanoparticelle e Nanopatologie, che ha relazionato per quasi quattro ore sui gravi rischi per la salute prodotti dalle emissioni degli inceneritori, ed in particolare sulle micidiali nanoparticelle, polveri inorganiche sottilissime del diametro inferiore a 2,5 miliardesimi di metro, micron, che si producono dalla combustione dei rifiuti ad alte temperature e per le quali non esiste alcun filtro industriale capace di trattenerle, se non "i nostri polmoni".

In effetti, a seguito di una attenta domanda dell'assessore all'ambiente Arrighini, l'innovazione arrecata dagli studi di Montanari non è quella di aver scoperto la presenza delle nanoparticelle, o il fatto che esse si producano dalla combustione. Questo era già conosciuto da molti anni. Non si sapeva invece che le nanoparticelle presenti nell'aria vengono inalate come dei normali gas e sono talmente sottili che finiscono nei bronchi, negli alveoli polmonari e poi nel sangue.

Passano dal sistema respiratorio al sangue in sessanta secondi. Attraverso il sangue si muovono nell'organismo e dopo altri sessanta minuti entrano nei tessuti e nel sistema linfatico. Mentre precedentemente si riteneva che l'organismo avesse dei meccanismi per espellere queste nanoparticelle, oggi sappiamo che non è così. Le nanoparticelle sono inorganiche, non possono essere mangiate da altre cellule o espulse, sono invece capaci di entrare nelle cellule e di farle impazzire, dando vita a granulomi, tumori, cancro ed altre patologie. In alcuni casi sono state ritrovate nanoparticelle all'interno del nucleo di una cellula.

Il potentissimo microscopio a scansione elettronica utilizzato da Montanari, e recentemente potenziato grazie ad una sottoscrizione popolare promossa da Beppe Grillo, individua le nanoparticelle all'interno dei tessuti ammalati e ne decreta l'origine attaverso la composizione chimica. È pertanto possibile risalire ai responsabili del rilascio di una nanoparticella responsabile dell'origine di una malattia, e in particolare alle tipiche nanoparticelle prodotte da incenerimento di rifiuti. Era implicito il riferimento alla grossa responsabilità che si assumono i consiglieri provinciali nel caso continuassero a pretendere un inceneritore di rifiuti sul proprio territorio. La cosa non è piaciuta al presidente Logli, che è rimasto alquanto stizzito, ha rivendicato l'autonomia della politica, ed ha fatto capire che andra' avanti col suo programma.

Montanari è direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena ed insegna al centro di geobiologia dell'Università di Urbino. Ha effettuato studi sui militari affetti dalla sindrome del Kosovo, sui militari inglesi in Afghanistan impegnati a Tora Bora, sugli effetti delle polveri sprigionatesi dal crollo delle torri gemelle a New York, legando alcune patologie riscontrate su tali soggetti all'inalazione di particolato contenente nanoparticelle e dando per la prima volta una spiegazione scientifica a questi eventi.

Gli studi promossi dall'equipe di Montanari e della professoressa Gatti hanno ricevuto una grande eco internazionale e stanno rivoluzionando il mondo della scienza e della medicina, sempre più alle prese con le nanotecnologie. A novembre partirà un nuovo progetto di ricerca finanziato dalla Unione Europea con il coinvolgimento di nove università allo scopo di spiegare come una nanoparticella possa penetrare nel nucleo di una cellula e disturbarne il dna.

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Ultimo aggiornamento ( martedì 26 settembre 2006 )