Cosa puņ fare un sindaco.
Scritto da msirca   
sabato 29 novembre 2008

Lettera al Sindaco (è una proposta concreta che richiede tempi brevi di attuazione, come altre proposte tecnicamente ineccepibili e efficaci che i cittadini hanno messo da anni all’attenzione della Amministrazioni. Questa riguarda Malagrotta ma il principio di modificare per ottimizzare impianti per loro natura flessibili va bene per Sesto e Firenze -Case Passerini-, riguarda qualsiasi altra situazione in cui si sono costruiti impianti di selezione compostaggio con l’unico obiettivo di produrre combustibile con il più alto potere calorifico possibile piuttosto che separare materiali preziosi per il circuito del recupero e riciclo).

Oggetto: DOPO MALAGROTTA: UNA SOLUZIONE RAPIDA ED ECONOMICA DEL PROBLEMA RUR (RIFIUTO URBANO RESIDUO)

Onorevole Signor Sindaco,

in consultazione con Andrea De Priamo, Presidente della Commissione Ambiente, Le sottoponiamo quanto segue.

Riteniamo in primo luogo che sia stato provvidenziale il blocco del gassificatore deciso dalla magistratura. Grazie al sequestro e alle indagini in corso, sarà infatti possibile avere finalmente quello che non si è avuto per anni : gli elementi necessari per poter fare chiarezza, come Lei ha osservato, nell'aggrovigliata matassa della situazione di Malagrotta.

Ma qualsiasi opinione si possa avere sul gassificatore e la massificazione - dopo l'unica esperienza europea di questa tecnologia, realizzata in Germania, nella città di Karlsruhe, dove un impianto dichiaratamente identico ha funzionato dal 2000 al 2004, quando è stato chiuso con un "flop" clamoroso - è chiaro comunque che a Malagrotta, in quest'area già a rischio, il gassificatore, se partirà, partirà male, e sarà pericolosamente vicino ad una soglia critica di rischio.

Il gassificatore

Le allego in proposito due lettere ineludibili, nel loro chiarissimo avvertimento, del X° Dipartimento dello stesso Comune di Roma, lettere che noi avevamo fortemente rammentato - ma senza alcun esito - al Suo predecessore, l' ex Sindaco Veltroni, nel corso di un incontro in Campidoglio nel luglio 2007. Sono datate rispettivamente del dicembre 2003 e dicembre 2004, a firma del capo-dipartimento di allora, arch.Stefano Mastrangelo, ed esprimono perplessità sostanziali sulla scelta del sito, chiedendo in proposito uno "studio di sicurezza integrato dell' area vasta" ed "un'analisi ambientale generale, che valuti il complesso degli
impianti in una visione unitaria e individui gli interventi di minimizzazione, mitigazione e soprattutto di compensazione ambientale".

Queste lettere sono state completamente disattese e lo studio richiesto non è mai stato fatto, nonostante le nostre innumerevoli sollecitazioni a tutti i livelli istituzionali. C'è ora il rischio che la situazione a Malagrotta "si avviti" in una serie di contraddizioni insanabili. E che alla fine, se la linea Marrazzo-Di Carlo-Cerroni verrà confermata, si debba addirittura
assistere...all'intervento delle forze dell' ordine per imporre, non solo il gassificatore, ma anche la nuova discarica a Monti dell' Ortaccio, ancora e sempre a Malagrotta e nella Valle Galeria. Questo sarebbe un esito letteralmente sciagurato e foriero, senza alcun dubbio, anche di problemi di ordine pubblico.

La nuova discarica

E' evidente, evidentissimo che una discarica di sicurezza, alternativa a Malagrotta e fuori dalla Valle Galeria, è necessaria. E da un punto di vista razionale ed in nome dell'interesse collettivo, non si vede perchè la scelta di un nuovo sito tecnicamente e socialmente appropriato - una nuova discarica molto più piccola ma che permetta comunque di affrontare con completa tranquillità la fase di transizione, alla fine della quale anche Roma avrà un decoroso livello "europeo" di raccolta differenziata – non si vede assolutamente perchè tale scelta non possa essere fatta di comune accordo fra Regione e Comune. La Regione,cioè, che per nove lunghi anni ha
avuto, con il Commissariamento straordinario, la responsabilità predominante nella gestione dei rifiuti, ed il Comune, che ora, con il ritorno alla gestione normale, ha ripreso il suo ruolo istituzionale.

L'elemento essenziale dell'impiantistica romana dei rifiuti è costituito oggi - dopo molti anni di lenta e laboriosa costruzione e messa a punto - da quattro grandi impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB), due dei quali a Malagrotta, di proprietà di Cerroni, e altri due, di proprietà dell' AMA, a Rocca Cencia e sulla Salaria. Questi impianti hanno una capacità di trattamento considerevolissima: oltre 3.000 tonnellate di rifiuti tal quali al giorno, il cosiddetto RUR (rifiuto urbano residuo) che è il più grosso ed immediato problema nella gestione dei rifiuti. In tal modo questa massa di rifiuti vengono tolti alla discarica e ne viene
separata la frazione secca (essenzialmente carta e plastica, che diventa CDR, combustibile da rifiuti) dalla frazione organica (che diventa FOS, frazione organica stabilizzata).

Ma se è vero che 3.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati devono esser tolti alla discarica già praticamente da ora e comunque di sicuro nei prossimi mesi, rimangono tuttavia "scoperte" 1.500 tonnellate, ovvero il 35 per cento del totale della produzione quotidiana della capitale . Ma si può osservare che oltre la metà di questo quantitativo è già trattata con raccolta differenziata stradale o, marginalmente, con la raccolta domiciliare porta a porta. Occorre quindi, come priorità assoluta, portare entro il 2009 la RD almeno ad un decoroso minimo del 35 % (1.500 tonnellate al giorno). E questo appare a tutti un obiettivo assolutamente non velleitario, ma invece realistico, possibile, realizzabile con una reale volontà politica.

Noi riteniamo che gli impianti TMB di Roma debbano essere utilizzati a pieno regime per la parte che è vero TMB - e disattivati invece per la parte di produzione di CDR. Questa è la posizione dichiarata e confermata ripetutamente da esperti nazionali ed internazionali - dal prof. Paul Connett della St. Lawrence University di New York, dal dottor Enzo Favoino, dirigente ed esperto della Scuola Agraria del Parco di Monza. dal prof. Federico Valerio dell' Istituto nazionale dei Tumori di Genova, e da altri.

Modifica dei quattro grandi inpianti TMB : ulteriore recupero di materia invece di produzione CDR

E' previsto che dai 4 impianti TMB di Roma si producano 300 tonnellate di FOS e 1000 tonnellate di CDR al giorno. E'quest'ultimo che dev'essere dismesso e i tecnici della Scuola Agraria del Parco di Monza, in particolare, assicurano che è possibile farlo con costi minimi e in tempi brevissimi. Questo istituto di ricerca è, come noto, a livelli di eccellenza non solo in Italia ma in Europa per la tecnologia TMB ed il compostagggio.

In questo modo, con 3.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati tolti alla discarica già ora e comunque nei prossimi mesi, rimangono tuttora "scoperte" 1.500 tonnellate, ovvero il 35 per cento del totale. Oltre la metà di questo quantitativo è già trattata con raccolta differenzia stradale o, marginalmente, con il porta a porta. Occorre quindi, come priorità assoluta, portare entro il 2009 la RD almeno ad un decoroso minimo del 35 % (1.500 tonnellate al giorno). E' un obiettivo realistico e realizzabile.

La proposta

Che cosa si può fare invece del “CDR” ?. Si può fare separazione ulteriore della frazione secca che costituisce principalmente il CDR - cioè carta e plastica - e quindi ulteriore recupero di materia e riciclaggio quasi totale, come suggerito dall' ing. Piergiorgio Rosso, esperto di sistemi industriali da noi più volte consultato. Come d'altra parte si sta già facendo concretamente in provincia di Treviso (impianto di Vedelago), e anche altrove, con trattamenti simili.

Le proponiamo perciò in via urgente, Signor Sindaco, una consultazione con il dottor Enzo Favoino e l' ing.Piergiorgio Rosso su questo specifico problema e, se Lei riterrà che le loro proposte siano utili, economiche e di rapida attuazione (rispetto ad un itinerario di combustione dei rifiuti, che richiede dai 4 ai 5 anni), Le proponiamo altresì di voler prendere in considerazione una collaborazione ulteriore sotto forma di un gruppo di lavoro ristretto (tavolo di confronto scientifico e tecnologico) – che possa utilizzare anche gli inputs ed il know-how dei nostri amici e colleghi americani che fanno riferimento alla fondazione californiana GAIA (Global
Alliance for Incinerators' Alternatives), con la quale siamo in stretto contatto da anni.

Con i più distinti e più cordiali saluti,

Sergio Apollonio

Comitato Malagrotta
 
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Ultimo aggiornamento ( sabato 29 novembre 2008 )