La stampa rarissimamente è libera, si sa, ma le Università? |
Scritto da Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano. | |
mercoledì 02 gennaio 2008 | |
Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano. Egregio Signor Preside, chi Le scrive lo fa per informarLa sulla vicenda della progettata “centrale a biomasse” della ditta Wafer zoo S.r.l. con sede a Orciano di Pesaro. Ciò perché è nostra intenzione supplire a carenze di informazione che abbiamo potuto rilevare da articoli di quotidiani locali nei quali sono presenti dichiarazioni di docenti della Sua Facoltà[1]. E questo anche per introdurre un tema, caro a molti di noi cittadini: quello della libertà ed autonomia della ricerca scientifica nelle università italiane, in primis nell’Ateneo a noi più vicino e caro, l’Università degli studi di Urbino........
[ABSTRACT]
"Quanto è libera l'Università di Urbino? Il Coordinamento dei comitati per la difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano diffonde in questi giorni il testo di una lettera inviata al preside dell'Istituto di scienze e tecnologie dell'Università di Urbino. L'oggetto è il coinvolgimento, come consulente privato della ditta Wafer zoo S.r.l., di un docente dell'istituto, guarda caso lo stesso che pochi mesi fa presentava alla stampa un "progetto pilota" universitario sullo sfruttamento delle biomasse... che avrebbe voluto come protagonista (o monopolista?) la progettata centrale Wafer zoo S.r.l. di Schieppe di Orciano. Quest’ultima, da tempo contestata dai cittadini, è rifiutata dalle amministrazioni locali - che si sono già rivolte a docenti di altri atenei per ottenere consulenza - e dall’Amministrazione provinciale, per la grave compromissione della qualità dell'aria, dell'ambiente e della salute che la stessa determinerebbe, ed ha riscontrato la disapprovazione anche da coloro che in Italia si occupano sì di energie rinnovabili ma con attenzione all'ecologia".
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Sent: Wednesday, January 02, 2008 9:22 AM
Subject: UNIVERSITA' DI URBINO - WAFER ZOO S.R.L.
Al Signor Presidedella Facoltà di Scienze e Tecnologie dellaUniversità degli studi di Urbino, prof. Stefano Papa e, per conoscenza, al gentile Rettore della Università degli studi di Urbino, prof.Giovanni Boglioloal gentile Prorettore, prof. Mauro Magnaniai componenti del Consiglio di amministrazione della Università Egregio Signor Preside, chi Le scrive lo fa per informarLa sulla vicenda della progettata “centrale a biomasse” della ditta Wafer zoo S.r.l. con sede a Orciano di Pesaro. Ciò perché è nostra intenzione supplire a carenze di informazione che abbiamo potuto rilevare da articoli di quotidiani locali nei quali sono presenti dichiarazioni di docenti della Sua Facoltà[1]. E questo anche per introdurre un tema, caro a molti di noi cittadini: quello della libertà ed autonomia della ricerca scientifica nelle università italiane, in primis nell’Ateneo a noi più vicino e caro, l’Università degli studi di Urbino.La centrale Wafer zoo S.r.l., sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale solo dopo essere stata prescritta (?!) dalla Regione Marche quale “adeguamento” del mangimificio esistente, ha in un primo momento ottenuto il giudizio favorevole di compatibilità ambientale da parte della Regione, e successivamente è stata soggetta all’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche di Ancona[2]. In seguito, sia il TAR delle Marche[3] che il Consiglio di Stato[4] hanno respinto le istanze di sospensiva del decreto di annullamento avanzate dalla ditta e dalla Regione Marche. Inoltre, la Conferenza dei Servizi decisoria A.I.A. - Autorizzazione Integrata Ambientale, convocata dalla Regione Marche in data 01.03.2007, ha registrato i voti contrari di ben due enti su tre (Provincia di Pesaro e Urbino e Comune di Orciano di Pesaro) ed ha acquisito i pareri contrari dei Sindaci – in veste di Autorità Sanitarie - di Saltara, Montemaggiore al Metauro, Barchi, Serrungarina, Sant’Ippolito, comuni riconosciuti come direttamente interessati dagli impatti dalla stessa Regione Marche. Ma c’è di più: contro la realizzazione dell’impianto si sono finora registrati decine di atti dei Consigli Comunali della valle del Metauro, del Consiglio e della Giunta Provinciale, del Consiglio Regionale, del Consiglio della Comunità Montana del Metauro, che ha addirittura convocato, in data 31.01.2007, un’assemblea di tredici Consigli Comunali e del Consiglio Comunitario per prendere posizione ancora più netta contro l’impianto. In questi ultimi anni, la resistenza a ché l’impianto Wafer zoo S.r.l. venisse autorizzato, si è sempre basata sui dati di progetto stessi, che parlano INCONFUTABILMENTE, in quanto dati[5], di un peggioramento della qualità della vita e dell’aria inaccettabile in una vallata le cui uniche, presenti e reali, possibilità economiche sono quelle dell’agricoltura di qualità, dell’agriturismo, del turismo, del recupero dei borghi rurali e del ripopolamento delle frazioni, dell’artigianato[6]. Anche se fin dal 2004, con sicumera, la proprietaria di parte dell’area interessata Agripower S.r.l. pubblicizzava sul suo sito in inglese e tedesco la centrale Wafer zoo S.r.l. come praticamente già realizzata[7], nessun cittadino, amministratore, imprenditore della vallata era mai stato compiutamente informato circa i dati di un progetto così lesivo dell’ambiente naturale e dell’economia sviluppata e implementabile in zona: ciò ha innanzitutto rotto ogni credibilità, inficiando qualsiasi tipo di richiesta di fiducia presentata tardivamente, e spesso anche con toni arroganti e offensivi[8], dalla ditta Wafer zoo S.r.l. nei confronti degli abitanti dei Comuni che sarebbero stati interessati dalle ricadute negative di vario tipo di quello che poi è subito stato definito “l’ecomostro di Schieppe di Orciano”.I fatti hanno profondamente indignato la cittadinanza, che si è sentita il diritto ed il dovere di informarsi da sé, nella persona dei cittadini e delle amministrazioni locali, onde evitare d’essere cavia di decisioni prese altrove. Ci lasci accennare ad alcune delle inesattezze che abbiamo riscontrato nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa da un docente della Sua Facoltà, e chiederLe delucidazioni in merito al coinvolgimento di quest’ultima in un progetto di “promozione e valorizzazione” della centrale Wafer zoo S.r.l., sicuri che Lei vorrà a sua volta informarci sulla realtà organizzativa ed economica degli accordi tra la Sua Facoltà e la ditta Wafer zoo S.r.l.Il 30 maggio di quest’anno sono stati pubblicati su due quotidiani locali, il Messaggero ed il Corriere Adriatico, due articoli che davano conto della presentazione di un accordo di collaborazione scientifica tra Università degli studi di Urbino, Enea, e Wafer zoo S.r.l., per la promozione della centrale progettata dalla medesima Ditta. I titoli giornalistici illustravano l’avvenimento come si trattasse di un evento pubblicitario a beneficio di Wafer zoo S.r.l., e non di un intervento scientifico a favore dei produttori di energia da biomasse. Questo vista la mancanza di soggetti differenti dai protagonisti del “progetto pilota” (quello Waferzoo) che potessero dar conto di una strategia generale a favore delle fonti rinnovabili e volta ad assecondare tutti i possibili altri soggetti interessati ed altre tipologie di intervento, bensì solo Wafer zoo S.r.l., quale monopolista della raccolta delle “biomasse potenzialmente disponibili”. Varie le affermazioni poco chiare negli articoli e che ci permettiamo di commentare. Innanzitutto la dichiarazione del prof. Orazio Attanasi, la cui disciplina di appartenenza non era specificata, secondo il quale l’impianto sarebbe associato, da coloro che vi sono contrari, “pretestuosamente ad un impianto di smaltimento di rifiuti”.Dichiarazione evidentemente fatta per sminuire la scientificità e la buona fede della posizione assunta da cittadini ed amministrazioni, e dettata forse non dalla lettura dei documenti ma dal “sentito dire”. Rispetto a ciò vorremmo da subito chiarirLe che l’impianto Wafer zoo S.r.l. è stato sempre censurato, in quanto nocivo, a partire dai dati di progetto, e che il fatto che la Legge italiana consenta di incenerire anche la frazione organica dei rifiuti, definendoli come biomasse[9], è semmai UNA RAGIONE IN PIU’ per opporsi all’impianto, e non la base logica degli atti fin qui citati e delle iniziative a carattere informativo promosse. Oltretutto le dichiarazioni della Ditta, cioè che nell’impianto verrebbero incenerite solo biomasse di origine vegetale, ben poco valore hanno, stimato l’impegno economico (ed il pesantissimo impegno agricolo)[10] del progetto, rispetto alla certezza delle libertà imprenditoriali consentite, purtroppo, dalla Legge. L’attività dei cittadini, anche organizzati nel Coordinamento dei comitati, e degli enti locali ha inoltre palesato la RAGIONEVOLE resistenza di istituzioni, imprenditori, popolazione, associazioni dei consumatori, produttori agricoli, produttori di energia da biomasse[11], alla costruzione di centrali simili a quella da progetto Wafer zoo S.r.l., per motivi di eco-compatibilità, e non in un’ottica di “cieca” opposizione alle biomasse come affermato dal dott.Antonio Ricci nello stesso articolo sopra citato: “gli amministratori che si schierano contro le biomasse o sono in malafede oppure sono ignoranti” ma in ragione di considerazioni dettate dal buon senso e dalla conoscenza di strategie possibili e differenti dalle intenzioni di Wafer zoo S.r.l.. Ci pare inoltre che il prof. Attanasi volesse esprimere una sua visione più politica che scientifica della situazione locale, ben al di là oltretutto delle sue competenze specifiche: “si fa perdere un’opportunità al territorio, che produce solo il 3-4 % di quello che consuma”. Come se quel progetto fosse un’opportunità imperdibile, come se di fronte a problematiche così delicate occorresse subito genuflettersi alla prima proposta presentata da una ditta privata, proposta oltretutto che SOLO IN SEGUITO ha cercato giustificazioni “strategiche” e “democratico-ecologiche” (ad es. le promesse di corretti monitoraggi ambientali, quando già da ora l’impianto di essiccazione Wafer zoo S.r.l. risulta in debito con questi)[12]. Ci lasci dire che ci stupiamo che l’Università di Urbino, nella persona di un Suo docente ed addirittura di un intero Istituto, si trovi affiancata ad un privato in una campagna che lo vede contrapporsi non solo ad un’infinità di istituzioni e comunità locali, ma persino avvalorando con la Sua presenza le discutibili dichiarazioni degli investitori nel progetto, o del progettista stesso che afferma, inconsapevole della grave situazione della qualità dell’aria in Provincia, che “il progetto permetterà alla nostra provincia di rispettare gli accordi di Kyoto”, senza rendersi conto che le necessità attuali e reali, ormai globalmente riconosciute, non sono quelle di un “pareggio” di CO2 bensì del miglioramento della qualità dell’aria!E lo stupore si fa amarezza solo a considerare che gli enti locali ed i cittadini del territorio, nell’opporsi all’approvazione del progetto, sono già ricorsi alla consulenza di esperti e docenti di altri atenei italiani ed esteri evitando di ricorrere all’Università di Urbino[13]. Forse Lei saprà che dal 2005 la Ditta in questione è rinviata a giudizio, nella persona del suo amministratore e congiuntamente a tre funzionari regionali, per una truffa da un milione di euro alla Comunità europea.[14] Nel medesimo tempo questa ha avviato una serie di procedimenti legali nel tentativo di difendere la liceità dell’iter di autorizzazione della centrale, fortemente inficiato da irregolarità di vario tipo [15], ricorsi per i quali si è giovata di relazioni tecniche commissionate allo stesso docente universitario della Sua Università e della Sua stessa Facoltà che ha presentato alla stampa l’accordo prima citato! [16]Per questo motivo, e per avvalorare la tesi che la Sua Facoltà sia ancora credibilmente obiettiva nella ricerca scientifica, ed in questa libera da condizionamenti che indirizzino al di fuori dell’interesse collettivo le strategie d’uso delle fonti rinnovabili, Le chiediamo:
Orciano di Pesaro, lì 1 Gennaio 2008
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Ultimo aggiornamento ( giovedì 03 gennaio 2008 ) |