Inceneritori: malaffare organizzato (e impunito)
Scritto da msirca   
marted́ 02 dicembre 2014

Il 15 marzo 2008 su Canale 10 l’allora presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, accusò l’onco-ematologa Patrizia Gentilini dei Medici per l’Ambiente e sostenitrice della pericolosità degli inceneritori, di allarmismo...

...Gli inceneritori sono dannosi? “Se metti una tonnellata di rifiuti in un forno inceneritore” così l’ambientalista Domenico Finiguerra “una quota (fino a un terzo) ti resta in ceneri da smaltire in discariche di servizio, una quota (per la pulizia degli impianti) va in liquidi e quindi nel ciclo idrico, una quota è trattenuta nei filtri. E il resto? Non sparisce di certo. Non si distrugge. Semplicemente vola via.

http://ambiente.tiscali.it/socialnews/Carnemolla/15269/articoli/Tossilo-Sardegna-l-affare-dell-inceneritore.html

Tossilo, Sardegna: l'affare dell'inceneritore
di Stefania Elena Carnemolla

Il 15 marzo 2008 su Canale 10 l’allora presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, accusò l’onco-ematologa Patrizia Gentilini dei Medici per l’Ambiente e sostenitrice della pericolosità degli inceneritori, di allarmismo: “Lei non può dire che il termovalorizzatore fa venire il tumore, lei sta facendo del terrorismo, ci vedono le persone malate che in questo momento hanno un tumore e che arrivano a immaginare che sia colpa di scelte infrastrutturali, questa è una gigantesca baggianata”.

Oggi che Renzi è a Palazzo Chigi, il clima non è cambiato. Con lo Sblocca-Italia il governo ha di fatto sancito l’erosione delle autonomie locali, ora sacrificate alle opere “strategiche”, di “pubblica utilità”, “urgenti”, “indifferibili”. Prendiamo un inceneritore. Prendiamo una protesta. Gli inceneritori sono dannosi? “Se metti una tonnellata di rifiuti in un forno inceneritore” così l’ambientalista Domenico Finiguerra “una quota (fino a un terzo) ti resta in ceneri da smaltire in discariche di servizio, una quota (per la pulizia degli impianti) va in liquidi e quindi nel ciclo idrico, una quota è trattenuta nei filtri. E il resto? Non sparisce di certo. Non si distrugge. Semplicemente vola via. Piccole (nano) particelle che prima o poi te le ritrovi nell’insalata o nel latte, anche materno. Nanopolveri di dimensioni infinitesimali e nocive che spesso sono composte da cromo, cadmio, nichel, arsenico, mercurio. Tant’è che ormai sono decine gli studi che indicano chiaramente l’incremento di tumori nei pressi degli inceneritori”.

In Sardegna il Consorzio Industriale di Macomer, ente in liquidazione, ha presentato un progetto per una nuova linea di termovalorizzazione presso il sistema di trattamento rifiuti di Macomer/Tossilo. Il progetto è stato illustrato al pubblico il 3 ottobre scorso nella sala conferenze delle ex Caserme Mura, a Macomer. Una presentazione più di ombre che di luci. Dopo aver rassicurato la comunità locale, parlato di “ridotto impatto ambientale”, “minima diffusione di sostanze inquinanti e nocive”, alla domanda di una cittadina sulla “riduzione delle emissioni rispetto ai parametri attuali”, la risposta dei tecnici è stata: non li abbiamo.

Seppure in liquidazione, il Consorzio Industriale di Macomer ha depositato al SAVI della Regione Sardegna un’istanza di valutazione di impatto ambientale per la “Realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione da 30 MWt presso il sistema di trattamento di rifiuti Macomer/Tossilo”. Lo scorso 22 ottobre la senatrice cagliaritana Manuela Serra del M5S ha inviato al SAVI, a seguito del deposito dell’istanza, un documento, sottoscritto dai senatori del M5S Andrea Cioffi, Ivana Simeoni, Francesco Molinari, Giovanna Mangili, Luigi Gaetti, Barbara Lezzi, Sara Paglini, Alberto Airola, con cui è stato chiesto di “dichiarare l’incompatibilità ambientale del progetto”. Il SAVI, diretto dall’ingegnere Gianluca Cocco, ad oggi non ha ancora risposto.

Tante le osservazioni. Ad esempio, può un commissario liquidatore abbracciare nuovi progetti, dimenticando che per legge dovrebbe occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione? Così il documento dei senatori del M5S: “L’impianto di incenerimento di rifiuti solidi urbani (RSU) in essere da circa vent’anni nella pianura di Tossilo/Macomer e gestito dalla società Tossilo S.p.a., società di proprietà quasi esclusiva del Consorzio Industriale di Macomer, è considerato, ormai, obsoleto per vizi di costruzione e per la non corretta manutenzione eseguita nel tempo. Orbene, il consorzio in questione è stato soppresso ex art. 7 comma 38 della legge regionale del 5 marzo 2008 n° 3 e della legge regionale del 25 luglio 2008 n° 10, relativa al riordino delle funzioni in materia di aree industriali. Quest’ultima, peraltro, prevede che gli organi consortili in carica, al momento dell’entrata in vigore della legge de qua, svolgano funzioni di ordinaria amministrazione, sino alla costituzione dei nuovi organi. In tal guisa, il commissario liquidatore in carica dovrebbe occuparsi solo della ordinaria amministrazione e non di investimenti a lungo termine”.

Perché i due commissari liquidatori nel mirino, entrambi nominati dalla giunta Cappellacci, hanno ora aperto la strada ora sostenuto la realizzazione di un impianto dagli alti costi? 40 milioni di euro, questa la cifra anticipata dal bando di gara con appalto poi vinto con un importo di aggiudicazione di 34.627.022 euro dalla Area Impianti di Albignasego e dalla Monsud di Avellino, che per Tossilo hanno collaborato con la Martino Associati, società di ingegneria e tecnologie ambientali di Grosseto.

Era commissario liquidatore del Consorzio ai tempi del bando Bruna Farci scomparsa tragicamente il 26 aprile 2013, e che nel 2012 era stata nominata dalla Giunta regionale amministratore unico della Tossilo spa, la società per la gestione dell’inceneritore e della discarica di Macomer. A Farci fu contestato il doppio incarico, mentre dubbi furono espressi sul “potere del commissario liquidatore di avviare il bando di concorso”. Poteva, cioè, un ente in liquidazione prendere “decisioni così importanti per il futuro”? Farci si difese attribuendo ad altri la decisione: “Quanto alle critiche sul mio ruolo, dal punto di vista amministrativo sto seguendo ciò che mi viene indicato dalla Regione”.

Ciononostante, quando nel marzo 2013 si dimise dall’incarico di commissario liquidatore, mantenne quello di amministratore unico della Tossilo spa. Il 2 maggio 2013 la Giunta Cappellacci nominò al suo posto Roberto Pisu, già dirigente dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Sardegna e che nel 2012 in quel ruolo aveva dato “parere contrario” a un “progetto alternativo all’incenerimento” presentato dal comitato Non bruciamoci il futuro.

Con nota Prot. n. 1397 del 22 agosto 2013 il Consorzio Industriale di Macomer comunicò l’aggiudicazione definitiva dell’appalto a seguito della “deliberazione del Commissario liquidatore del Consorzio Macomer n. 49 del 21 agosto 2013” e quindi di Pisu, che il 3 ottobre 2014, deludendo le aspettative dei cittadini, non ha preso parte alla pubblica assemblea per discutere del nuovo progetto.

Gli inceneritori, dove vengono spesso distrutti materiali riutilizzabili, con tanto di stop alla cultura della raccolta differenziata, sono un affare, ma non per i cittadini. In Italia, ricordano i senatori del M5S, i progetti di costruzione di tali impianti, “equiparati agli impianti produttivi di energie rinnovabili”, sono “incentivati grazie ai finanziamenti statali” con un rincaro del 7% in bolletta elettrica. In mancanza di contributi pubblici, infatti, “gli inceneritori non sarebbero vantaggiosi per gli investitori sotto il profilo economico”. Parte dei finanziamenti per Tossilo sono arrivati dai fondi comunitari (un documento della Regione Sardegna sul Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per gli anni 2007-2013 parla di 20.155.498 euro) tanto da portare, considerata la pericolosità ambientale del progetto, alla denuncia in sede comunitaria per “uso improprio di fondi comunitari”.

Un progetto, quindi, contro le stesse politiche comunitarie, fatto, questo, denunciato dai senatori del M5S che nel documento lamentano la “mancanza di una valutazione ragionevole delle reali potenzialità produttive dei luoghi coinvolti dall’iniziativa” considerata la “naturale vocazione agro-alimentare della zona interessata”. In un “raggio di circa venti chilometri” ricorda infatti il documento “sono oltre milletrecento, con circa duemila lavoratori impiegati, le aziende di allevamento di bovini e ovi-caprini che verranno coinvolte dalle attività dell’inceneritore”. Un’attività che, oltre ad apparire “irragionevole”, non si concilia con la “politica dell’Unione Europea che in agricoltura intende investire sulla sostenibilità e sulla qualità dei prodotti agroalimentari”. Tale scelta risulta pertanto “incompatibile con la presenza di un inceneritore in prossimità di aziende produttrici di prodotti alimentari di eccellenza” dislocate in un territorio “particolarmente delicato” oltre che “adiacente alle aree S.I.C. e Z.P.S. dell’altopiano di Abbasanta e Campeda”. E ancora: “Gli impianti di incenerimento sono classificati come impianti insalubri di prima classe ex art. 216 TU delle leggi sanitarie, ciò in considerazione del fatto che le sostanze prodotte dalla combustione e le micro particelle, soprattutto PM 2,5 vengono agevolmente veicolati attraverso il vento e i corsi d’acqua, di cui, peraltro, è ricca la zona interessata dal progetto”.

A rischio non solo le economie locali, ma anche il patrimonio archeologico, come la Tomba dei Giganti di Castigadu o S’Altare, poco lontana dal muro di cinta dell’inceneritore, per non parlare dell’antica strada romana che passava lì vicino (tutt’intorno sono ancora visibili i resti di un abitato d’epoca romana): “La zona denominata Campo Castigadu e conosciuta oggi come Tossilo” ricorda il documento dei senatori del M5S “assume una grande rilevanza anche dal punto di vista storico. Tali luoghi furono, infatti, nel 1478 il teatro della Battaglia di Macomer. Nelle vicinanze dei luoghi ove sarà messo in funzione il nuovo impianto si trovano altresì: il nuraghe Orbentile (o Sardosu), il nuraghe Lavredu, la Tomba dei Giganti Lavredu, il Dolmen Bidui, il Nuraghe Bidui, il Nuraghe Sa Pedra, il Nuraghe Su Salighe, il Nuraghe Tossilo. Per questi motivi, a fortiori, appare, dunque, non sostenibile la convivenza di un sito archeologico di tale rilievo con l’impianto industriale in oggetto”.

Gli inceneritori sono dannosi, né si può invocare a loro giustificazione il tentativo di ridurne le emissioni. “L’incenerimento dei rifiuti, denunciano infatti i senatori del M5S “a prescindere dalla tipologia adottata e dal materiale impiegato per la combustione (rifiuti urbani, ospedalieri, industriali), produce ceneri e fumi inquinanti contenenti polveri sottili, PM 10 e PM 2,5, e ultrafini inferiori a 0,1 micron, composte da sostanze chimiche: metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, piombo, cromo, benzene, diossine, ossidi di azoto e altre sostanze nocive per la salute umana, degli animali e per la salubrità dell’ambiente. Inoltre, tali sostanze sono accumulabili negli organismi viventi e veicolabili dagli animali all’uomo che si ciba delle carni, del latte e dei derivati. Gli effetti incidono soprattutto su bambini, anziani e donne in gravidanza attraverso l’aumento del rischio, nelle popolazioni interessate, di una maggiore incidenza di tumori, di malattie cardiocircolatorie e polmonari, oltre a possibili alterazioni del sistema endocrino, immunitario e neurologico. La letteratura in materia evidenzia, segnatamente, aumenti di tumori al fegato, alla laringe, allo stomaco, al colon retto, alla vescica, al rene, alla mammella”.

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