Analisi di fatti e possibili soluzioni
Scritto da Redazione   
marted́ 27 maggio 2008

Dr. Michelangiolo Bolognini

LA  MILITARIZZAZIONE  DEL  PROFITTO  ASSISTITO IN ITALIA:  ANALISI DI FATTI E POSSIBILI SOLUZIONI

...Resta però un'unica consolazione, la risoluzione dell'emergenza campana, con le discariche, potrà rendere evidente la colossale truffa del sistema inceneritorista, senza il messaggio fuorviante dei rifiuti per strada: sta ai cittadini consapevoli e responsabili; ai tecnici ed ai professionisti che coscientemente seguono la loro deontologia; agli imprenditori coraggiosi che, ostacolati da tutti, hanno realizzato filiere di recupero di materia esemplari;  prendersi carico di questo compito, con la consapevolezza di essere la potenziale maggioranza del Paese e per la sua possibile salvezza.

LA  MILITARIZZAZIONE  DEL  PROFITTO  ASSISTITO IN ITALIA:  ANALISI DI FATTI E POSSIBILI SOLUZIONI


Prima che sul versante politico, prima che sul versante tecnico - sanitario o ambientale che sia - per analizzare quello che sta avvenendo in questi giorni a Napoli, nel quartiere di Chiaiano, e non solo, dobbiamo aver chiaro il contesto economico di riferimento.

Il sistema industriale italiano è da diversi anni in grave crisi, soprattutto sul versante produttivo, i gruppi industriali che più contano, e che sono spesso anche i "più avveduti", sono ricorsi da un pezzo all' assistenza pubblica, che viene loro elargita sotto varie forme più o meno mascherate dall'interesse collettivo.

Uno dei casi più rilevanti è stato, ed è, quello delle incentivazioni CIP6-Certificati Verdi, che finanziate da una tassa "occulta", di circa il 7%,  sulle bollette elettriche ("i costi più alti d'Europa") dei consumatori (che avrebbero dovuto finanziare le fonti di energia rinnovabile), hanno beneficato e beneficiano, con finanziamenti annuali miliardari, soprattutto i proprietari di impianti che bruciano residui petroliferi, i rifiuti e/o le cosiddette "biomasse".

Gli impianti di incenerimento sono assolutamente inutili e superflui, specie nel caso che si attui una corretta gestione dei rifiuti con forme raccolta differenziata domiciliari, trasformazione in compost della parte biodegradabile, "umida", del rifiuto, riciclo e recupero di materiali; questi dati sono noti ed incontrovertibili, almeno tra gli esperti.

Nella categoria degli esperti non si ritrovano quindi, con tutta evidenza, i politici professionisti, la "grande stampa", ed anche l'imprenditoria vincente ed assistita, proprietaria, questa, della "grande stampa".

Un esempio evidente è stato il discorso di insediamento all'assise di Confindustria dove la neo-presidente Emma Marcegaglia ha così affermato: "I sistemi di gestione dei rifiuti sono molto vicini al collasso in molte regioni, anche perché si dice no ai termovalorizzatori, attivi in tutti gli altri Paesi. Paghiamo i costi più alti d'Europa per l'energia."  (http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/economia/confindustria-marcegaglia/assemblea-relazione/assemblea-relazione.html).

Strano, perché la signora Marcegaglia di rifiuti ne dovrebbe sapere qualcosa, visto che ha tre impianti di incenerimento per "combustibile da rifiuti"(CDR) in fase di realizzazione (Massafra, Manfredonia, Modugno), si è poi aggiudicata "l'affidamento del pubblico servizio di gestione del sistema impiantistico di recupero energetico a servizio dei bacini di utenza Lecce1, 2 e 3 " ( Decreto Commissario Delegato Emergenza Ambientale 26 novembre 2004 n. 275; B.U. della Regione Puglia n.147 del 9-12-2004), e gestisce anche la "Filiera Rifiuti Speciali Oikothen" di Augusta, con autorizzazione peraltro sospesa da Regione Sicilia e Comune di Augusta  (http://www.comune.augusta.sr.it/comunicati/2008/maggio/07.05.08.doc ), ed inoltre, in altra "colonia" meridionale, a Cutro, in Calabria, ha già in attività una Centrale elettrica "a biomasse" (http://www.marcegaglia.com/energy/it/centrali_energetiche.html ).

Strano, anche, che la signora Marcegaglia si lamenti degli alti costi dell'energia visto che quota parte dei sovrapprezzi elettrici, che il consumatore italiano paga con il meccanismo dei "Certificati Verdi", già arriva alla sua citata Centrale elettrica di Cutro; a tale proposito potrebbe risultare particolarmente interessante l'ulteriore possibilità di guadagno ottenibile con l'ultima legge Finanziaria, assai vantata anche da sedicenti "amici del popolo" o "amici dell'ambiente", in quanto per gli impianti di potenza nominale media annua superiore a 1 MW, viene   previsto il rilascio dei cosiddetti certificati verdi della durata di ben 15 anni,  mentre per impianti di potenza nominale media annua inferiore a 1 MW , su richiesta del produttore, in alternativa ai certificati verdi, la produzione di energia elettrica può essere remunerata da una tariffa onnicomprensiva, anch'essa variabile a seconda della fonte utilizzata, e sempre per un periodo di 15 anni, (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/SpecialiDossier/2008/risparmio-energetico/finanziaria-risparmio-energetico.shtml?uuid=7634374a-d59d-11dc-b6f8-00000e25108c), quantificata, sempre nella ultima legge Finanziaria, per le cosiddette "biomasse" e per la parte "biodegradabile" dei rifiuti, in 0,24 euro/kWh, ( la centrale di Cutro, che ha una potenza di 14 MW, viene attualmente remunerata con valori dell'ordine di 0,182 euro/kWh , con una garanzia di soli 8 anni, vedi: http://www.globalbioenergy.org/fileadmin/user_upload/gbep/docs/2008_events/Washington/GBEP_side_event/8_Marcegaglia_-_the_Role_of_Biomass_in_Sustainable_Development.pdf).

Risulta quindi assai ragionevole il richiamo della signora Marcegaglia  al fatto che "non possiamo più eludere o rinviare quelle scelte, anche difficili e impopolari, che sono indispensabili per non compromettere il nostro futuro» (http://www.corriere.it/economia/08_maggio_22/marcegaglia_discorso_e22669fe-27dd-11dd-b97e-00144f02aabc.shtml ) si tratta di intendere  di chi sia il futuro a cui si riferisce  "la prima donna al vertice di Confindustria", mentre sull'impopolarità ci sono meno dubbi.

La mossa del governo è chiara, politicamente efficace ed "apprezzabile", non solo dalle forze politiche della maggioranza,  ma anche quelle dell'opposizione, dai cattolici sedicenti difensori della vita, ai democratici "ombra", fino ai grandi moralisti e moralizzatori per "via giudiziaria": si trattava e si tratta, per il governo, come pure per l'"opposizione", di dare un segnale,  "colpire uno per educarne cento" , partendo proprio dal sito più tecnicamente indifendibile, anche perché la vera partita è un'altra: la realizzazione, in Campania, ma anche nel resto d'Italia dei "termovalorizzatori".

Occorre ricordare come, dopo che per mesi mass media e frotte di politici ignoranti avevano proposto, in modo martellante, la «termovalorizzazione» mediante incenerimento, non solo come soluzione al "problema rifiuti",  ma anche come alternativa alle discariche (dato, quest' ultimo, assolutamente fantasioso, in quanto se anche la «termovalorizzazione» fosse integrale per tutti i rifiuti, non li eliminerebbe fisicamente, ma si limiterebbe a ridurli a circa il 30% della massa iniziale, oltre a produrrne, a sua volta e in quota non irrilevante, un ulteriore 3-5% e di una tipologia estremamente pericolosa, e tutti questi rifiuti hanno a loro volta bisogno di discariche), si è dovuto finalmente ammettere che è solo con l'utilizzo delle discariche che si può risolvere l'emergenza.

A dispetto infatti di tutte le retoriche inceneritoriste, che sostengono la "termovalorizzazione" come la soluzione di tutto, è stata la chiusura delle discariche allora esistenti in Campania e la mancata previsione di nuove discariche nel cosiddetto "ciclo integrato dei rifiuti", insieme alla infima qualità degli impianti realizzati dalle imprese del gruppo Impregilo di Cesare Romiti, da quelli che dovevano produrre Combustibile da rifiuti (Cdr) diventato semplicemente «ecoballe» e l'assoluta insufficienza del progetto del primo impianto di «termovalorizzazione», quello di Acerra, (per il quale non veniva previsto, originariamente, nemmeno un soddisfacente sistema di abbattimento degli inquinanti, tanto che il gruppo di lavoro del ministero dell'Ambiente, che successivamente revisionerà il progetto, imporrà «adeguamenti» tecnici per un costo di 25 milioni di euro) che hanno causato l'<emergenza rifiuti> ( per maggiori dettagli vedi anche "Camorra di stato e stato di emergenza", pubblicato sulla rivista "Il Ponte" e facilmente reperibile in rete).

Dal punto di vista tecnico, mentre è necessario realizzare nuove discariche (su scala regionale, e non certo su base provinciale o comunale, se siamo in zone intensamente urbanizzate ), ovviamente in aree idonee dal punto di vista idrogeologico, e distanti dai centri abitati, è assolutamente improponibile la realizzazione di questi impianti in aree urbane, a tale proposito si può ricordare come la prima normativa italiana sulla gestione dei rifiuti, la legge 20 marzo 1941, n. 366, stabilisse una distanza minima di 1000 metri dall'abitato per gli impianti di trattamento dei rifiuti, una norma di puro buonsenso, purtroppo non più ripresa, nelle normative successive, 50 anni dopo, influenzate, queste, anche dalla deriva culturale "ambientalista" che vede la specie umana "parassita di Gaia".

Quello che sta accadendo a Napoli dovrebbe, infatti, far interrogare tanti "conformisti" sul completo fallimento di una cultura "ambientalista" che non ha saputo, né voluto, emanciparsi dai dettati dell'<ecocapitalismo> egemone, quello "malthusiano" che enfatizza catastrofismi profittevoli, come la crescita della CO2, che è così diventato l'unico "gas nocivo" riconosciuto e certificato,  (oltre che merce da trattare nei nuovi mercati dei "diritti all'inquinamento").

Non a caso, il bombardamento "terroristico" sui "Cambiamenti climatici" serve alla presidente di Confindustria per chiedere una nuova politica energetica che riparta dal nucleare, "unico modo per coniugare politica energetica con riduzione dei costi e cambiamenti climatici" (http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/economia/confindustria-marcegaglia/marcegaglia-eletta/marcegaglia-eletta.html ).

Ma il fatto peggiore è che questo catastrofismo "confindustriale", che viene imposto in tutte le salse, copre e  fa trascurare la drammatica crescita degli inquinanti direttamente nocivi per gli esseri viventi, compreso gli esseri umani: dagli inquinanti organici persistenti, diossine e policlorofenili-PCB; ai metalli pesanti, anch'essi persistenti, cancerogeni riconosciuti, teratogeni o estremamente tossici; alle polveri ultrafini (PM0,1 ed inferiori) che non vengono nemmeno misurate; e, collegati a questo, la crescita altrettanto allarmante, dei tumori, anche nei bambini e negli adolescenti; delle malattie degenerative negli anziani, delle malformazioni nei neonati, della sterilità negli adulti.

Esistono numerosi dati scientifici che, in questi ultimi anni, facendo seguito alle ricerche connesse al genoma umano, stanno dimostrando una correlazione diretta e di ampio raggio, prima impensata, tra queste malattie e gli inquinanti ambientali che sono stati prima citati e che, per questo, andrebbero da subito eliminati o, quantomeno, ridotti il più possibile.

Tutto questo viene invece ignorato dagli apparati  culturali dominanti, anche quelli "ambientalisti" come pure, a maggior ragione, dai politici governativi che si dotano di  tecnici compiacenti, "ancien régime", meglio se con comuni interessi economici e di "affari".

Non si evidenziano, o addirittura si nascondono, dati scientifici sempre più solidi ed evidenti che correlano la salute con l'inquinamento da alcuni inquinanti specifici, in ben studiate campagne di disinformazione e manipolazione mediatica.

Una mano a questa manipolazione viene anche data da ben costruiti "eroi anticamorristi", che focalizzano l'attenzione sulla sola malavita locale, guardandosi bene di evidenziare le responsabilità dei "salotti buoni" della finanza e dell'imprenditoria vincente.

Lo stesso lavoro che viene fatto anche da certi "moralisti confindustriali", giornalisti della "grande stampa" che denunciano molto sprechi e ruberie pubbliche e, molto meno, o per nulla, le anche maggiori ruberie private.

Così la neopresidente di Confindustria, la signora Emma Marcegaglia può impunemente affermare:"Bisogna tornare al rispetto delle regole. Mi dispiace per la popolazione che sta annegando tra i rifiuti per colpa di piccoli gruppi che stanno provocando incidenti, ma è venuto il momento che lo Stato a Napoli riprenda il suo ruolo. C'è la necessità di sbloccare tutti gli investimenti, dai termovalorizzatori alle ferrovie, alle autostrade che sono stati bloccati per motivi ambientali. Non accetteremo più che piccoli gruppi in malafede blocchino il Paese e ci condannino al declino. Certo bisognerà dialogare con la gente parlando di compensazioni, ma poi bisognerà chiudere con i veti"( "il Sole 24 ore" del 25 maggio 2008) ; linea dura e legalità, dunque, mentre solo alcuni mesi fa la Marcegaglia S.p.a. ha petteggiato una sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1 milione 158 mila euro pagata a Lorenzo Marzocchi di EniPower. Oltre al patteggiamento dell'azienda, Antonio Marcegaglia, fratello di Emma, ha patteggiato 11 mesi di reclusione con sospensione della pena (L'Unione Sarda del 28 marzo 2008 in   http://www.unionesarda.it/DettaglioUltimora/?contentId=20697).

Notizia che non ha raggiunto certo le prime pagine della "grande stampa" o libri "best-sellers"

Un "Sistema Paese" che per far funzionare, a ogni costo, imprese decotte, ha bisogno dei militari è forse davvero più che "al declino", declinato da un pezzo.

Resta però un'unica consolazione, la risoluzione dell'emergenza campana, con le discariche, potrà rendere evidente la colossale truffa del sistema inceneritorista, senza il messaggio fuorviante dei rifiuti per strada: sta ai cittadini consapevoli e responsabili; ai tecnici ed ai professionisti che coscientemente seguono la loro deontologia; agli imprenditori coraggiosi che,  ostacolati da tutti, hanno realizzato filiere di recupero di materia esemplari;  prendersi carico di questo compito, con la consapevolezza di essere la potenziale maggioranza del Paese e per la sua possibile salvezza.
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