Chi inquina pagherà, anche in Italia
Scritto da Bolina   
mercoledì 25 aprile 2007

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Chi inquina pagherà anche in Italia, finalmente. Con il disegno di legge "Disposizioni concernenti i delitti contro l'ambiente", il Consiglio dei Ministri si appresta infatti a stringere la morsa attorno ai reati ambientali.

Ambiente, chi inquina paga

Vittorio Strampelli,  24 aprile 2007

Consiglio dei ministri     

Via libera dal Consiglio dei ministri al ddl sugli eco-reati. Un provvedimento proposto dai ministeri dell'Ambiente e della Giustizia che prevede multe fino a 250mila euro e carcere fino a dieci anni, e introduce per la prima volta il reato di "associazione a delinquere finalizzata al crimine ambientale"

Chi inquina pagherà anche in Italia, finalmente. Con il disegno di legge "Disposizioni concernenti i delitti contro l'ambiente", il Consiglio dei Ministri si appresta infatti a stringere la morsa attorno ai reati ambientali.

Cinque articoli in tutto, che prevedono l'inserimento nel codice penale di un nuovo Titolo, il VI bis del Libro II, dedicato appunto ai "delitti contro l'ambiente", e portano l'Italia ad anticipare le direttive europee (attualmente ancora ferme allo stato di proposta della Commissione) collocando il nostro Paese in prima fila nella lotta alla eco-criminalità al pari di Spagna, Germania e Francia, che già da tempo possiedono specifiche normative a tutela dell'ecosistema.

Per la prima volta, dunque, all'ambiente viene riconosciuta adeguata dignità all'interno dei codici, prendendo atto dell'inefficacia delle esistenti sanzioni civili e amministrative fino ad ora previste anche per i reati più gravi. Reati che dalla nebulosa terminologia giuridica erano inseriti tra le "contravvenzioni", mentre adesso saranno più propriamente inquadrati come "delitti", per i quali il codice prevede pene più severe, multe più salate e tempi di prescrizione più lunghi.

Il provvedimento affida al governo la delega per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della disciplina sugli eco-reati, che vengono distinti in tre tipologie. Chi cede, acquista, riceve, trasporta, importa, esporta, procura ad altri, tratta, abbandona o smaltisce ingenti quantitativi di rifiuti in maniera illegittima rischia adesso una multa da 10mila a 30mila euro e da uno a cinque anni di reclusione. Da due a sei anni - e da 20mila a 50mila euro - per il traffico di rifiuti pericolosi, mentre nel caso di scorie radioattive le pene previste andranno da due anni e sei mesi fino a otto anni, con multe da 50mila a 200mila euro. A tutto ciò, poi, andrà aggiunto un aumento della pena di un terzo se dall'illecito deriva il pericolo concreto di una compromissione ambientale durevole o rilevante.

Particolare attenzione è stata posta anche nei confronti dei delitti ambientali in forma organizzata, nel tentativo di contrastare il fenomeno delle cosiddette ecomafie con l'introduzione del reato di "associazione a delinquere finalizzata al crimine ambientale". Un business, quello delle mafie ambientali, che dal 1994 ad oggi ammonta a quasi 180 miliardi di euro e vede coinvolti oltre 200 clan criminali. Secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, infatti, solo nel 2006 sono state accertate 23.668 infrazioni (in linea con l'anno precedente, che ne aveva fatte registrare 23.660), con Sicilia, Calabria, Puglia e Campania in testa alla classifica, totalizzando il 45,9 per cento dei reati ambientali totali.

Un'arma in più per le forze dell'ordine, dunque, che fino ad ora potevano avvalersi solo dell'articolo 53bis del "decreto Ronchi" del ‘97, oggi sostituito dall'articolo 260 del Codice dell'ambiente che ha portato dal 2002 a oggi 70 inchieste in tutta Italia, con l'eccezione della Valle d'Aosta, e ha visto 463 trafficanti arrestati, 1.594 persone denunciate e 453 aziende coinvolte.

Il ddl, tuttavia, non introduce solo punizioni, ma anche meccanismi che premiano quanti, attivandosi, impediscono, eliminano o riducono i danni ambientali. Pene dunque ridotte a due terzi per chi darà prova di "ravvedimento operoso" e introduzione di una "causa di non punibilità" per chi ripara al proprio danno prima dell'azione penale.

Questo perché la legge - a maggior ragione il diritto penale, che prevede tra le sue sanzioni la riduzione della libertà personale - deve essere utile a educare, prima ancora che a reprimere. "Prevenire è meglio che curare", si direbbe oggi. Una conclusione raggiunta già duemila anni fa da Seneca, che nel De Ira, rifacendosi a Platone, affermava "Nemo prudens punit quia peccatum est, sed ne peccetur; reuocari enim praeterita non possunt, futura prohibentur", ovvero "Nessun uomo prudente infligge una punizione perché c'è una colpa, ma perché non si commetta colpa: il passato non si può più revocare, il futuro lo si previene".


Commenti
eco-reati
scritto da M. Sirca, aprile 26, 2007

Mi verrebbe da dire..."Peccato che il Governo stesso si macchi di un “eco-reato” con il suo comportamento sui CIP6 o certificati verdi, che continua a sfilare dalle tasche dei cittadini attraverso la bolletta ENEL miliardi di euro destinati alle rinnovabili e regalati agli inquinatori. O basta il pateracchio ancora indefinito combinato con la finanziaria che per ora mantiene in pratica lo “status quo” a assolverlo?"




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Ultimo aggiornamento ( mercoledì 25 aprile 2007 )