Berlusconi da i numeri...
Scritto da Redazione   
venerd́ 17 ottobre 2008
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Clima, Ue contesta l'Italia: "Le cifre sono inesatte"
Il commissario europeo all'Ambiente Stavros Dimas si è detto allibito riferendosi alle obiezioni avanzate dall'Italia in merito al pacchetto varato dall'Unione europea sul clima. E sulle stime diffuse dal nostro paese in relazione al costo dell'applicazione, a livello nazionale, delle misure previste dal pacchetto clima-energia per la riduzione di Co2, ha detto:"Non so da dove vengano questi numeri, ma sono scenari che non si basano sul nostro pacchetto"...
"Sono allibito dai commenti di alcuni ambienti in Italia perché il pacchetto fa parte della soluzione", ha sottolineato Dimas, secondo cui a livello macro-economico "l'Italia sarà uno dei paesi che farà il migliore affare". Per questo, ha aggiunto, "mi chiedo come mai tutte queste obiezioni". Per l'Italia da questo pacchetto, ha osservato il commissario, ci sono "enormi opportunità" e non svantaggi. "L'occupazione salirà dello 0,3%, ci sarà più sicurezza energetica, più energia rinnovabile e un futuro con minori emissioni e soprattutto molti incentivi all'innovazione", ha osservato.

LE STIME ITALIANE In Italia, ha detto il commissario, i numeri sono completamente al di fuori di ogni proporzione rispetto a quello che chiediamo ai Paesi di fare". "Non so da dove vengono, ma non sono quelli che noi chiediamo", ha precisato il commissario. Secondo la Ue i costi sarebbero tra i 9,5 e i 12,3 miliardi, mentre in Italia si parla di 18-25 miliardi.

COOPERAZIONE E' netto il commissario all'Ambiente quando afferma di non volere strumentalizzare la vicenda: "Non stiamo combattendo contro l'Italia, ma al contrario stiamo cooperando. Spero che ci sia stato solo un fraintendimento e che, dopo le dovute spiegazioni, i problemi siano superati", ha detto, aggiungendo che lunedì prossimo, in occasione del Consiglio dei ministri dell'ambiente a Lussemburgo, ci sarà un incontro con il ministro Stefania Prestigiacomo 
Commenti
I numeri a caso li danno in tanti
scritto da ***, ottobre 17, 2008

I numeri a caso li danno in tanti, e per quanto riguarda ambiente e salute i "maestri" ballisti più spudorati non provengono dall'entourage di Berlusconi

UE, i costi del pacchetto clima, chi da i numeri?
scritto da msirca, ottobre 18, 2008

http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/10/18/940587-clima_italia_dati_errati_numeri_forni_commissione.shtml
È ancora polemica a Bruxelles sul pacchetto 20-20-20. Frattini: «I costi sono giusti»
L'Ue: «Sul clima l'Italia ha dati errati» Ma i numeri li fornì la Commissione
Fabio Perugia
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A Bruxelles dicono di essere «allibiti». Probabilmente, in Italia sono sbalorditi. La polemica sulle richieste italiane, avanzate all'Europa, di modificare parte del pacchetto 20-20-20 - quello su clima ed energia - raggiunge livelli contradditori.

Il piano prevede che i Paesi membri riducano entro il 2020 il 20% delle emissioni di Co2 e aumentino del 20% l'efficienza energetica.
Il governo Berlusconi - ma non è stato il solo - nei giorni scorsi ha richiesto maggiore flessibilità su tempi e norme di un pacchetto che, salvo modifiche, costerà alle casse del nostro Stato 181,5 miliardi tra il 2011 e il 2020: l'1,14 per cento del Prodotto interno lordo (Pil). Ed è con questi dati in mano che i ministri si sono battuti in sede europea.
Cifre che però non convincono Stravos Dimas, il commissario Ue dell'Ambiente: «Non so da dove vengano questi numeri, ma sono scenari che non si basano sul nostro pacchetto».
In realtà, i numeri che spingono l'Italia in cima alla classifica «Comparazione del costo aggiuntivo del sistema energetico dello scenario proposto dalla commissione europea senza commercio di rinnovabili» sono forniti proprio da Bruxelles. Una tabella non fornita dal governo italiano, dunque. E sulla quale anche tutti gli altri Paesi membri fanno le proprie considerazioni.
Non è un caso se il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, decide di intervenire e respinge così le accuse al mittente: «Il commissario Dimas dovrebbe rileggere il documento diffuso dalla commissione Ue "Model-based Analysis of the 2008 Eu policy package on climate change and renewables", che è stato reso noto solo a settembre, nonostante l'Italia chiedesse da mesi una verifica dei costi del pacchetto senza ottenere risposta. Le valutazioni che abbiamo fatto - continua Prestigiacomo - sono tratte da quegli scenari preliminari utilizzati dall'Ue per la valutazione dei costi e prendono in considerazione l'unica ipotesi che prevede il raggiungimento da parte del nostro Paese degli obiettivi del 20-20-20. Quella ipotesi parla di un costo di 181,5 miliardi con un peso dell'1,4% del Pil».
E a sostegno della provenienza dei numeri si è schierato compatto il governo. Con l'opposizione, invece, a indicare per bocca del leader del Pd Veltroni «l'irresponsabilità dell'esecutivo che isola l'Italia in Europa». Tanto da far infuriare il ministro Andrea Ronchi: «Veltroni continua con i suoi irresponsabili attacchi e conferma di non avere a cuore l'interesse dell'Italia, come dimostra anche la manifestazione del 25 ottobre».
Ma è all'Ue che lo scontro resta acceso. Dimas non corregge il tiro, anzi si dice «allibito» delle richieste del nostro governo, perché «l'Italia è uno dei Paesi che probabilmente farà l'affare migliore» con il pacchetto 20-20-20. Il ministro degli Esteri Franco Frattini lo invita a essere «più prudente». «I costi sono quelli giusti - dice Frattini - e l'effettività di quei costi è dimostrata addirittura da documenti della commissione Ue». Insomma, parlano i numeri di Bruxelles, non i calcoli fatti in casa.
Del resto, prima ancora che Dimas decidesse di incamminarsi in una strada senza uscita, la stessa commissione aveva garantito che le cifre fornite dal ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola - tra i primi a rilevare che i costi per l'Italia sarebbero stati di 181,5 miliardi - arrivavano dall'interpretazione di uno dei sette scenari dello studio «Primes». Studio commissionato dall'esecutivo comunitario.
18/10/2008


La salute e l'ambiente non hanno prezzo
scritto da msirca, ottobre 18, 2008

Resta che il governo Berlusconi (peccato non poter qui dire "contrariamente al governo precedente")ha stoppato Bruxelles per il mero interesse della Confindustria i cui molti appartenenti inquinatori in libertà, vogliono continuare a fare il loro porco comodo, falcidiando operai e abitanti e animali siano nel raggio delle loro venefiche attività, senza preoccuparsi dei costi sociali e sanitari di queste venefiche attività. Finora tutti glielo hanno lasciato fare, e anzi la stessa cosa vorrebbero fare gli amministratori specialmente di sinistra. Perchè mai un padrone del vapore abituato a considerare le persone come carne da macello che si possono sacrificare per raggiungere il massimo profitto con la minore spesa, dovrebbe farsi scrupoli, davanti a codesti esempi? Con quale diritto qualcuno ora sale in cattedra per stigmatizzarlo? Siano coerenti o almeno stiano zitti. Vergogna per il governo Berlusconi e massima vergogna per questi spudorati che predicano bene e razzolano male.
La tristezza maggiore è comunque che questi "stronzi" che criticano il governo sul pacchetto clima siano oltretutto pochi, e che la vaga critica (comunque al momento l'unica che ha avuto risonanza sui media, a parte quanto emerso dallo sparuto gruppo di Prc, PdCi e Verdi al Parlamento europeo)venga dal Presidente Napolitano che non sa fare di conto, perchè contemporaneamente inneggia a quella tremenda bomba atomica di immane portata che è l'impianto di Acerra, "doveva essere costruito prima". In che mani che siamo!


busy
Ultimo aggiornamento ( sabato 18 ottobre 2008 )