Il Modello di riferimento, l'inceneritore di Brescia (detto termoutilizzatore) e le trappole del teleriscaldamento:
Il Modello di riferimento, l'inceneritore di Brescia (detto termoutilizzatore) e il teleriscaldamento:
Ma gli hanno anche dato un premio!
scritto da **, maggio 07, 2007
----- Original Message -----
From: Massimo Cerani
To: Mailing List NO iNC
Bresciaoggi/, 27 aprile 2007
I dati dell’Osservatorio provinciale per il 2005.
Brescia in grave ritardo: solo sette centri sfiorano il 50%.
Le tentazioni dell’inceneritore
«Differenziata» a passo di lumaca
BRESCIA. Per il quarto anno consecutivo la raccolta differenziata a
Brescia e provincia procede a passo di lumaca, passando dal 32,17
percento del 2004 al 33,22 percento del 2005. Non si è ancora raggiunta
quota 35% che il decreto Ronchi imponeva di raggiungere entro il 2003. E
nel frattempo cresce ancora la quantità di rifiuti prodotti: 12mila
tonnellate in più (10 chili ogni bresciano). Sono i principali dati che
emergono dall’osservatorio provinciale rifiuti, presentati ieri dal
presidente della Provincia Alberto Cavalli e dall’assessore all’Ambiente
Enrico Mattinzoli.
«DIFFERENZIATA» IN STALLO. L’inceneritore Asm brucia il 95 percento dei
rifiuti solidi urbani raccolti in provincia (380mila t), evita
l’apertura di nuove discariche ma anche il decollo della differenziata.
In tutta la provincia sono ancora troppo pochi i comuni che hanno
adottato la raccolta «porta a porta», una adeguata differenziazione
dell’organico; nessuna amministrazione ha adottato microchip che premino
i cittadini più ricicloni, pesando al ritiro dell’immondizia solamente
il quantitativo di indifferenziato. Eppure Brescia avrebbe il know-how
necessario per poterlo fare. Sia da esempio la vicina provincia di
Bergamo, che è arrivata al 51% di differenziata. Provincia molto simile
alla nostra per numero di comuni e vastità. Invece nel Bresciano sono
solamente 7 i comuni che hanno superato il 45% di differenziata (Adro,
Urago d’Oglio, Collebeato, Capriolo, San Zeno, San Paolo, Cologne). Nel
contempo ci sono una ventina di comuni (tutti concentrati nelle valli,
dove le operazioni di raccolta sono effettivamente più difficili) fermi
ad una percentuale di differenziata inferiore al 15%, al pari di certi
comuni del Sud Italia. Certamente ha ragione il presidente Cavalli
quando sottolinea che «rispetto al 1994 la percentuale di raccolta
differenziata è 5 volte superiore», ma il fatto che cresca costantemente
la produzione di rifiuti «non è soddisfacente, perchè crea maggiori
criticità, maggiori costi».
IL «CASO» BRESCIA. Sintomatico, per l’assessore Mattinzoli, il fatto che
il capoluogo, con i suoi 200mila abitanti, abbia raggiunto una
percentuale di differenziata di poco superiore al 33%. «Ricordo che i
dati riportati sono elaborati rispettando quelli inviatici dai Comuni e
secondo un metodo applicato in tutta Italia - aggiunge l’assessore -. Lo
dico per evitare polemiche del giorno dopo con il Comune di Brescia, che
sostiene di aver raggiunto il 42% di differenziata tenendo conto dei
rottami ferrosi stoccati nel termovalorizzatore e della carta raccolta
presso gli istituti bancari da altri soggetti oltre ad Asm. Un pretesto
chiaramente contestabile: non si calcolano infatti il 30% di ceneri
prodotte dal termovalorizzatore». Il dato inquietante riguardante la
città è invece un altro: la diminuzione del 100% dei quantitativi di
plastica raccolta negli ultimi 5 anni (che quindi viene bruciata) mentre
in provincia è cresciuta del 75%. «Per questo chiederemo ad Asm di
potenziare il numero di cassonetti per la raccolta della plastica».
STRATEGIE DELLA PROVINCIA. La Provincia di Brescia si sta impegnando da
anni per tentare di aumentare la percentuale di differenziata: ha
finanziato con 1milione e 150 mila euro il potenziamento delle isole
ecologiche - ricorda Mattinzoli -. Applica sconti sui rifiuti conferiti
all’inceneritore Asm ai comuni più ricicloni». Ma non basta. L’obiettivo
cardine del futuro piano provinciale rifiuti (di prossima approvazione)
è il raggiungimento del 65% di differenziata entro il 2016. «Per questo
dovremo innanzitutto potenziare in modo massiccio il rifiuto organico,
che deve essere di qualità, per poter essere riutilizzato come concime
sui terreni agricoli».
Pietro Gorlani