Comunicato del Coordinamento dei Comitati della Piana di Firenze Prato e Pistoia
Scritto da Coordinamento dei Comitati della Piana FI PO PT   
venerd́ 20 luglio 2007

La chiusura dell’inceneritore di Montale conferma, se ce ne fosse bisogno, la inaffidabilità di questi impianti e la necessità e l’urgenza del loro superamento come sistema finale del ciclo dei rifiuti.

Comunicato stampa

Montale : i sindaci vietino  il commercio di prodotti agricoli nell’area di ricaduta delle emissioni  dell’impianto di Montale  e risarciscano cittadini e operatori economici

La chiusura dell’inceneritore di Montale conferma, se ce ne fosse bisogno, la inaffidabilità di questi impianti e la necessità e l’urgenza del loro superamento come sistema finale del ciclo dei rifiuti.

Lo richiede il senso di responsabilità di cui devono farsi carico gli amministratori locali nella consapevolezza dei rischi per la salute di tali impianti che neppure i  limiti di legge possono garantire. A tutt’ oggi gli impianti di  incenerimento sono  tra i principali produttori di diossine e di una miriade di sostanze pericolose per la salute e l’integrità dell’ ambiente.

Lo richiede anche la possibilità di lavorare alla soluzione del problema dei rifiuti mettendo al centro delle scelte,  come risorsa strategica , il coinvolgimento e la collaborazione dei cittadini e delle categorie economiche come  stanno a dimostrare, in sempre maggiore numero,  esperienze in atto in Italia e anche nei nostri territori mediante forti raccolte differenziate.

Desta preoccupazione e sgomento, in questo quadro, come l’impianto di Montale possa rimanere in funzione in un’area  oltre che densamente abitata anche intensamente coltivata senza che , a tutt’oggi per stessa ammissione dei sindaci durante le assemblee pubbliche, non siano si sia ritenuto di effettuare controlli a terra per verificare il livello di diffusione di concentrazione di inquinanti pericolosi , prodotto dall’ operatività ormai trentennale di questo impianto.

Il superamento dei limiti di questi giorni rappresenta ovviamente un dato puntuale correlato solo  a momento  dei prelievi e che già nel passato era stato evidenziato dall’Arpat stessa. Rimane ignoto quale sia  l’accumulo a suolo  sebbene appaio ovvio che da lì emerge probabilmente il maggiore livello di pericolosità dell’impianto insieme  alla effettiva rappresentatività delle sue emissioni .

Sarebbe responsabile  decisione , insieme alla chiusura dell’ impianto di Montale anche quella di inibire  la commercializzazione  dei prodotti  agricoli anche di origine animale nel  raggio  di ricaduta   delle emissione posto che appare prevalente la pericolosità di queste sostanze da ingestione.

E accompagnando tali provvedimenti   con interveti di indennizzo a favore di chi debba subirne la conseguenze fino a interventi risolutivi di bonifica a impianto chiuso che a questo punto  appaiono assolutamente doverosi.

E’ una iniziativa che ci aspettiamo dai Sindaci , a tutela della salute dei cittadini che essi amministrato e della cui incolumità fisica devono rispondere  e mentre dalle forze politiche che governano Province e Regione dopo questa ennesima dimostrazione che i Comitati hanno tutte le ragioni nel persistere sulla richiesta di precauzione nelle scelte, ci aspettiamo quel senso di responsabilità che porta al confronto più volte auspicato di Comitati stessi per la revisione totale del Piano di Gestione dei Rifiuti per la Regione Toscana.

Ed è quanto formalmente chiediamo che  TUTTI facciano fin da subito.

Il Coordinamento dei Comitati della Piana di Firenze Prato e Pistoia

Commenti
risulta?
scritto da **, luglio 20, 2007

"da Maggio sapevano che esistevano emissioni di diossina 6 volte superiori al massimo consentito e solo ieri ARPAT ha chiesto la chiusura", è confermata questa notizia?

...
scritto da Fabrizio Bertini, luglio 21, 2007

CHIUSURA INCENERITORE DI MONTALE - RESPONSABILITA’ ISTITUZIONI – PROPOSTE
nota di sabato 21, di fabrizio bertini

E’ stato chiuso l’ inceneritore di Montale (Pt). Un inceneritore che brucia rifiuti urbani, speciali ( conferiti attraverso la truffa dell’ assimilazione) e ospedalieri, di proprietà del CIS: consorzio dei comuni di Agliana, Montale, Quarrata. Il sindaco di Montale è stato costretto ad emettere l’ ordinanza di chiusura in ragione del superamento dei limiti delle diossine e dei furani, questa volta anche oltre il limite che era stato aumentato da specifiche deroghe per renderne possibile il funzionamento. In tre precedenti controlli Arpat, infatti, i limiti di legge erano stati superati ma erano comunque dentro la deroga : ciò non aveva portato alla chiusura esclusivamente per un aspetto formale; la sostanza è però che il limite di sicurezza era stato superato con evidente danno per la salute degli abitanti della piana FIPOPT e non solo, a causa della catena alimentare
(si ricorda che per diossine e furani non c’ è soglia di accettabilità biologica per gli esseri umani e che la fissazione di un limite è solo un compromesso per rendere possibili alcuni processi produttivi – primi fra tutti gli inceneritori - che prevedono la combustione dei precursori di diossine e furani. Inoltre diossine e furani si accumulano nei grassi e non possono essere espulsi dal corpo dell’ uomo. La donna invece può in parte disfarsene, passando diossine e furani a figlie e figli attraverso l’ allattamento).

La chiusura dell’ inceneritore di Montale dimostra :

l’ inaffidabilità e la insicurezza degli impianti di incenerimento. Alla emissione di diossine e furani, c’ è da aggiungere infatti quella del cadmio (cancerogeno), di altri metalli pesanti e delle polveri ultrafini di cui è ormai conclamata la pericolosità sanitaria;
l’ inaffidabilità delle pubbliche amministrazioni e delle istituzioni ( comuni, provincia, regione, Usl e Arpat). In un incontro pubblico dei primi di luglio ci siamo scontrati per l’ ennesima volta con il sindaco di Montale che continuava a sostenere l ‘assoluta sicurezza dell’ impianto e che dimostrava la completa ignoranza dei problemi e delle pratiche relativi alla gestione dei rifiuti. In particolare l’ Usl e l’ Arpat di Pistoia hanno a lungo taciuto sui pericoli e sui danni dell’ incenerimento ( che è attivo da circa un ventennio), forse in ragione della connivenza dei suoi funzionari, basti pensare che per lungo tempo le ceneri e le scorie dell’ inceneritore sono state stoccate nel piazzale dell’ impianto, prima di essere collocate alla discarica del Cassero di Cantagrillo, nel comune di Serravalle P.se.

Non è questo il momento dei chiacchiericci. Gli incontri promossi dalla buona volontà di alcuni comitati con i partiti (da AN ai DS a RC alla Margherita, ai Verdi) lasciano il tempo che trovano. Un tempo segnato purtroppo dalle nocività, dalla presenza di nanopolveri, dall’aumento di diossine e furani nell’ aria e nei suoli.

Invito pertanto l’ insieme dei comitati e delle realtà della piana FIPOPT a aprire una rapida discussione per decidere il da farsi e invio le seguenti proposte:

RICHIESTE
A – richiesta del blocco dei progetti e dei lavori di ampliamento
dell’ inceneritore di Montale. Fissare in modo perentorio tempi certi ravvicinati per la sua chiusura (ha già fatto troppi danni);
B - chiedere la bonifica dei terreni e dell’ impianto. In questo quadro responsabilità – attuali e pregresse - di Arpat e Usl di Pistoia vanno portate a conoscenza e fatte pagare : LA SALUTE PRIMA DI TUTTO.
C - richiesta di bloccare la vendita e la produzione di derrate alimentari e di prodotti agricoli e caseari nella piana Firenze, Prato, Pistoia.

AZIONI E PRATICHE DEI COMITATI, DEI COLLETTIVI, DELLE REALTA’ DI BASE

AVVIARE PRATICHE DI BOICOTTAGGIO DEI PRODOTTI AGRICOLI E CASEARI DELLA PIANA;
AVVIARE PRATICHE DI AUTORIDUZIONE/BOICOTTAGGIO DELLA TARIFFA RIFIUTI (TARSU o TIA) nei comuni di AGLIANA, MONTALE, QUARRATA, PISTOIA, SERRAVALLE P.SE, MONTEMURLO, POGGI A CAJANO. Perché dobbiamo pagare per finanziare impianti dannosi, nocivi che attaccano la nostra salute, per servizi non efficaci ? ( nei comuni del CIS Montale, Quarrata, Agliana la raccolta differenziata oscilla tra il 17,5 e il 24 %, molto al di sotto quindi dei termini delle leggi nazionali e regionali). Tale azione anche in collegamento stretto con la Rete Nazionale Rifiuti Zero.
PREVEDERE INIZIATIVE DI PRESIDIO NELLE FORME DA DECIDERSI COLLETTIVAMENTE. Ricordo che un presidio o un blocco non sono azioni violente. Per quanto riguarda l’ illegalità, non si può non sottolineare che ad essere illegali sono prima di tutto le istituzioni: consentono emissioni di diossine, furani, metalli pesanti oltre i limiti e comunque dannose; non raggiungono i limiti di legge delle raccolte differenziate......
FINO A QUANDO ABUSERANNO DELLA NOSTRA PAZIENZA?

ORA BASTA
CHIUDERE MONTALE
AVVIARE PRATAICHE E PROGETTI RIFIUTI ZERO

Fabrizio Bertini del “Collettivo Liberate gli Orsi, Pistoia “ e della RETE NAZIONALE RIFIUTI ZERO
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