Il pericolo rappresentato dalle centrali a "biomasse"
Scritto da Redazione   
domenica 22 maggio 2011
.. I medici di famiglia intervengono per salvaguardare la salute dei trichianesi. E si appellano al codice deontologico, che individua tra i doveri del professionista, «quello di considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora, determinante della salute dei cittadini. Il medico è quindi tenuto a promuovere una cultura civile tesa all'utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile».


I medici spiegano in un comunicato affisso negli ambulatori perchè la centrale è dannosa

TRICHIANA. La centrale a biomasse di Trichiana «non s'ha da fare». I medici di famiglia intervengono per salvaguardare la salute dei trichianesi. E si appellano al codice deontologico, che individua tra i doveri del professionista, «quello di considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora, determinante della salute dei cittadini. Il medico è quindi tenuto a promuovere una cultura civile tesa all'utilizzo appropriato delle risorse naturali, anche allo scopo di garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile».

E sta proprio qui il punto: la centrale a biomasse della potenza di un megawatt elettrico, verrebbe realizzata a 300 metri dalla piazza principale e brucerebbe a ciclo continuo 24 ore su 24, producendo non solo calore, ma anche emissioni inquinanti. «Le centrali - dicono i medici Corrado Balzan, Fabio Bernard e Giorgio Capraro - secondo le fonti ricavate dall'associazione medici per l'ambiente e secondo altri studi nazionali ed internazionali, non sono esenti da rischi per la salute, proporzionali alle dimensioni dell'impianto e alla quantità e qualità delle sostanze immesse nell'aria».

Centrale termoelettrica da 7 milioni di euro

La sola struttura brucerebbe 200mila quintali l'anno, il 10% del consumo attuale in provincia

 TRICHIANA. Una mega centrale termoelettrica a biomasse a ridosso del centro di Trichiana che potrebbe bruciare 200mila quintali all'anno di cippato: quel che non ti aspetti viene fuori alla fine nell'ambito di un convegno (organizzato dal Bim e dal comune di Trichiana) sulle energie rinnovabili. Un impianto che preoccupa e sta iniziando a mobilitare più di una persona: è a ridosso del centro paese.  La scorsa settimana si presentava il progetto europeo Nesba, a Trichiana, sull'uso delle energie rinnovabili e all'interno del convegno è emerso il progetto di una ditta privata, per la costruzione di una grande centrale termoelettrica. L'impianto sorgerebbe negli ex piazzali della Cementegola, sotto la Surfrigo, nella zona industriale: al convegno era presente un consulente della ditta che ha presentato il progetto e ha fornito qualche numero, destando la perplessità di quanti ascoltavano. Anche perchè per ora, di questo mega investimento da 7 milioni di euro presentato come già «avallato» (nel senso di realizzazione «data per certa»), nessuno sa alcunchè.  La centrale, per la potenza espressa, potrebbe consumare 200mila quintali all'anno di prodotto: 600 quintali al giorno. Un numero che può dire tanto o poco ai non addetti ai lavori ma che equivale al consumo di legna da ardere di circa 25-30mila persone: cioè la centrale brucerebbe da sola il 10% di quel che bruciano attualmente gli abitanti della provincia di Belluno.  Non certo un impiantino sostenibile per le realtà locali. Serve per produrre energia elettrica: una corrente elettrica prodotta bruciando biomassa. Legno dunque, ma purtroppo per gli impianti di queste dimensioni gli apporti arrivano soprattutto dall'estero, dai paesi dell'Est europeo.  L'Italia è diventato il più grande importatore di legname per fini energetici. E potrebbe andare anche peggio visto che nella legislazione italiana col termine biomassa s'intende pure la frazione organica di rifiuti urbani.  Legno a parte, essendo la centrale alle porte di Trichiana, a creare ulteriore disagio ci sarà il via vai di tir che portano il combustibile che alimenta l'impianto: 80 o 90 camion al mese, dal momento che verrebbero bruciati 600 quintali al giorno di biomassa.  L'impianto produrrebbe corrente elettrica per un megawatt elettrico e 5 megawatt termici. In platea più di un intervenuto è rimasto a bocca aperta, qualcun altro ha iniziato a fare domande, specie su dove andranno a finire i 5 megawatt termici. Esempi simili in provincia (Ospitale e Longarone) smaltiscono in atmosfera l'energia termica prodotta attraverso torri di evaporazione, a Trichiana non vorrebbero che si alzasse dall'oggi al domani una torre a evaporazione proprio alle porte del centro cittadino. Ma la cosa che ha destato ancor più meraviglia, il fatto che del progetto i cittadini di Trichiana non sanno nulla. (cri.co.)
http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/05/19/news/i-medici-potevano-parlarne-prima-con-me-4234455

«I medici potevano parlarne prima con me»

Il sindaco replica alle dichiarazioni dei professionisti sull'impatto della centrale a biomasse

di Silvia Siano  TRICHIANA. La centrale a biomasse di Trichiana è un problema semplicemente parcheggiato in attesa che a fine anno, scada la moratoria in forza della quale la Regione ha inibito la costruzione degli impianti. Se la Eco Trichiana (Ecodolomiti di Agordo), che ha presentato il progetto per la costruzione all'ex Cementegola, sia ancora del parere di realizzarla, non è dato sapere.  Sta di fatto che, secondo il sindaco Giorgio Cavallet, non c'è motivo di preoccuparsi.  E si sorprende che i medici di famiglia abbiano preso una posizione proprio ora e non quando il dibattito era nel vivo della discussione.  «L'amministrazione - ha spiegato il primo cittadino - ha già avuto modo di rimarcare che il progetto così com'è non va bene. Manca un serio piano di approvvigionamento del materiale, un serio bilanciamento tra le caldaie accese e spente ed un serio studio delle emissioni prodotte dalla centrale. Abbiamo tempo fino a quando la moratoria non scadrà, ma dobbiamo capire dove sta la verità: ci sono voci contrastanti e fantasiose sulla bontà o meno degli impianti a biomasse, informazioni che dicono tutto e il contrario di tutto».  Il sindaco non si spiega come mai, la legittima preoccupazione degli abitanti, non sia seguita da un atteggiamento diretto ad informarsi e a sfatare i dubbi. E non si spiega nemmeno per quale ragione, i medici di famiglia, non abbiano espresso le loro preoccupazioni direttamente a lui. «Non conoscono le basi scientifiche sulle quali si basano i professionisti - dice - ma era più opportuno che venissero a parlare direttamente con me. Sono rimasto sorpreso del fatto che tanti si riempiono la bocca con questi temi, ma nessuno poi li approfondisce. A Longarone, alla fiera di settore, non ho visto nessuno dei rappresentanti del comitato e nessun medico. Se si vuole fare rumore, la strada è un'altra». Il sindaco ribadisce che la posizione dell'amministrazione non è scontata. «Non abbiamo mai dato parere positivo a prescindere e non faremo le barricate per avere l'impianto - prosegue - noi dobbiamo dare risposte serie ad un privato che ha chiesto di realizzare un impianto e dobbiamo approfondire i contenuti del progetto».  L'attenzione sulla centrale a biomasse è alta e così Fiorenza Da Canal, capogruppo del gruppo consiliare di minoranza «per Trichiana», si spiega la lettera dei medici. «Giorgio Capraro - dice - si è sempre occupato della vicenda, è un medico (uno dei firmatari della lettera oltre che consigliere di minoranza). Condivido la scelta di mantenere vivo il dibattito sulla centrale. Con l'amministrazione siamo d'accordo che faremo passi insieme, affinchè venga inserito all'interno dello strumento di pianificazione urbanistica, il divieto di realizzare impianti di quella portata sul nostro territorio e affinchè anche i Comuni limitrofi adottino la stessa soluzione».

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19 maggio 2011
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