rifiuti da riciclaggio ? Lucca : le mistificazioni del caso Lucart
Scritto da Claudio   
giovedì 26 ottobre 2006

IL DISTRETTO CARTARIO LUCCHESE GIOCA LA CARTA DELL’INCENERIMENTO
La lucchesia è la sede del maggior distretto cartario d’Italia e del Mediterraneo. In questo contesto il tentativo di LUCART (o Cartiera Lucchese) che rappresenta una delle maggiori produttrici di carta”tissue”(quello del “patinato”spot “la carta che salva gli alberi”) di realizzare un inceneritore mascherato da “centrale a biomasse” assume un rilievo nazionale. Tale impianto dovrebbe bruciare i fanghi derivanti dai processi di disinchiostrazione dei maceri adoperati per produrre carta”usa e getta” ad alta gradazione di bianco(brightness) per un quantitativo di circa 400t/giorno mischiate a legno derivante dalle pulizie dei boschi e non solo.

 

La cartiera forte della legislazione in vigore (dlgs 387/2003 e dell’attuativo decreto Scaiola del 5 maggio 2006) cerca di ammantare questo intervento come un “servizio al riciclaggio della carta” visto che LUCART intende produrre tissue solo a partire da maceri. Ciò gli consentirebbe in un sol botto di smaltire la crescente mole di fanghi a costo zero ed in più di incassare i famigerati certificati verdi poiché tali fanghi secondo il suddetto decreto sono classificati con il codice CER 03 03 05 come biomasse e quindi assimilati ad energia rinnovabile. Ma le cose non stanno cosi’. L’intera popolazione del comune che dovrebbe ospitare l’impianto (Borgo a Mozzano) è in RIVOLTA (anche perché la zona ospita un’altra cartiera che brucia il cosiddetto “black Liquor” e presenta alti livelli d’inquinamento). Inoltre il riciclaggio a cui si appella la cartiera E’ UNA CARICATURA DI RICICLAGGIO. Infatti è noto che la produzione di fanghi è direttamente proporzionale 1- alla qualità dei maceri utilizzati che nel caso in oggetto è rappresentata prevalentemente da riviste che hanno una resa in fibre cellulosiche pari a non più del 50% 2- al grado di bianco da raggiungere che secondo gli standard di gradazione è il più alto pari a 82. Pertanto per ogni kg lavorato l’azienda dichiara mezzo kg di rifiuto e probabilmente dalla quantità di fanghi dichiarata arriva addirittura a circa a 0,65 kg: altro che industria che aiuta il recupero, questa e’ INDUSTRIA SPORCA. AMBIENTE E FUTURO su questa vertenza ha svolto un “CASO STUDIO” disponibile sul sito http://ambientefuturo.interfree.it che I COMITATI hanno assunto per elaborare una proposta alternativa basata su interventi tesi a ridurre i fanghi. Essa prevede di utilizzare maceri di qualità medio-superiori (categorie b-c) inibendo in primo luogo il ricorso a riviste e a “maceri misti”. Ciò dimezzerebbe la quantità dei fanghi prodotti che potrebbero essere sottoposti a procedure di riutilizzo come previsto dal DM 5/02/98 e cioè per la produzione di conglomerati cementizi(in sostituzione del cemento amianto e per ricavare polimeri plastici e solo in ultimo per ripristini ambientali). Inoltre la graduale sostituzione degli inchiostri a base di metalli con inchiostri vegetali in combinazione con il ricorso ad enzimi di origine biologica nelle fasi di de-ink potrebbero risolvere la eventuale”emergenza”. Questo è un caso che ci fa riflettere sulle modalità da considerare per evitare che il riciclaggio della carta non si trasformi in un “bluff”ambientale. Infatti il riciclaggio delle stesse riviste illustrate( ricche di talco e di colle) è “virtuoso” solo se finalizzato a produrre cartoni ondulato o carte di basso pregio. Diviene indesiderabile se viene finalizzato a produrre carta “bianchissima” per ottenere la quale è necessario non solo disinchiostrare ma anche togliere i cosiddetti “stickies”, le “ceneri”(derivanti dalle sostanze minerali di carica) e sottoporre a processi di “imbianchimento”.
Il problema vero è che produrre tissue a partire da macero che le aziende pagano circa 10 vecchie lire al kg E’ MOLTO PIU’ ECONOMICAMENTE VANTAGGIOSO (i risparmi sono del 30%) se confrontato con il ricorso alla cellulosa i cui costi lievitano con l’aumentare del costo del petrolio.

Le stesse raccolte della carta devono essere riorganizzate in funzione della separazione delle diverse tipologie cartacee ( carte bianche di pregio riutilizzabili fino a sette volte , carte da uffici, carte colorate, cartoncini e cartoni , giornalame e riviste, maceri misti). Raccolte di”maceri misti” provocano alte quote di rifiuti che come nel caso LUCART sviliscono le potenzialità del riciclaggio. Infatti le fibre cellulosiche sono riutilizzabili da 2 A 7 VOLTE MENTRE NEL CASO OGGETTO DI STUDIO NON SONO RIUTILIZZABILI PIU’ DI 0,5 VOLTE (OGNI KG DI CARTA USA E GETTA PRODOTTA DA’ ORIGINE AD ALMENO 2 KG DI FANGHI) vanificando gli indubbi vantaggi ambientali derivanti da un sano riutilizzo di materia da recupero.
Infine contestiamo che il fango in questione sia biomassa la cui combustione “non produrrebbe inquinamento e pericoli sanitari”. Uno studio canadese del 2002 del “pulp and paper research Institute of Canada”afferma che la combustione dei fanghi da de-ink produce alte dosi di diossina se bruciato con biomasse vegetali (infatti il potere calorifico dei fanghi non supera le 1600 kcal/kg per le alte percentuali di inerti contenute e abbisogna di materia che elevi il potere calorifico) . Lo stesso screening chimico fisico circa la composizione dei fanghi conferma ciò affermando la presenza del 47% di ceneri (sostanze inerti) e di altissime percentuali di cloruri e fluoruri. 

Per questo bloccare questo tentativo AIUTA LA CULTURA SANA DEL RICICLAGGIO ed evita danni sanitari già purtroppo in corso a MANTOVA con le cartiere Burgio e a Cuneo assunte a modello da LUCART.

 

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Ultimo aggiornamento ( venerdì 27 ottobre 2006 )