Rubbia e il solare termodinamico
Scritto da msirca   
sabato 09 dicembre 2006

Carlo Rubbia, premio Nobel, "assunto" dagli spagnoli dopo che la sua idea di sviluppare il solare termodinamico in Sicilia era stata bocciata dal precedente governo.          (dal Il Secolo XIX  Domenica 29 ottobre 2006)

Sarà inaugurato entro l'anno in Andalusia il primo nucleo della più grande centrale d'Europa. Potrà fornire elettricità a oltre 180 mila utenze
Una città a energia solare - in Spagna inizia l'avventura             A. F. P. (Traduzione di Isabella Villa)

La centrale si estende su un campo di circa 70 ettari dove sono stati piantati 624 specchi che concentrano i raggi su una caldaia.....

Siviglia.

 La Spagna si appresta ad avviare la produzione del più grande complesso di centrali
solari termodinamiche d'Europa nel sito di Sanlucar La Mayor, vicino a Siviglia, per ridurre,
grazie al contributo del sole dell'Andalusia, la dipendenza dal petrolio.

«In Andalusia ci sono 320 giorni di sole all'anno», assicura il professor Valeriano Ruiz, direttore del laboratorio di termodinamica dell'università di Siviglia, lamentandosi della pioggia che scende a dirotto proprio nel giorno dellla visita dei giornalisti alla centrale. La prima centrale di questo complesso è già stata completata e dovrebbe essere inaugurata prima della fine dell'anno. La sua potenza installata è di 11 megawatt, un po' di più rispetto a quella di Pocking, in Germania che con 10 Mw, sarà ancora per poco tempo la prima centrale a produzione di energia solare europea.

Ma a Sanlucar La Mayor è prevista la costruzione totale di otto centrali per
portare la potenza complessiva a 302 Mw da qui al 2010. Al completamento dei lavori, questo
centro sarà capace di fornire energia a 180 mila utenti, l'equivalente di una città come
Siviglia. Il gruppo Abengoa ha investito 35 milioni di euro nella prima centrale ed è prevista
una spesa totale di 1,3 miliardi di euro per l'intero complesso. Questa prima centrale si
presenta sotto forma di una vasto campo di circa 70 ettari dove sono piantati 624 specchi
orientabili che hanno una superficie di 121 metri quadrati ciascuno e che sono fissati su
pilastri di metallo disposti a chiocciola ai piedi di una torre che domina la campagna andalusa
dall'alto dei suoi 115 metri. Questi specchi permettono di concentrare i raggi del sole su un
punto focale situato sulla zona più alta della torre dove è installata una caldaia. Lo scopo è
quello di ottenere una temperatura tra i 600 e i mille gradi centigradi in modo da scaldare un
fluido e ottenere del vapore che azioni un sistema di turbine e alternatori che generano
l'elettricità. Questa tecnologia, l'eliotermodinamismo assicura il professor Ruiz che è un
esperto di energie rinnovabili, permette un miglior rendimento rispetto alla produzione di
elettricità di origine fotovoltaica (pannelli solari). «È la sola aggiunge capace di fornire
una potenza simile a quella delle centrali a energia fossile». Non c'è bisogno di silicio, un
elemento chimico indispensabile per fabbricare delle cellule fotovoltaiche, molto costose, e
non ci sono emissioni di anidride carbonica (Co2), principale causa dell'effetto serra,
responsabile del riscaldamento climatico. Al contrario serve dello spazio (come minimo 2 ettari per Mw) ed è necessario il sole (1.900 Kwh/m2/anno). Ma il sole, contrariamente al petrolio, è
una fonte di energia inesauribile e gratuita, fa notare il professor Ruiz.

E la tecnologia è diventata redditizia da quando il governo spagnolo ha approvato una legge per imporre un prezzo d'acquisto dei kilowatt/ora prodotti dall'energia solare più caro rispetto a quelli prodotti con altri sistemi, sottolinea Ruiz. «Questa è la vera ragione per cui inizia a decollare», riconosce. Ma questo sostegno economico dello Stato è giustificato dall'interesse ecologico di questa tecnologia, fa notare. «Questa centrale sottolinea è esportabile non importa dove, basta che ci sia sole in abbondanza, in Marocco, in Algeria, in Egitto». «Nel Sud della Francia è ugualmente possibile», aggiunge ricordando l'esperienza della centrale termosolare Themis de Targassonne, nei Pirenei orientali, operativa negli anni ottanta.

E l'Italia? Qui a Siviglia ce n'è una traccia, perché uno dei padri del progetto è il professor Carlo Rubbia, premio Nobel, "assunto" dagli spagnoli dopo che la sua idea di sviluppare il solare termodinamico in Sicilia era stata bocciata dal precedente governo.

Commenti
L'avvocato del diavolo (è giusto preoccuparsi, ma....)
scritto da msirca, dicembre 10, 2006

----- Original Message -----
From: maurizio pallante
To: (....)
Sent: Friday, December 08, 2006 5:28 PM
Subject: R: [NoInc] Cosa farne dell'area dell'inceneritore (con recupero di parti di inpianto)

In quei settanta ettari (avete idea di quanto sia?) non ci sarà più la fotosintesi clorofilliana, ovvero non verrà assorbita la CO2 dalle piante. Speriamo che il terreno dove sorge questo capolavoro (grande è bello???) fosse deserto. Le rinnovabili per non generare forme di impatto ambientale devono svilupparsi in piccole e piccolissime taglie per autoconsumo. Il fotovoltaico sui tetti delle case, delle fabbriche e dovunque l'inorganico abbia già sostituito l'organico. Inoltre le piccole taglie consentono di effettuare scambi locali, con riduzione delle perdite di tarsmissione (che per la quota autoconsumata sono nulle) e di ridefinire la rete come somma di piccole reti locali, sul modello di internet. A me sembra che questo sia il modello da perseguire.
Maurizio Pallante

----- Original Message -----
From: mariangela sirca
To: Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo (…)
Sent: Sunday, December 10, 2006 11:52 AM
Subject: Re: [NoInc] Cosa farne dell'area dell'inceneritore (con recupero di parti di inpianto)

Vero, speriamo che non siano stati tagliati alberi (settantametri per diecimilametri sarebbero una importante area boschiva anche se imparagonabile alle aree uguali a intere regioni o nazioni di foreste pluviali o che vengono distrutte per fare un' unica annata di soia o di mais o per fare mobili e oggetti di lusso per noi occidentali e giapponesi in primis), ma è anche vero che la sintesi clorofilliana mancata è compensata dalla mancata emissione di CO2.
Sono d'accordo che bisogna indignarsi per ogni abbattimento di albero specialmente se ingiustificato, cosa che avviene quasi tutti i giorni a Firenze per esempio o a Sesto Fiorentino.
E' il senso della misura che non deve mancare, non abbattere più bisonti di quanto ne occorrano per sopravvivere, e poi non si sta parlando del recupero di un'area dove sorgeva un inceneritore, ho capito male?
Un saluto, Mariangela Sirca




busy
Ultimo aggiornamento ( venerd́ 15 dicembre 2006 )