Il 15 marzo 2008 su Canale 10 l’allora presidente della Provincia di Firenze,
Matteo Renzi, accusò l’onco-ematologa Patrizia Gentilini dei Medici per
l’Ambiente e sostenitrice della pericolosità degli inceneritori, di allarmismo...
...Gli inceneritori sono dannosi? “Se metti una tonnellata di rifiuti in un forno
inceneritore” così l’ambientalista Domenico Finiguerra “una quota (fino a un
terzo) ti resta in ceneri da smaltire in discariche di servizio, una quota (per
la pulizia degli impianti) va in liquidi e quindi nel ciclo idrico, una quota è
trattenuta nei filtri. E il resto? Non sparisce di certo. Non si distrugge.
Semplicemente vola via.
http://ambiente.tiscali.it/socialnews/Carnemolla/15269/articoli/Tossilo-Sardegna-l-affare-dell-inceneritore.html
Tossilo, Sardegna: l'affare dell'inceneritore
di Stefania Elena Carnemolla
Il 15 marzo 2008 su Canale 10 l’allora presidente della Provincia di Firenze,
Matteo Renzi, accusò l’onco-ematologa Patrizia Gentilini dei Medici per
l’Ambiente e sostenitrice della pericolosità degli inceneritori, di allarmismo:
“Lei non può dire che il termovalorizzatore fa venire il tumore, lei sta
facendo del terrorismo, ci vedono le persone malate che in questo momento hanno
un tumore e che arrivano a immaginare che sia colpa di scelte infrastrutturali,
questa è una gigantesca baggianata”.
Oggi che Renzi è a Palazzo Chigi, il clima non è cambiato. Con lo
Sblocca-Italia il governo ha di fatto sancito l’erosione delle autonomie
locali, ora sacrificate alle opere “strategiche”, di “pubblica utilità”,
“urgenti”, “indifferibili”. Prendiamo un inceneritore. Prendiamo una protesta.
Gli inceneritori sono dannosi? “Se metti una tonnellata di rifiuti in un forno
inceneritore” così l’ambientalista Domenico Finiguerra “una quota (fino a un
terzo) ti resta in ceneri da smaltire in discariche di servizio, una quota (per
la pulizia degli impianti) va in liquidi e quindi nel ciclo idrico, una quota è
trattenuta nei filtri. E il resto? Non sparisce di certo. Non si distrugge.
Semplicemente vola via. Piccole (nano) particelle che prima o poi te le ritrovi
nell’insalata o nel latte, anche materno. Nanopolveri di dimensioni
infinitesimali e nocive che spesso sono composte da cromo, cadmio, nichel,
arsenico, mercurio. Tant’è che ormai sono decine gli studi che indicano
chiaramente l’incremento di tumori nei pressi degli inceneritori”.
In Sardegna il Consorzio Industriale di Macomer, ente in liquidazione, ha
presentato un progetto per una nuova linea di termovalorizzazione presso il
sistema di trattamento rifiuti di Macomer/Tossilo. Il progetto è stato
illustrato al pubblico il 3 ottobre scorso nella sala conferenze delle ex
Caserme Mura, a Macomer. Una presentazione più di ombre che di luci. Dopo aver
rassicurato la comunità locale, parlato di “ridotto impatto ambientale”,
“minima diffusione di sostanze inquinanti e nocive”, alla domanda di una
cittadina sulla “riduzione delle emissioni rispetto ai parametri attuali”, la
risposta dei tecnici è stata: non li abbiamo.
Seppure in liquidazione, il Consorzio Industriale di Macomer ha depositato al
SAVI della Regione Sardegna un’istanza di valutazione di impatto ambientale per
la “Realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 30 MWt presso il
sistema di trattamento di rifiuti Macomer/Tossilo”. Lo scorso 22 ottobre la
senatrice cagliaritana Manuela Serra del M5S ha inviato al SAVI, a seguito del
deposito dell’istanza, un documento, sottoscritto dai senatori del M5S Andrea
Cioffi, Ivana Simeoni, Francesco Molinari, Giovanna Mangili, Luigi Gaetti,
Barbara Lezzi, Sara Paglini, Alberto Airola, con cui è stato chiesto di “dichiarare
l’incompatibilità ambientale del progetto”. Il SAVI, diretto dall’ingegnere
Gianluca Cocco, ad oggi non ha ancora risposto.
Tante le osservazioni. Ad esempio, può un commissario liquidatore abbracciare
nuovi progetti, dimenticando che per legge dovrebbe occuparsi solo
dell’ordinaria amministrazione? Così il documento dei senatori del M5S:
“L’impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani (RSU) in essere da circa
vent’anni nella pianura di Tossilo/Macomer e gestito dalla società Tossilo
S.p.a., società di proprietà quasi esclusiva del Consorzio Industriale di
Macomer, è considerato, ormai, obsoleto per vizi di costruzione e per la non
corretta manutenzione eseguita nel tempo. Orbene, il consorzio in questione è
stato soppresso ex art. 7 comma 38 della legge regionale del 5 marzo 2008 n° 3
e della legge regionale del 25 luglio 2008 n° 10, relativa al riordino delle
funzioni in materia di aree industriali. Quest’ultima, peraltro, prevede che
gli organi consortili in carica, al momento dell’entrata in vigore della legge
de qua, svolgano funzioni di ordinaria amministrazione, sino alla costituzione
dei nuovi organi. In tal guisa, il commissario liquidatore in carica dovrebbe
occuparsi solo della ordinaria amministrazione e non di investimenti a lungo termine”.
Perché i due commissari liquidatori nel mirino, entrambi nominati dalla giunta
Cappellacci, hanno ora aperto la strada ora sostenuto la realizzazione di un
impianto dagli alti costi? 40 milioni di euro, questa la cifra anticipata dal
bando di gara con appalto poi vinto con un importo di aggiudicazione di
34.627.022 euro dalla Area Impianti di Albignasego e dalla Monsud di Avellino,
che per Tossilo hanno collaborato con la Martino Associati, società di
ingegneria e tecnologie ambientali di Grosseto.
Era commissario liquidatore del Consorzio ai tempi del bando Bruna Farci
scomparsa tragicamente il 26 aprile 2013, e che nel 2012 era stata nominata
dalla Giunta regionale amministratore unico della Tossilo spa, la società per
la gestione dell’inceneritore e della discarica di Macomer. A Farci fu
contestato il doppio incarico, mentre dubbi furono espressi sul “potere del
commissario liquidatore di avviare il bando di concorso”. Poteva, cioè, un ente
in liquidazione prendere “decisioni così importanti per il futuro”? Farci si
difese attribuendo ad altri la decisione: “Quanto alle critiche sul mio ruolo,
dal punto di vista amministrativo sto seguendo ciò che mi viene indicato dalla
Regione”.
Ciononostante, quando nel marzo 2013 si dimise dall’incarico di commissario
liquidatore, mantenne quello di amministratore unico della Tossilo spa. Il 2
maggio 2013 la Giunta Cappellacci nominò al suo posto Roberto Pisu, già
dirigente dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Sardegna e che nel 2012
in quel ruolo aveva dato “parere contrario” a un “progetto alternativo
all’incenerimento” presentato dal comitato Non bruciamoci il futuro.
Con nota Prot. n. 1397 del 22 agosto 2013 il Consorzio Industriale di Macomer
comunicò l’aggiudicazione definitiva dell’appalto a seguito della
“deliberazione del Commissario liquidatore del Consorzio Macomer n. 49 del 21
agosto 2013” e quindi di Pisu, che il 3 ottobre 2014, deludendo le aspettative
dei cittadini, non ha preso parte alla pubblica assemblea per discutere del
nuovo progetto.
Gli inceneritori, dove vengono spesso distrutti materiali riutilizzabili, con
tanto di stop alla cultura della raccolta differenziata, sono un affare, ma non
per i cittadini. In Italia, ricordano i senatori del M5S, i progetti di
costruzione di tali impianti, “equiparati agli impianti produttivi di energie
rinnovabili”, sono “incentivati grazie ai finanziamenti statali” con un rincaro
del 7% in bolletta elettrica. In mancanza di contributi pubblici, infatti, “gli
inceneritori non sarebbero vantaggiosi per gli investitori sotto il profilo
economico”. Parte dei finanziamenti per Tossilo sono arrivati dai fondi
comunitari (un documento della Regione Sardegna sul Fondo Europeo di Sviluppo
Regionale per gli anni 2007-2013 parla di 20.155.498 euro) tanto da portare,
considerata la pericolosità ambientale del progetto, alla denuncia in sede
comunitaria per “uso improprio di fondi comunitari”.
Un progetto, quindi, contro le stesse politiche comunitarie, fatto, questo,
denunciato dai senatori del M5S che nel documento lamentano la “mancanza di una
valutazione ragionevole delle reali potenzialità produttive dei luoghi
coinvolti dall’iniziativa” considerata la “naturale vocazione agro-alimentare
della zona interessata”. In un “raggio di circa venti chilometri” ricorda
infatti il documento “sono oltre milletrecento, con circa duemila lavoratori
impiegati, le aziende di allevamento di bovini e ovi-caprini che verranno
coinvolte dalle attività dell’inceneritore”. Un’attività che, oltre ad apparire
“irragionevole”, non si concilia con la “politica dell’Unione Europea che in
agricoltura intende investire sulla sostenibilità e sulla qualità dei prodotti
agroalimentari”. Tale scelta risulta pertanto “incompatibile con la presenza di
un inceneritore in prossimità di aziende produttrici di prodotti alimentari di
eccellenza” dislocate in un territorio “particolarmente delicato” oltre che
“adiacente alle aree S.I.C. e Z.P.S. dell’altopiano di Abbasanta e Campeda”. E
ancora: “Gli impianti di incenerimento sono classificati come impianti
insalubri di prima classe ex art. 216 TU delle leggi sanitarie, ciò in
considerazione del fatto che le sostanze prodotte dalla combustione e le micro
particelle, soprattutto PM 2,5 vengono agevolmente veicolati attraverso il
vento e i corsi d’acqua, di cui, peraltro, è ricca la zona interessata dal
progetto”.
A rischio non solo le economie locali, ma anche il patrimonio archeologico,
come la Tomba dei Giganti di Castigadu o S’Altare, poco lontana dal muro di
cinta dell’inceneritore, per non parlare dell’antica strada romana che passava
lì vicino (tutt’intorno sono ancora visibili i resti di un abitato d’epoca
romana): “La zona denominata Campo Castigadu e conosciuta oggi come Tossilo”
ricorda il documento dei senatori del M5S “assume una grande rilevanza anche
dal punto di vista storico. Tali luoghi furono, infatti, nel 1478 il teatro
della Battaglia di Macomer. Nelle vicinanze dei luoghi ove sarà messo in
funzione il nuovo impianto si trovano altresì: il nuraghe Orbentile (o
Sardosu), il nuraghe Lavredu, la Tomba dei Giganti Lavredu, il Dolmen Bidui, il
Nuraghe Bidui, il Nuraghe Sa Pedra, il Nuraghe Su Salighe, il Nuraghe Tossilo.
Per questi motivi, a fortiori, appare, dunque, non sostenibile la convivenza di
un sito archeologico di tale rilievo con l’impianto industriale in oggetto”.
Gli inceneritori sono dannosi, né si può invocare a loro giustificazione il
tentativo di ridurne le emissioni. “L’incenerimento dei rifiuti, denunciano
infatti i senatori del M5S “a prescindere dalla tipologia adottata e dal
materiale impiegato per la combustione (rifiuti urbani, ospedalieri,
industriali), produce ceneri e fumi inquinanti contenenti polveri sottili, PM
10 e PM 2,5, e ultrafini inferiori a 0,1 micron, composte da sostanze chimiche:
metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, piombo, cromo, benzene,
diossine, ossidi di azoto e altre sostanze nocive per la salute umana, degli
animali e per la salubrità dell’ambiente. Inoltre, tali sostanze sono
accumulabili negli organismi viventi e veicolabili dagli animali all’uomo che
si ciba delle carni, del latte e dei derivati. Gli effetti incidono soprattutto
su bambini, anziani e donne in gravidanza attraverso l’aumento del rischio,
nelle popolazioni interessate, di una maggiore incidenza di tumori, di malattie
cardiocircolatorie e polmonari, oltre a possibili alterazioni del sistema
endocrino, immunitario e neurologico. La letteratura in materia evidenzia,
segnatamente, aumenti di tumori al fegato, alla laringe, allo stomaco, al colon
retto, alla vescica, al rene, alla mammella”.
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Inviato da: Gian D <
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