Quello che Napoli e la Campania avrebbero potuto fare..
Scritto da Redazione   
mercoledì 20 febbraio 2008

(Federambiente non può sottindendere di non avere responsabilità e pontificare sul modus operandi, e in ogni caso, qualsiasi sforzo di buona volontà per fare oggi quanto avrebbe dovuto essere attuato negli ultimi quattordici hanni è "viziato" alla base dal fatto che i responsbili maggiori sono ancora al loro posto; loro stessi faranno in modo di far fallire l'ennesimo tentativo. Come potrebbero permettersi che De Gennaro abbia qualche buon risultato senza vedere acclarato allora e ancora una volta, la prova della loro colpevole gestione? ndr)

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Parte la raccolta di cartone a Napoli

Il Commissario delegato per l’emergenza rifiuti nella regione Campania, l’Esercito Italiano, il comune di Napoli, Conai, Comieco, Asia Napoli e Consorzio di Bacino Napoli 5, in collaborazione con Ascom, Confesercenti e Unioncamere Campania, hanno avviato da una settimana la raccolta dei cartoni nelle principali arterie commerciali di Napoli, e i risultati sono stati positivi: «sono state raccolte - dice il Conai - circa 300 tonnellate che rispetto alla media giornaliera di gennaio, si traducono in un incremento medio del 60%». I quartieri dove la raccolta di cartone è andata meglio sono Arenella, Pianura, Soccavo e Vomero, ma in generale i commercianti hanno partecipato attivamente in tutta la città. «I dati di raccolta verranno diffusi con cadenza settimanale per informare puntualmente i cittadini sulla situazione ed i progressi fatti – si legge in un comunicato del Conai - Una dimostrazione di trasparenza e di condivisione degli obiettivi comuni. Con i ritmi di raccolta di questa prima settimana, a fine mese Napoli avrà annullato il fabbisogno di smaltimento “indifferenziato “ in discarica pari ad un intera giornata». La pedagogia della catastrofe è sicuramente una cosa da evitare, ma funziona almeno un po´, visto che a Napoli (ma anche in altre località) la differenziazione dei rifiuti che prima sembrava impossibile, ora è diventata non solo sostenibile, ma anche richiesta e ben esercitata. Resta il fatto che iniziative come queste, sicuramente importanti dal punto di vista educativo e culturale e che danno la misura di un cambio di atteggiamento e di attitudini, dal punto di vista pratico valgono ben poco, se contemporaneamente non si interviene sull’impiantistica per riciclare le raccolte differenziate, per smaltire quanto viene giornalmente prodotto come indifferenziato, le “eco balle” arretrate e la spazzatura per la strada.

Rifiuti Campania, Fortini (Federambiente): «Basta commissari»

di Diego Barsotti

Il commissario per l’emergenza rifiuti in Campania Gianni De Gennaro ha ammesso che il piano che avrebbe dovuto risolvere il problema che la regione si porta dietro da 13 anni è fallito e non è praticabile. Come tutte le altre volte. Ma ha anche aggiunto un particolare in più: i tecnici con cui aveva lavorato De Gennaro gli avrebbero fornito informazioni non corrette rispetto alle specifiche delle discariche che aveva previsto nel suo piano. Un problema non da poco, l’inattendibilità dei tecnici, visto che si mette a capo dell’emergenza rifiuti una persona che nella vita non si è mai occupata di rifiuti, e che quindi deve per forza affidarsi ad esperti che ne sanno più di lui, ma che magari hanno opinioni (e talvolta interessi) discordanti (un po’ come si chiamasse un chirurgo o un uomo dello spettacolo a discettare di tecnologie di trattamento dei rifiuti). Chi invece avrebbe titolo, esperienza e conoscenze tecniche per parlare di rifiuti (o per agire nel caso campano) trova raramente sfogo su giornali e televisioni. Chiediamo allora cosa ne pensa a Daniele Fortini, presidente di Federambiente, associazione che riunisce soggetti in qualsiasi forma costituiti che gestiscono pubblici servizi di igiene e risanamento ambientale «I rifiuti sembrano una cosa facile da gestire, perché per secoli l’umanità ha risolto il problema in soli due modi: dandogli fuoco direttamente nel luogo di produzione o sotterrandoli. Sembra una cosa banale, in realtà ormai il ciclo integrato dei rifiuti è molto complesso, almeno quanto sono complesse le tecnologia industriali sfruttate per gestirne il ciclo in modo da garantire la salute dei cittadini nel modo migliore e la salvaguardia ambientale. Il terzo aspetto riguarda il valore delle materie che vengono espulse dal ciclo del consumo e che possono continuare ad essere valorizzate recuperandone la materia o l’energia». Non pensa che ultimamente tutti parlino di rifiuti, pur essendo in realtà esperti di tutt’altra cosa? «Questo avviene perché negli ultimi anni sono state messe in gioco le paure dei cittadini, che fino a poco fa non si occupavano minimamente del problema. Questo rende tutto ancora più complicato perché per gestire il ciclo integrato dei rifiuti, oltre alle competenze specifiche di settore, serve anche il consenso e la partecipazione democratica». Come giudica quindi la situazione campana? «Tutti i commissari che si sono misurati con l’emergenza durante questi anni avevano un grande spessore personale, ma si sono arresi davanti alle evidenze che ho detto poco fa, ovvero che se una determinata cosa non si conosce, poi bisogna affidarsi a dei tecnici. Ma anche qui, i tecnici che pure si reperiscono sul mercato devono essere coordinati da persone competenti perché altrimenti avremo un gruppo di tecnici con opinioni diverse fra loro e che alla fine non hanno la possibilità di portare a sintesi il loro specifico apporto. Le faccio un esempio immediato: Bertolaso aveva individuato esperti bravissimi nel progettare le raccolte differenziate, un lavoro che avevano già fatto a Treviso. Però in una situazione come quella di Napoli dovevano essere guidati per arrivare a progettare non il 60% di raccolta differenziata come a Treviso, ma il 20%, che sarebbe stato il doppio della percentuale raccolta a Napoli, perché è fin troppo evidente che un obiettivo impossibile determina il fallimento delle azioni possibili». Quale consiglio si sentirebbe di dare quindi? «Per Federambiente è sempre preferibile l’articolazione farraginosa-burocatica-sconnessa degli enti locali, a quella di un commissario calato dall’alto in una realtà per lui nuova. Noi da 4 anni chiediamo di superare i commissari e riconsegnare la responsabilità alle pubbliche amministrazioni. Di tutti i commissari sui rifiuti che c’erano sparsi per l’Italia è rimasto solo quello in Campania, mentre in Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio si è ripreso a pianificare, con mille difficoltà e interruzioni certo, ma la responsabilità di cosa fare o cosa non fare ora ce l’hanno nuovamente gli amministratori eletti dai cittadini». Quando è stato nominato De Gennaro è stato presentato come l’ultimo commissario. «Dico solo questo: oggi abbiamo un commissario ad hoc che deve chiudere il contenzioso con Fibe per l’inceneritore di Acerra, poi abbiamo il commissario De Gennaro, il quale a sua volta è affiancato da un generale dell’esercito che di fatto gli fa da vicecommissario. Infine ora è stato nominato un altro commissario per le bonifiche. I risultati di questi 13 anni dimostrano che questa dei commissari non è una strategia vincente».

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Ultimo aggiornamento ( mercoledì 20 febbraio 2008 )