Quando i lupi si vestono da agnelli e il ricatto "o salute o lavoro"
Scritto da Comitato di coordinamento contro il Polo estrattivo di Calenzano   
giovedì 28 febbraio 2008

Comitato di Coordinamento contro il Polo estrattivo di Calenzano

....Ricordando che non c'è solo il diritto al profitto, ma anche, come stabilisce l'articolo 41 della Costituzione, che l'iniziativa economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".

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Calenzano, 24 febbraio 2008 

Il lupo era più a monte, mentre l'agnello beveva a una certa distanza, verso valle.La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse: "Perché osi intorbidarmi l'acqua?"L'agnello tremando rispose: "Come posso fare questo se l'acqua scorre da te a me?""E' vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole"."Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato"."Allora" riprese il lupo "fu certamente tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie".Quindi saltò addosso all'agnello e se lo mangiò.Questo racconto è rivolto a tutti coloro che opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti.FedroFavolista e scrittore latino(20 a.C.  -  50 d.C.) 

VICENDA "DIDDI & GORI", OVVERO: QUANDO I LUPI SI VESTONO DA AGNELLI. Sembra proprio che duemila anni di storia non abbiano cambiato granché nelle azioni degli uomini. Così almeno si dovrebbe concludere osservando gli ultimi sviluppi della annosa vicenda della ditta "Diddi & Gori" di Calenzano.    Infatti è successo che alcuni giorni fa l'amministratore delegato della ditta - che produce prodotti tessili per il settore calzaturiero, nonché una discreta quantità di cattivi odori (volgarmente detti "puzza") - ha fatto pubblicare su un quotidiano locale un comunicato a pagamento. In questo comunicato si annuncia la decisione di cessare l'attività dello stabilimento, accusando il "Comitato per l'ambiente area ex Roller" di aver esercitato "pressioni" sul Comune e addirittura di "aver portato avanti una azione distruttrice" che avrebbe obbligato l'azienda ad andarsene.    Non c'è dubbio: è proprio un caso che si adatta perfettamente alla favola di Fedro che abbiamo riportato all'inizio, con l'azienda ovviamente nelle vesti del lupo e il Comitato in quelle dell'agnello.    Deve essere ben chiaro che il "Comitato per l'ambiente area ex Roller" altro non ha fatto che chiedere alle istituzioni competenti di tutelare il diritto di tutti - abitanti e lavoratori - di poter respirare un'aria decente e non essere ammorbati dalla "puzza" prodotta dalla ditta. Ricordando che non c'è solo il diritto al profitto, ma anche, come stabilisce l'articolo 41 della Costituzione, che l'iniziativa economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".   

Per questo esprimiamo al Comitato, oggetto di un secondo pesante attacco da parte della dirigenza della "Diddi & Gori",  la nostra piena solidarietà e il nostro sostegno.    In realtà tutta la vicenda dimostra che i dirigenti della ditta non hanno mai saputo (o voluto?) organizzare la produzione in modo da non emettere la "puzza" che tutto il centro di Calenzano - che esiste da decenni prima che vi fosse trasferita la ditta e non il contrario, come invece ha scritto qualche giornale disinformato -  purtroppo ben conosce. Tanto che, secondo l'avvocato della Provincia di Firenze intervenuto all'udienza del TAR del 14 febbraio scorso, la ditta ha immesso nell'aria ben 64 sostanze non autorizzate. Avete letto bene: sessantaquattro sostanze non autorizzate! Altro che "pieno rispetto delle normative ambientali in vigore", come scrivono nel comunicato a pagamento.   

L'unica cosa che la dirigenza della "Diddi & Gori" ha saputo fare è stato di prendere tempo - con le mille riunioni con Comune e Provincia e poi con i ricorsi al TAR - e alla fine dare la colpa al Comitato e mandare a casa tutti i suoi lavoratori. Per i quali le ultime notizie ci dicono che si è trovato un accordo attraverso la cessione dell'attività ad una azienda di Prato. Anche ai lavoratori vogliamo quindi esprimere la nostra solidarietà ed invitarli, se lo desiderano, ad iniziare un confronto con il Comitato, per far si che la "puzza" a Calenzano non ci sia più per nessuno: né per chi ci abita, né per chi ci lavora.    Infine non possiamo fare a meno di sottolineare che questa vicenda chiama in causa anche e soprattutto la politica urbanistica e ambientale dell'Amministrazione Comunale di Calenzano.Già nel 1998, quando il Comune approvò una variante al Piano Regolatore e consentì il trasferimento della ditta dalla zona del "Nome di Gesù" al centro di Calenzano, in molti dissero inascoltati che il problema della "puzza", che già da tempo si poteva "apprezzare" un po' in tutta Calenzano, si sarebbe riproposto peggio di prima. Non fosse altro per il fatto che il trasferimento, poi avvenuto nel 2000, era previsto proprio vicino alle abitazioni del centro del paese.    Allora si cercò di addolcire la pillola con le solite solenni promesse. Eccone alcune, riportate testualmente dalla delibera del Consiglio Comunale n. 86 del 25 settembre 1998, tutte puntualmente disattese: <<La presenza nelle immediate adiacenze di consistenti e qualificati insediamenti residenziali, che devono essere tutelati in ogni forma possibile e con ogni tipo di garanzia>>.<<La condizione imprescindibile, prioritaria alla realizzazione di qualsiasi tipo di intervento, deve essere quella di tutelare con ogni strumento a disposizione dell'ente pubblico la salute dei cittadini>>.<<Date le peculiarità dell'area non debbono essere in alcun modo ammesse emissioni atmosferiche di qualunque genere inquinanti e/o nocive alla salute dei cittadini o anche solo nauseabonde>>.<<Il mantenimento dell'occupazione esistente e la creazione di nuovi posti di lavoro come elemento di alto valore sociale per la collettività costituiscono un aspetto non privo di pregio nell'ottica della previsione urbanistica>>.    

La clausola che imponeva alla "Diddi & Gori" di non produrre "emissioni nauseabonde" avrebbe comportato l'avvio di un "procedimento di incompatibilità urbanistica", cioè l'obbligo di andarsene.    Ebbene, il Comune ci ha messo ben sette anni per avviare, nel giugno dell'anno scorso, questo procedimento (che la ditta ha subito impugnato davanti al TAR), nonostante che a Calenzano il problema della "puzza" fosse noto a tutti e da tempo.    A questo "elogio della lentezza" e della complessità delle procedure, fa invece da controcanto una recente decisione dello stesso Comune, che al confronto è stata di una rapidità fulminea e di una semplicità quasi elementare. Ci riferiamo alla sospensione dell'attività di una rosticceria, perché la sua cappa di aspirazione dei fumi non era a norma. In questo caso, secondo quanto riferisce il settimanale "Metropoli" del 15 febbraio scorso, è bastata la segnalazione di alcuni vicini ed è scattato il controllo dell'Azienda Sanitaria Locale e poi il provvedimento di chiusura del Comune.    Che dire? evidentemente l'odore dei polli arrosto è più pericoloso della "puzza" della "Diddi & Gori". 

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Ultimo aggiornamento ( giovedì 28 febbraio 2008 )