Ancora sul "modello di riferimento", Brescia
Scritto da msirca   
venerd́ 27 aprile 2007

Il Modello di riferimento, l'inceneritore di Brescia (detto termoutilizzatore) e le trappole del teleriscaldamento:

 (tratto da una analisi del prof. Marino Ruzzenenti)

Il Modello di riferimento, l'inceneritore di Brescia (detto termoutilizzatore) e il teleriscaldamento:


LE TRAPPOLE DEL TELERISCALDAMENTO


- Nell'ultimo quinquennio a Brescia è aumentato a dismisura lo spreco di energia termica globale che dal 28% circa esplode al 50% circa, se confrontiamo l'energia prodotta e quella erogata
- La straordinaria lunghezza della rete (493 Km), teoricamente a circuito chiuso, comporta una dispersione di acqua che deve essere reintegrata in temperatura, pari a 271 m3/giorno, equivalente al consumo idrico di un paese di 1.100 abitanti!

- Lo spreco energetico è di casa a Brescia: un edificio a basso consumo energetico si può attestare sui 30-50 KWh/m2 (in Germania già ora il valore limite è 50 KWh/m2); a Brescia è superiore a 150 KWh/m2a, se consideriamo il calore prodotto. Del resto Asm ha interesse a far consumare più acqua calda per ammortizzare gli enormi costi fissi dell'impianto e della sua
manutenzione
Aumentano anche in estate la presenza di PM10 e ossidi di azoto (le centrali non sono più funzionali a produrre acqua calda, ma innanzitutto energia elettrica, e quindi funzionano a pieno ritmo tutto l'anno).
Il calore prodotto deve essere disperso nella città anche quando si raggiungono temperature elevate per l'insolazione, con un conseguente aumento della temperatura media (la scusa è che arrivando l'acqua calda in casa con costi di impianto ingenti, questa viene fatta utilizzare anche per i servizi igienici, quindi anche d'estate!).
Questo surriscaldamento della città in estate produce infine una spinta a dotarsi di impianti di condizionamento, con spreco di energia, e con effetto boomerang sull'aria della città (ma con guadagni aggiuntivi ad Asm, per l'energia elettrica consumata).
- Viene smantellata la rete del gas, con l'imposizione dei forni elettrici a induzione (venduti da Asm, con guadagno aggiuntivo di energia elettrica, ma con spreco energetico e costi maggiori per i cittadini). Del resto, mantenere una rete del gas solo per far cuocere i cibi ai cittadini è antieconomico (le tariffe non coprono neppure le spese di manutenzione)

Commenti
Una domandina....
scritto da Paolo, maggio 01, 2007

Ma, prof Ruzzenetti, oggi è meglio vivere a Brescia o in Campania?
Andate pure a manifestare in campania il 19 maggio, è facile quando poi ognuno torna a casa sua. Saluti.

Ma gli hanno anche dato un premio!
scritto da **, maggio 07, 2007

----- Original Message -----
From: Massimo Cerani
To: Mailing List NO iNC

Bresciaoggi/, 27 aprile 2007

I dati dell’Osservatorio provinciale per il 2005.

Brescia in grave ritardo: solo sette centri sfiorano il 50%.

Le tentazioni dell’inceneritore

«Differenziata» a passo di lumaca

BRESCIA. Per il quarto anno consecutivo la raccolta differenziata a
Brescia e provincia procede a passo di lumaca, passando dal 32,17
percento del 2004 al 33,22 percento del 2005. Non si è ancora raggiunta
quota 35% che il decreto Ronchi imponeva di raggiungere entro il 2003. E
nel frattempo cresce ancora la quantità di rifiuti prodotti: 12mila
tonnellate in più (10 chili ogni bresciano). Sono i principali dati che
emergono dall’osservatorio provinciale rifiuti, presentati ieri dal
presidente della Provincia Alberto Cavalli e dall’assessore all’Ambiente
Enrico Mattinzoli.

«DIFFERENZIATA» IN STALLO. L’inceneritore Asm brucia il 95 percento dei
rifiuti solidi urbani raccolti in provincia (380mila t), evita
l’apertura di nuove discariche ma anche il decollo della differenziata.
In tutta la provincia sono ancora troppo pochi i comuni che hanno
adottato la raccolta «porta a porta», una adeguata differenziazione
dell’organico; nessuna amministrazione ha adottato microchip che premino
i cittadini più ricicloni, pesando al ritiro dell’immondizia solamente
il quantitativo di indifferenziato. Eppure Brescia avrebbe il know-how
necessario per poterlo fare. Sia da esempio la vicina provincia di
Bergamo, che è arrivata al 51% di differenziata. Provincia molto simile
alla nostra per numero di comuni e vastità. Invece nel Bresciano sono
solamente 7 i comuni che hanno superato il 45% di differenziata (Adro,
Urago d’Oglio, Collebeato, Capriolo, San Zeno, San Paolo, Cologne). Nel
contempo ci sono una ventina di comuni (tutti concentrati nelle valli,
dove le operazioni di raccolta sono effettivamente più difficili) fermi
ad una percentuale di differenziata inferiore al 15%, al pari di certi
comuni del Sud Italia. Certamente ha ragione il presidente Cavalli
quando sottolinea che «rispetto al 1994 la percentuale di raccolta
differenziata è 5 volte superiore», ma il fatto che cresca costantemente
la produzione di rifiuti «non è soddisfacente, perchè crea maggiori
criticità, maggiori costi».

IL «CASO» BRESCIA. Sintomatico, per l’assessore Mattinzoli, il fatto che
il capoluogo, con i suoi 200mila abitanti, abbia raggiunto una
percentuale di differenziata di poco superiore al 33%. «Ricordo che i
dati riportati sono elaborati rispettando quelli inviatici dai Comuni e
secondo un metodo applicato in tutta Italia - aggiunge l’assessore -. Lo
dico per evitare polemiche del giorno dopo con il Comune di Brescia, che
sostiene di aver raggiunto il 42% di differenziata tenendo conto dei
rottami ferrosi stoccati nel termovalorizzatore e della carta raccolta
presso gli istituti bancari da altri soggetti oltre ad Asm. Un pretesto
chiaramente contestabile: non si calcolano infatti il 30% di ceneri
prodotte dal termovalorizzatore». Il dato inquietante riguardante la
città è invece un altro: la diminuzione del 100% dei quantitativi di
plastica raccolta negli ultimi 5 anni (che quindi viene bruciata) mentre
in provincia è cresciuta del 75%. «Per questo chiederemo ad Asm di
potenziare il numero di cassonetti per la raccolta della plastica».

STRATEGIE DELLA PROVINCIA. La Provincia di Brescia si sta impegnando da
anni per tentare di aumentare la percentuale di differenziata: ha
finanziato con 1milione e 150 mila euro il potenziamento delle isole
ecologiche - ricorda Mattinzoli -. Applica sconti sui rifiuti conferiti
all’inceneritore Asm ai comuni più ricicloni». Ma non basta. L’obiettivo
cardine del futuro piano provinciale rifiuti (di prossima approvazione)
è il raggiungimento del 65% di differenziata entro il 2016. «Per questo
dovremo innanzitutto potenziare in modo massiccio il rifiuto organico,
che deve essere di qualità, per poter essere riutilizzato come concime
sui terreni agricoli».

Pietro Gorlani



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Ultimo aggiornamento ( venerd́ 27 aprile 2007 )