Come esperti e ricercatori che agiscono in supporto alle
campagne per una evoluzione virtuosa dei sistemi di gestione dei
materiali post-consumo, secondo le direttrici di una strategia Rifiuti
Zero ed in coerenza con la visione di una Economia Circolare, ci è stato
chiesto di predisporre alcune note di valutazione critica
dello
Schema di Decreto applicativo dell’art.35 del cosiddetto
“Sblocca-Italia”, fornendo al contempo videnze e valutazioni sugli
errori fattuali e concettuali dello stesso. Questa nota è il prodotto
delle riflessioni da noi condivise, e viene messa a disposizione di chi,
decisore, attivista, amministratore, cittadino che ha a cuore il tema,
intende informare in modo corretto il dibattito locale, e stimolare la
formazione di posizioni istituzionali (a partire dalle Regioni,
destinatarie della proposta di Decreto) avverse allo Schema di Decreto, e
concordi con i principi di sostenibilità e beneficio economico e
sociale alle comunità locali.
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Nota di Rilascio
Come esperti e ricercatori che agiscono in supporto alle campagne per una evoluzione virtuosa dei sistemi di gestione dei materiali post-consumo, secondo le direttrici di una strategia Rifiuti Zero ed in coerenza con la visione di una Economia Circolare, ci è stato chiesto di predisporre alcune note di valutazione critica
dello Schema di Decreto applicativo dell’art.35 del cosiddetto “Sblocca-Italia”, fornendo al contempo videnze e valutazioni sugli errori fattuali e concettuali dello stesso. Questa nota è il prodotto delle riflessioni da noi condivise, e viene messa a disposizione di chi, decisore, attivista, amministratore, cittadino che ha a cuore il tema, intende informare in modo corretto il dibattito locale, e stimolare la formazione di posizioni istituzionali (a partire dalle Regioni, destinatarie della proposta di Decreto) avverse allo Schema di Decreto, e concordi con i principi di sostenibilità e beneficio economico e sociale alle comunità locali.
Gli estensori della nota mettono a disposizione la stessa per tutte le azioni e valutazioni di conseguenza, e sono disponibili per gli eventuali approfondimenti. -Natale Belosi
Coordinatore Scientifico Ecoistituto di Faenza
-Agostino Di Ciaula
Medico, Coordinatore Comitato Scientifico ISDE – Medici per l’Ambiente
-Enzo Favoino
Scuola Agraria del Parco di Monza, Coordinatore Scientifico ZWE - Zero Waste Europe
-Beniamino Ginatempo
Professore Ordinario di Fisica, Università di Messina
-Andrea Masullo
Ingegnere Ambientale, Direttore Scientifico Greenaccord
-Piergiorgio Rosso
Ingegnere Esperto Sistemi Industriali
-Federico Valerio
Chimico Ambientale
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Note critiche sullo schema di decreto applicativo
dell'art.35 del c.d. "sblocca-Italia".
Lo schema di decreto è costruito in modo da valutare le "necessità di
ulteriore capacità di incenerimento" nelle diverse aree. Il documento
presenta diversi errori, sia concettuali che fattuali:
A) sul piano
generale (errore di impostazione concettuale): lo Schema di Decreto
presuppone di volere rispondere alle criticità presenti sul territorio
nazionale, onde evitare procedure di infrazione per mancato rispetto
delle Direttive. Ci si riferisce, con
ogni evidenza, alla Direttiva
99/31 sulle discariche, ed in particolare al mancato rispetto (in alcune
parti del territorio nazionale) dell’obbligo di pretrattamento, sancito
dall’art.
6, punto a) (“solo il rifiuto trattato viene collocato in
discarica”, obbligo poi ripreso dal Dlgs. 36/03 di recepimento della
Direttiva). Il problema è che lo Schema di Decreto assume che tale
obbligo vada rispettato mediante sistemi di trattamento termico, e che
il
rifiuto urbano residuo (RUR) debba dunque passare attraverso
sistemi di incenerimento (o co-incenerimento): questo non è
condivisibile, né corretto, in quanto non c’è nulla che
attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, ed esistono invece altri sistemi di pretrattamento
B) nel merito tecnico (errori e distorsioni fattuali) tanti passaggi di
calcolo sono errati, artificiosamente errati, ed al solo scopo
strumentale di massimizzare il calcolo delle necessità di ulteriore
incenerimento. Tra le distorsioni di calcolo ed assunti erronei
fondamentali elenchiamo:
• si assume il conseguimento del 65% di RD (e non un decimo di
percentuale di più, come se tale livello fosse il livello massimo e non
minimo di RD previsto dalle disposizioni nazionali; sappiamo invece che
ulteriori scenari virtuosi e livelli incrementali di RD si aprono
sempre, quando si consolidano schemi basati su RD
porta a porta e tariffazione puntuale)
• non si tiene conto di quei Piani Regionali che già da tempo prevedono
comunque obiettivi di RD superiori, ed in certi casi (es. Veneto)
marcatamente superiori al 65%: le Regioni verranno costrette a rivederli
al ribasso?
• non vengono minimamente considerati gli effetti
quantitativi di programmi di prevenzione/riduzione del rifiuto (si
assume solo una “invarianza del quantitativo di RU”), che sono però resi
obbligatori o dalla Direttiva 2008/98, art. 29 (la citazione delle
Direttive da parte del documento è dunque decisamente sbilanciata, e
l'impianto del documento stesso ci mette a rischio infrazione quando
invece dichiara di volerle evitare)
o dallo stesso Programma
Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, incluse le indicazioni fornite dal
Comitato Tecnico Scientifico per l’attuazione del Programma Nazionale
di Prevenzione
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• viene impropriamente computata una necessità di incenerimento del 10%
dei materiali da raccolta differenziata, quando o le percentuali di
scarti, nei modelli domiciliari (quelli di riferimento per il
conseguimento degli obiettivi nazionali di RD e soprattutto per quelli
incrementali ora in discussione nell’ambito del dibattito su Economia
Circolare a livello UE) sono inferiori, a volte marcatamente inferiori o
non tutti gli scarti da attività di riciclaggio sono inceneribili (es.
scarti da vetrerie) o gran parte degli scarti inceneribili sono anche,
in modo più coerente con le
gerarchie UE, e con migliore profitto economico, riciclabili (es. plastiche eterogenee)
• si assume una produzione del 65% di CSS dagli impianti di
pretrattamento (dato artificiosamente al rialzo, rispetto alla realtà
degli stessi impianti di preparazione CSS, che pure non rientrano nelle
strategie che noi condividiamo)
• pur non condividendo noi la
strategia del co-incenerimento, occorre rilevare che gli stessi
quantitativi avviati a co-incenerimento, che vanno dunque in detrazione
al
computo delle necessità complessive di incenerimento, sono
largamente sottostimati, essendo basati sui dati 2013 che non tengono
conto degli effetti incrementali determinati dal “Decreto Clini”
nell’ultimo biennio
• soprattutto, non si prevedono assolutamente
scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con recupero
di materia (cosiddette "Fabbriche dei Materiali") che non solo sono
praticabili e praticati, anche per la riconversione di vecchi impianti
di TMB (per i quali lo Schema di Decreto assume invece la continuazione
della produzione di CSS), ma si stanno diffondendo nelle programmazioni
locali in molte parti d'Italia in modo da
o o farlo secondo
declinazioni virtuose e rispettose della primazia del recupero materia o
farlo con minore impegno di risorse finanziarie per unità di capacità
operativa installata (i costi di investimento specifici di tali impianti
sono di
300-500 Euro/t.anno, contro 1000-1500 Euro/t.anno necessari
per gli impianti di incenerimento) il che consente di riservare
maggiori risorse alla attivazione dei sistemi di RD ed all’impiantistica
dedicata al riciclo ed al compostaggio
o mantenere flessibilità nel
medio-lungo termine, grazie alla convertibilità di tali impianti a
trattare materiali da RD, il che consente di accompagnare la crescita
delle raccolte differenziate e la minimizzazione progressiva del RUR
C) infine, e questo è il maggiore difetto di analisi dello Schema di Decreto (errore di
prospettiva), non si prendono neanche in minima considerazione gli
scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a
livello UE, nel corso del dibattito sulla "Economia Circolare"; scenari
che con ogni probabilità porteranno ad un
aumento degli obiettivi di
recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema di
Decreto). Evidentemente, la cosa non potrà coesistere con una
situazione di
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infrastrutturazione "pesante", come previsto dallo Schema di Decreto,
mediante impianti che richiedono alimentazione con flussi di RUR
garantiti per 20-30 anni. Questo sarebbe
lo stesso errore fatto
negli anni ’90 dai Danesi, che tuttavia se ne sono accorti e non a caso
hanno adottato una strategia nazionale di gestione delle risorse che
prevede ora una
“exit strategy” dall’incenerimento al grido di “ricicliamo di più, inceneriamo di meno”1.
1 Denmark without waste – recycle more, incinerate less. The Danish Government, 2013.
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