La beffa, ma si potebbe dire "la truffa", ha 10 anni...
Scritto da msirca   
venerd́ 03 ottobre 2008

 IL MODELLO DI RIFERIMENTO

(per le mappe citate nell’articolo vedere su ecceterra da cui l’articolo proviene) 

http://www.ecceterra.org/docum.php?id=%201570  

Diossine nel latte e nell’aria di Brescia e inceneritore Asm-A2A

Brescia è nota per il “caso Caffaro”, il più grave inquinamento da diossine e PCB all’interno di una città, più precisamente nella porzione sud-ovest.

Recentemente, al di fuori del “sito inquinato di interesse nazionale Brescia - Caffaro”, nella porzione sud-est di Brescia, sta emergendo una contaminazione da diossine e PCB, diversa da quella del “caso Caffaro”, ma comunque preoccupante, in aree che circondano a corona l’inceneritore Asm-A2A: ma secondo alcuni questo impianto andrebbe assolto “a priori”. 

1.      Diossine e PCB nel latte di 18 cascine nella zona sud-est di Brescia  Il nuovo “caso” scoppia pubblicamente a metà dicembre 2007. Tre aziende agricole dell’hinterland di Brescia, ma al di fuori del “sito Caffaro”, che conferiscono il loro prodotto alla Centrale comunale del latte si vedono bloccate le rispettive partite per le elevate concentrazioni di diossine totali, superiori ai nuovi limiti imposti dall’Ue (Pietro Gorlani, Tracce di diossina nel latte La «partita» subito bloccata. Fermo totale per tre aziende agricole dell’hinterland della zona sud-est.Sotto osservazione altri sette allevamenti, “Bresciaoggi”, 16 dicembre 2007). Ma successivamente sarebbero ben 18 gli allevamenti vittime della contaminazione che presenteranno livelli anomali, anche se inferiori, di diossine nel latte.Il problema della contaminazione del latte da diossina è emerso solo ora perché, nel calcolo della concentrazione della tossicità delle diossine, sono stati recentemente inclusi i PCB diossina-simili.Questi composti (diossine e PCB) sono ormai ben conosciuti dai cittadini bresciani per la nota vicenda Caffaro che ha rivelato come nel loro sangue siano presenti in quantità di molto superiore a quella che si registra in altre realtà, pure contaminate.Le nuove normative, entrate in vigore nel 2007, sono: il Decreto Ministero della Sanità 10 gennaio 2007 in Attuazione della Direttiva 2006/13/UE relativa alle sostanze indesiderabili nell’alimentazione degli animali; la Raccomandazione della Commissione UE 6/2/2006 relativa alla diffusione della presenza di diossine, furani e PCB nei mangimi e negli alimenti; il Regolamento UE 1881/06 che definisce i tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari.Il Regolamento UE 1881 del 2006 stabiliva per il latte i nuovi limiti di 6 picogrammi/TEQ per grammo di grasso (intendendo la tossicità equivalente, TEQ, comprensiva, oltre che delle diossine, PCDD, e dei furani, PCDF, anche dei PCB diossina-simili), con un massimo di 3.0 pg/g di grasso per la somma in TEQ di PCDD e PCDF. Tale limite, entrato in vigore il 1 marzo 2007, era accompagnato anche dalla pubblicazione di una Raccomandazione UE (n. 88 del 6 febbraio 2006) che stabiliva, per parte sua, un limite di attivazione dell’ autorità competente per la ricerca delle cause dell’inquinamento e per la sua riduzione, al superamento della concentrazione di 2.0 pgTEQ/g di grasso di PCDD + PCDF + PCB.Infatti, nella Raccomandazione l'Unione Europea afferma che i limiti di azione “sono uno strumento ad uso delle autorità competenti e degli operatori per evidenziare i casi in cui è opportuno individuare le fonti di contaminazione e prendere provvedimenti per la loro riduzione o eliminazione”.La tossicità di questi composti è ben nota: sono sostanze cancerogene, ma che possono produrre anche altri effetti molto più subdoli, sul sistema endocrino e sullo sviluppo embrionale. Inoltre va ricordato che queste sostanze sono particolarmente insidiose in quanto biaoaccumulabili e persistenti: ogni quantità assunta giorno dopo giorno si accumula alle precedenti che vengono eliminate pochissimo e con ritmi particolarmente lenti, negli anni, dall'organismo. Per questo è necessario ridurne l'assunzione soprattutto per i cittadini bresciani, già “storicamente” contaminati, e per i bambini in particolare. 

2.      L’inceneritore Asm assolto “a priori”  Anche in questo caso (e lo stesso film si ripeterà per le diossine nell’aria), il Comune, proprietario dell’inceneritore Asm, si è affrettato ad addossare la colpa ad una generica “storia industriale di Brescia”: “Quel che è certo secondo Brunelli [all’epoca Assessore all’Ambiente del Comune di Brescia dei Verdi. nda] è che bisogna guardare altrove rispetto all’inceneritore «perché affermare che l'inquinamento del terreno è dovuto al termoutilizzatore non ha senso, dal momento che è stato dimostrato che le diossine emesse nell'arco di dieci anni di attività non riescono ad accumularsi e penetrare significativamente nel terreno, perché presenti in quantità trascurabile, e soprattutto con effetti ridotti perché nel tempo si modificano, una volta emesse nell'atmosfera». Guardare altrove, dunque, e per questo Brunelli suggerisce di concentrare l'attenzione sulla storia industriale di Brescia, dal secolo scorso e anche prima, quando ancora non esistevano sistemi e norme per limitare i danni delle emissioni ambientali” (Lisa Cesco, Per l'assessore Brunelli «l'agricoltura nell'hinterland è ormai quasi impraticabile. Bisogna riconvertire», “Bresciaoggi”, 19 dicembre 2007).Quindi vengono citati i campionamenti del territorio bresciano (città e comuni dell’hinterland), svolti negli anni ‘94, ‘96 e ‘97 a cura dell’Asl di Brescia, finalizzati a conoscere lo stato dei suoli prima dell’avviamento dell’inceneritore, che segnalarono la presenza di tracce di inquinanti (PCB e metalli pesanti) al di sopra dei limiti di legge, in un range, per quanto attiene i PCB, tra i 20 e i 200μg/kg di terreno (Pietro Gorlani, Alla Pastori una mucca al PCB. Valori tre volte più alti della legge, “Bresciaoggi” 25 gennaio 2008). Se ciò fosse stato vero, cioè se fin d’allora si avesse avuta consapevolezza che i terreni attorno all’inceneritore erano già contaminati, un normale principio di precauzione avrebbe dovuto indurre il Comune di Brescia a bloccare la costruzione del proprio inceneritore (terminata nel 1998) in quell’area, assolutamente inidonea ad ospitarlo, visto che dallo stesso vengono emessi PCB, diossine e metalli pesanti. Ma, come vedremo più avanti, la storia è ben diversa e più complessa.Successivamente scende in campo direttamente la stessa Asm. Ci si affretta, così, ad affermare che l’inceneritore ne sarebbe estraneo perché le diossine sarebbero originate da mangimi acquistati in altre zone, come avrebbe imprudentemente dichiarato il Presidente di Asm, ing. Renzo Capra “…è stato accertato che la colpa è di mangimi provenienti da fuori” (Massimo Tedeschi, Capra:“Siamo i migliori perché investiamo”, “Bresciaoggi”, 10 gennaio 2008). Sennonché sarebbe risultato che le 18 aziende della zona sud di Brescia, che avevano le diossine nel latte al di sopra dei limiti raccomandati dall’Ue per la tutela della salute (2 pg/gr di grasso), nel momento in cui hanno smesso di alimentare le mucche con prodotti vegetali propri, siano rientrate nella norma (PietroGorlani, Latte al PCB, ora è sicuro: la responsabilità è dei terreni, “Bresciaoggi” 11 gennaio 2008).Anche l’Asl, recentemente, supportata da tutto l’establishment istituzionale (compreso il Comune di Brescia, proprietario dell’impianto) ha voluto sancire l’innocuità dell’inceneritore: “Sembra, invece di poter escludere un contributo di rilievo da partedell’impianto di termovalorizzazione dei r.s.u. ed assimilabili ex ASM, ora A2A, sia per la sua relativamente recente installazione (1998) sia perché, in fase di sua realizzazione, il problema dei POP era già conosciuto ed è stato affrontato con il controllo delle temperatura di combustione dei rifiuti, costantemente mantenuta attorno ai 1000 °C e con l’installazione un sistema di relativo controllo. Infine, i controlli di POP nelle emissioni, effettuati tre volte l’anno dall’Istituto ‘M. Negri’ di Milano, hanno consentito di stabilire che i valori di emissione sono entro i limiti della norma” (Asl di Brescia, con il contributo di Comune di Brescia, Provincia di Brescia, Universitàdegli Studi di Brescia, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia, Sito d’interesse nazionale Brescia Caffaro ed altre aree inquinate nel comune di Brescia. Risultato delle indagini sanitarie ed ambientali al 30 aprile 2008, Brescia settembre 2008, cap. 12, p. 12).Così pure uno studio, “Pastori POPs, che sarebbe stato avviato in aprile 2008 per una durata di 3 anni, avrebbe già accertato “scientificamente”, in soli due mesi, che “la contaminazione non ha nulla a che vedere con l’inceneritore” e che “le fonti sono altre, sempre dell’hinterland, ma stiamo ancora indagando”. I latini, di fronte a questa fretta, avrebbero detto: “Excusatio non petita,accusatio manifesta”! Si scopre poi che lo studio in questione, tra gli altri, è finanziato e promosso dal Comune di Brescia, proprietario di Asm-A2A, e dalla stessa A2A, proprietaria dell’inceneritore (Da. Bac. Controlli sul latte alla diossina: il colpevole non è l’inceneritore, “Il Brescia”,. 24 giugno 2008). Siamo in sostanza al solito film, già troppe volte visto a Brescia, dove il controllato è esso stesso il controllore! ,Non è quindi possibile prendere sul serio un simile “studio” ed è superfluo notare come una conclusione anticipata “a priori”, prima dell’effettuazione di uno studio, sia un ossimoro, una clamorosa contraddizione in termini, un insulto a qualsiasi decente procedura scientifica. Gli “atti di fede” hanno poco a che pare con la scienza, come si sa.

(segue, il doc completo su ecceterra o nella nostra sezione "documenti: tutto quello che non vi hanno mai detto")

Commenti

busy
Ultimo aggiornamento ( sabato 04 ottobre 2008 )