Come rovinare le piccole attività che qualificano il territorio?
Scritto da CNP (Comitato naz. del Paesaggio) e Italia Nostra Toscana   
sabato 22 dicembre 2007

Comunicato stampa congiunto CNP (Comitato naz. del Paesaggio) e Italia Nostra Toscana

...Su una proprietà fondiaria estremamente frammentata, ma distribuita su di un territorio vasto, prosperano coltivazioni da frutto, seminativi, la vite, l’olivo e colture per l’alimentazione zootecnica, in un avvicendamento dei terreni che consente il perdurare della loro fertilità e il mantenimento della loro potenzialità agronomica.
Si tratta infatti proprio di una realtà di grandissimo valore ambientale, culturale e sociale che si regge sostanzialmente su un delicato equilibrio economico fortemente permeato da attività agricole e basato sull’iniziativa di imprenditori di numerose aziende...

Comunicato stampa congiunto CNP (Comitato naz. del Paesaggio) e Italia Nostra Toscana

Firenze, 20 dicembre 2007

PERCHÉ LA GENTE DI VALDICHIANA HA BUONE RAGIONI PER RIFIUTARE L’IDEA DELLA RICONVERSIONE DELL’AREA EX-SADAM IN CENTRALE A BIOMASSE.

Il territorio della Valdichiana toscana ha da sempre avuto e ancora mantiene la sua vocazione agricola costituendo uno dei più significativi e caratteristici esempi del paesaggio Toscano.
La bonifica idraulica di questo vasto territorio risale a tempi antichi, con la costruzione del Canale Maestro della Chiana, emblematico esempio d’intervento di riconversione fondiaria: qui sono ubicati i caratteristici nuclei insediativi storici e qui vivono ancora tradizioni, mestieri e pratiche che sono il motore e la garanzia della conservazione di un patrimonio ambientale e di un paesaggio apprezzato da tutti e anche da qualche tempo, da un turismo di livello internazionale.
Alle aziende agricole appunto va il merito di avere individuato, nonostante il precario assetto economico che ormai da decenni condiziona il settore primario, un equilibrio virtuoso orientato a produzioni di qualità, tecniche biologiche e forme innovative concrete e redditizie di agriturismo, con il sostegno, tra l’altro, della Provincia e delle politiche regionali.
Tutto ciò utilizzando semplicemente risorse territoriali esistenti, senza alterare l’ambiente e grazie alla laboriosità e all’ingegno degli agricoltori del territorio.
Su una proprietà fondiaria estremamente frammentata, ma distribuita su di un territorio vasto, prosperano coltivazioni da frutto, seminativi, la vite, l’olivo e colture per l’alimentazione zootecnica, in un avvicendamento dei terreni che consente il perdurare della loro fertilità e il mantenimento della loro potenzialità agronomica.
Si tratta infatti proprio di una realtà di grandissimo valore ambientale, culturale e sociale che si regge sostanzialmente su un delicato equilibrio economico fortemente permeato da attività agricole e basato sull’iniziativa di imprenditori di numerose aziende caratterizzate da una proprietà fondiaria estremamente frammentata.
Improvvisamente in questa realtà è entrata in scena una politica energetica che richiede all’intero territorio di mettere a monocultura specie oleaginose indispensabili per processi di combustione di immensa portata e che erroneamente prevede l’impiego di 20-25.000 Ha di terreno, senza considerare la necessità di utilizzarne almeno 50.000, per esigenze di avvicendamento!
Si tratta di una politica energetica che si ripercuote pesantemente sull’attuale assetto economico del territorio, sul suo equilibrio ambientale e pesantemente sull’assetto del paesaggio, poiché con un unico acquirente dei prodotti, verrà a mancare ogni condizione di libero mercato, la possibile imposizione dei prezzi e la concorrenza di provenienze dal Terzo Mondo.
Tale progetto, benché accattivante sul piano energetico rivela palesemente l’esigenza di sottomettere la Valdichiana intera a condizionamenti e interessi economici di tipo industriale, artatamente e goffamente camuffati con benefici agricoli per il territorio, che gli agricoltori non chiedono, non vogliono e giustamente contestano.
Se fino ad oggi a loro va il merito di avere conservato e mantenuto, con attività virtuose, il patrimonio ambientale e paesaggistico della Valdichiana, è mai possibile immaginare al loro posto una società multinazionale, meramente orientata all’utile d’impresa, che capillarmente curi e mantenga il tradizionale assetto territoriale, la diversificazione delle coltivazioni, il rilancio della produzione alimentare di qualità, l’agricoltura biologica e l’agriturismo, attualmente così già ben calibrati e in fase di crescita? E quali saranno le ripercussioni derivanti da un’inevitabile degenerazione dell’assetto agricolo, sulla manutenzione del territorio e del paesaggio della Valdichiana?
L’unica aberrante proposta del nuovo progetto, che vorrebbe incrementare forme di turismo, ma in realtà è una banale speculazione edilizia, che sottrarrà risorse ambientali per decine di ettari, è l’idea della costruzione “ex novo” di un falso “Borgo”, proprio laddove esistono invece realtà storiche insediative di ben maggiore portata e valore.
A conclusione di queste riflessioni che “covano” nel cuore di ogni imprenditore agricolo della Valdichiana ci si chiede quale valutazione di impatto ambientale sia mai stata fatta per poter proporre e approvare l’iniziativa della riconversione dell’area ex Sadam in una centrale a biomasse della portata di 35 MW di potenza.

Mariarita Signorini responsabile Toscana CNP (Comitato nazionale del Paesaggio)
Nicola Caracciolo Presidente Italia Nostra Toscana
Commenti

busy
Ultimo aggiornamento ( lunedì 31 dicembre 2007 )