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 https://www.lagazzettadilucca.it/cultura/ercolini-ospite-del-pianeta-terra-festival

Ercolini ospite del "Pianeta Terra Festival"

 

 

Sabato 8 ottobre alle ore 19 presso la sala sala convegni di Confindustria toscana nord sita a Lucca in piazza Bernardini, 41 Rossano Ercolini, goldman environmental prize 2013, sarà ospite del Pianeta Terra festival, che vede studiosi nazionali e internazionali confrontarsi per costruire una visione nuova per il futuro del nostro Pianeta.

All’evento, dal titolo “Dall’ego-logia all’eco-logia: quando i cittadini possono fare la differenza”, sarà presente con Ercolini anche Samir de Chadarevian, advisor, storyteller ed editorialista.

Entrambi dialogheranno con Irene Ivoi sull’importanza di ripensare ad un modello economico, antropologico e culturale del tutto ego-logico e inadeguato a risolvere le grandi sfide dei nostri tempi.

Dall’ego-logia all’eco-logia, un gioco di parole che fa appello ad una sfida:  il passaggio dal “modello lineare” (estrazione, produzione, consumo, smaltimento) centrato sullo sfruttamento sconsiderato della natura al “modello circolare” basato sul rispetto dei tempi e dei modi della rigenerazione ambientale.

L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti.

 

 

Il sito ha qualche problema, ci scusiamo per i disagi causati ai lettori, speriamo di risolvere presto!

 

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Attenzione, precauzione e cura (I care) 2 PDF Stampa E-mail
Scritto da Aprileonline   
giovedì 19 luglio 2007

(da Aprileonline, il problema visto da vicino)

http://www.aprileonline.info/4122/rifiuti-in-campania-lemergenza-e-norma

Tonino Scala*,  17 luglio 2007 L'approfondimento     

Sono passati 14 lunghi anni, durante i quali non è decollata la raccolta differenziata, non si sono chiuse le discariche abusive, non si sono interrotti i traffici dei rifiuti tossici. Di rimando, abbiamo assistito ad una manomissione sistematica del territorio, ad una produzione incontrollata dei rifiuti, ad un costante avvelenamento dei suoli, delle acque e dell'aria. Sembra di essere arrivati al capolinea. Come condividere il nuovo decreto sui rifiuti?


Il problema dei rifiuti in Campania sta mettendo in difficoltà anche il governo nazionale al punto che l'ultimo decreto per l'emergenza rifiuti ha richiesto il voto di fiducia. Questo la dice lunga su come la problematica dei rifiuti nella nostra Regione si sia talmente incancrenita che ormai le soluzioni che si propongono hanno l'area di ulteriori palliativi e, quindi destano perplessità. E' fisiologico che,  se per una "emergenza" ci sono stati  14 anni di proposte di soluzioni e tanti fondi erogati, oggi alle ennesime "promesse" di uscire dall'"emergenza" è difficile credere. Sono passati 14 lunghi anni, durante i quali non è decollata la raccolta differenziata, non si sono chiuse le discariche abusive, non si sono interrotti i traffici dei rifiuti tossici. Di rimando, abbiamo assistito ad una manomissione sistematica del territorio, ad una produzione incontrollata dei rifiuti, ad un costante avvelenamento dei suoli, delle acque e dell'aria. Sembra di essere arrivati al capolinea. Quello che preoccupa è che nonostante la vivace protesta delle popolazioni campane contro l'allocazione di nuove discariche; nonostante questa abbia travalicato i confini locali e regionali conquistando un ampia ribalta mediatica; nonostante periodicamente la rivolta popolare accende nuovi punti di crisi, sul territorio, disegnando una articolata mappa del diffuso malessere contro quella che può definirsi un vero e proprio attacco sistematico alla qualità dell'ambiente e alla vivibilità; nonostante tutto questo, la filosofia che muove le scelte per le nuove soluzioni, è sempre la stessa. Si entra così in un paradosso di difficile soluzione. Nuove proposte ma vecchia filosofia portano a riproporre sempre le stesse soluzioni. Proposte di soluzione che si trascinano da anni con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.Come condividere il nuovo decreto sui rifiuti? Bene ha fatto Arturo Scotto, parlamentare della SD, a presentare un ordine del giorno che annullasse la pretesa che fossero i cittadini a pagare lo scotto di una cattiva gestione dei rifiuti. Essi sarebbero doppiamente penalizzati perché, a causa della crisi in atto, non solo sono privati di un  servizio di smaltimento efficiente ma si ritroverebbero  costretti a pagare di più. Non è così che si costruisce un corretto e partecipato rapporto tra cittadini e istituzioni.
Si ha la sensazione netta che si cercano provvedimenti in modo raffazzonato e scomposto perché la situazione ha raggiunto un tale punto di non ritorno che senza una programmazione seria, che investa non solo la regione ma anche il livello nazionale, le soluzioni che si trovano, ribadisco, sanno solo di ulteriori tamponamenti poco idonei a risolvere in modo radicale una emergenza che è diventata una "straordinaria" ordinarietà.
Tra l'altro c'è da chiedersi come si può andare in deroga alle normative in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione per la difesa del suolo e, addirittura, a quelle igienico- sanitarie per aprire nuove discariche. Se si va in deroga a queste norme che fine fanno i principi fondamentali in materia di salute e ambiente?
La Regione Campania ha da poco approvato la nuova legge sui rifiuti.
Certo,  dotarsi di una normativa regionale atta a far rientrare nei poteri ordinari la gestione dei rifiuti in Campania era una necessità assoluta e non più procrastinabile, perché il problema dei rifiuti in Campania non può continuare ad essere affrontato sull'onda emotiva dell'emergenza.
Così come è assolutamente inaccettabile, ed in contrasto con i principi dello Stato di diritto, come  più volte affermato dal Consiglio di Stato, l'esercizio di poteri eccezionali, che sulla base dell'emergenza, il commissario di governo esercita da oltre un decennio in Campania.
La stessa cosa si può dire, risultando sempre in contrasto con lo Stato di diritto e con i diritti dei cittadini campani, dell'affidamento di poteri sovrani ed assoluti al commissario di governo, "calato dall'alto", e pertanto assolutamente privo di rappresentanza e di responsabilità politica.
E', altresì, impensabile che l'emergenza rifiuti, abbia costituito, come prevede il Piano Rifiuti del Commissariato di Governo, tutt'oggi in vigore, il pretesto per la realizzazione degli inceneritori nel territorio campano.
La proposta di legge, oltre ad essere finalizzata a far rientrare nei poteri ordinari la gestione dei rifiuti, è una proposta incentrata sulla raccolta differenziata. L'unica strada possibile da perseguire per arrivare a risultati concreti e proficui. Questa parte è molto enfatizzata nella premessa in cui si parla anche di raggiungere l'obiettivo rifiuti zero e raggiungere questo obiettivo presuppone anche mettere in atto un complesso di politiche preventive dalla riduzione della produzione e dei consumi, fino al conferimento di materiali riciclati in filiera.
Tra l'altro l'ordinamento giuridico europeo ed interno, negano la possibilità dell'uso dei termovalorizzatori ed imperniano la soluzione rifiuti sulla raccolta differenziata, l'altra soluzione, ormai improponibile sarebbe in totale spregio anche dei principi della tutela preventiva e della precauzione.
Oggi abbiamo bisogno di discariche sicuramente ma se si porta avanti una politica di questo tipo già nel medio periodo si potrebbe fare a meno di nuovi impianti. Certo se la strategia, come è successo in questi anni, è cercare sempre nuove discariche e riempirle nel giro di pochi mesi si può arrivare solo al disastro.
Occorre tener ben presente che l'incenerimento dei rifiuti, fra tutte le tecnologie, oltre ad essere quella meno avanzata, è la meno rispettosa dell'ambiente e della salute, in quanto produce ceneri ed immette nell'atmosfera fumi inquinanti contenenti polveri estremamente pericolose perché persistenti ed accumulabili negli organismi viventi.Di tutto questo la nuova proposta regionale ne tiene conto. Per questo è, per molti versi, condivisibile la sua impostazione.La proposta, però, è passata senza il mio voto. Mi sono astenuto per coerenza.
Quella sui rifiuti è una  legge importante, una legge che i cittadini e i territori aspettavano da tempo. La mia decisione è stata frutto di attente riflessioni scaturite anche dalle mie visite nel territorio di Serre, luogo tristemente diventato famoso perché teatro di una dura lotta degli abitanti contro la decisione di allocare una discarica in una delle poche aree campane ancora rimaste incontaminate. E' li,  tra i contadini in lotta e le istituzioni locali al loro fianco che mi sono posto tante domande.
A Serre sono stato per portare la mia solidarietà a quelle persone, uomini, donne, giovani, istituzioni, contadini, semplici cittadini che lottano motivando i loro "no" con cognizione di causa.
Ascoltando i contadini e i loro racconti, ho pienamente capito il perché dei loro "no".
Un "no" che non è una semplice negazione: a Serre la discarica non va fatta ma per ovvi e circostanziati motivi.  E' semplice capire il perché quel fosso gigantesco che si trova a cinquanta metri dal fiume Sele non può diventare una discarica.
Le discariche vanno realizzate ma nei posti consentiti dalla legge.
Ma da una legge chiara e precisa. Da una legge che adotti le stesse sanzioni per tutti.
Può sembrare un paradosso ma alcuni contadini mi hanno raccontato di aver ricevuto delle multe per aver tagliato con strumenti a motore delle ginestre. Non si poteva fare perché quella era un'area protetta. Mi è stato raccontato che tre anni fa fu presentato un progetto per costruire un autodromo, ma essendo quella un'area protetta il progetto fu bocciato.
Nel 1930, in quella stessa area, fu costruita una diga con lo scopo di distribuire l'acqua a tutte le terre delle Campania e di parte della Calabria. Se però si fa una discarica sul fiume mi chiedo cosa accadrà alle falde acquifere, che acqua daremo alle popolazioni campane e calabre?
Allora mi chiedo come si può pensare di costruire una discarica in un'area protetta dove si può essere multati per il taglio di una ginestra proprio lì a due passi dal fiume Sele? Perché distruggere un posto così bello per impiantare una discarica?
Sulla  legge sui rifiuti ho lavorato, così come hanno lavorato tanti altri amici e compagni nel corso di questi mesi e la mia maggioranza.  Mi sono astenuto perché il senso di questa legge alla fine è stato stravolto.
Avevo chiesto che bisognava  limare qualche sbavatura non di poco conto. C'è una differenza sostanziale tra "recupero" e "riciclaggio": il primo comporta l'incenerimento di materiali destinandoli allo smaltimento, il secondo comporta il riutilizzo di materiali per produrre nuovi beni.
Si deve parlare necessariamente di sistema di riciclaggio perché questo approccio opera sull'intero processo produttivo e non soltanto sulla fase finale di smaltimento dei rifiuti.
Se si parla di riciclo si parla inevitabilmente di raccolta differenziata ed è il riciclaggio che apre un nuovo mercato in cui nuove piccole e medie imprese recuperano i materiali riciclabili per rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici dei beni. Un mercato che si traduce, pertanto, anche in nuova occupazione.
Avrei voluto che si inserissero anche delle regole precise che invertissero davvero la rotta nelle scelte che la regione deve operare. Come, per esempio, non dare la gestione dei rifiuti in mano a ditte private come Impresilo, Fibe, Fisia.
Da sempre ho espresso la mia contrarietà a questa modalità.  Il perché è evidente.
Alcune cifre.  Quanto costa lo smaltimento di un chilo di rifiuti? In Campania, fino a oggi, circa euro 0,077/Kg. Con una produzione giornaliera della Regione di 7.250 tonnellate, è facile intravedere la dimensione economica del problema. Napoli è responsabile di circa il 60 per cento del totale di rifiuti prodotto, Salerno del 16 per cento, Caserta del 15 per cento, Avellino del 6 per cento e Benevento del 5 per cento.
La Fibe Spa è assegnataria del servizio di smaltimento rifiuti, dal 2000 per il territorio di Napoli e dal 2001 per il resto della Regione.La caratteristica peculiare del contratto che lega Fibe e Regione Campania è nelle stesse premesse: "tutto il rifiuto prodotto in Regione va conferito nei sette impianti disponibili per la produzione di combustibile da rifiuto (Cdr)".
Dal momento del conferimento, la Fibe ne diviene proprietaria a tutti gli effetti.
Il Cdr ottenuto rappresenta il 40 per cento del totale dei rifiuti conferiti (attualmente una media giornaliera di 2.800 tonnellate). Il resto è trasformato in frazione organica stabilizzata (cosiddetta Fos pari a circa il 50 per cento, cioè 3.600tonnellate al giorno) oppure in "sovvalli", cioè tutto ciò che avanza e che non può essere ulteriormente lavorato.
Se per il Cdr non resta che realizzare gli impianti di termovalorizzazione, per renderlo economicamente produttivo,  il problema è più complesso per lo smaltimento di Fos e sovvalli.
Questa fase è in linea teorica interamente sulle spalle della Fibe che, per farlo, percepisce un compenso pari a circa 5 dei 7,7 centesimi al chilo di partenza (il resto è ripartito tra i comuni che ospitano gli impianti e le spese per la gestione commissariale).Si tratta di un volume di affari di 550mila euro giornalieri, di cui 350mila direttamente incassati dalla Fibe. Un "business" colossale!Penso che la vicenda FIBE sia stata una delle cause delle gravi crisi che si sono succedute nel tempo fino ad oggi. Aver individuato, con una gara di appalto ed un capitolato sui generis, nella FIBE il responsabile non solo degli impianti, ma addirittura delle localizzazioni è stato un atto, oserei dire, quasi irresponsabile. La causa della famosa rivolta dei cittadini (lo dico per coloro che, fuori della Campania, non conoscono il problema) è da ricercarsi nel fatto che sono state scelte talune localizzazioni senza nessun tipo di valutazione; localizzazioni che avrebbero comportato danni non solo ambientali, ma anche economici molto forti alla Regione. Penso ad alcune zone, tra l'altro di agricoltura di qualità, che hanno già tanti problemi per le varie discariche abusive di sostanze tossiche; mi riferisco alla vicenda della diossina, che non si è ancora conclusa e che tuttora si trascina, e alla conseguente contaminazione dell'area interessata. Ritornando alla  FIBE, la Commissione di indagine sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura, quando per la prima volta si recò in missione a Napoli per esaminare la situazione, dopo aver preso atto di quanto stava accadendo (mi riferisco al capitolato d'appalto e ai problemi: eravamo infatti in piena rivolta per Acerra), chiese all'allora commissario straordinario di arrivare alla rescissione del contratto prima che fosse troppo tardi. Ciò non è avvenuto. Si rescisse quel contratto, quando ormai la situazione era già grave, con l'ultimo decreto della scorsa legislatura. Sono stati costruiti impianti a dir poco vetusti, con tecnologie desuete; il risultato sono state le cosiddette ecoballe che hanno viaggiato in giro per l'Europa per un po' e ritornate al mittente perché non conformi alla norma: nelle nostre ecoballe c'è il "tal quale", cioè il rifiuto non trattato. Il fatto grave è che, dopo la rescissione del contratto, abbiamo continuato  a pagare alla FIBE milioni e milioni per questi impianti e per lo stoccaggio e tutto ciò ha creato una situazione grave, non solo con una gestione di malaffare, ma anche con la crescita, ancora più forte, di quella che viene definita ecomafia, che credo in Campania abbia avuto la massima esposizione in questi anni. Oggi arriva dal GIP Rosanna Saraceno l'ordine di  interdizione nei confronti della Impregilo e di cinque società, tra cui la Fibe e la Fisia, dal contrattare per un anno con la pubblica amministrazione. Siamo stati facili profeti, certo, ma la notizia delle  presunte irregolarità nella gestione dello smaltimento dei rifiuti da parte delle società del gruppo Romiti, anche se ci da ragione, ci lascia l'amaro in bocca. Lo stato per fortuna esiste, ma permettetemi di dire che è davvero triste il pensiero che non è la classe politica a governare e gestire i processi sociali ma deve essere la magistratura a  scardinare un sistema fatto di presunte irregolarità. Mi preoccupa anche  il dopo ordinanza. Speriamo che tutto ciò non ricada sui lavoratori e nemmeno sui cittadini che potrebbero vedere aumentare ancora di più i cumuli di rifiuti per le strade.D'altra parte l'Italia è finita anche sul banco degli imputati dell'Unione europea, accusata da Bruxelles di mettere a repentaglio la salute umana e devastare l'ambiente in Campania con impianti-ferrovecchio. La  magistratura punta il dito sui medesimi impianti e su chi doveva controllarli; il latte delle madri dell'Acerrano verrà, finalmente, analizzato alla ricerca della diossina che funesta da anni l'ambiente e che da un bel pezzo è stata trovata in quello del bestiame. Non solo. L'Europa ci vuol processare, e punire con multe salatissime che ricadrebbero alla fine sulla regione,  perchè - vandalizzando le risorse naturali a mettendo a rischio la salute delle persone - ci siamo messi fuori dalle regole e dall'Unione, che sui rifiuti ha una norma precisa e rigida. I "giudici" europei, allarmati dai rapporti dell'organizzazione mondiale della sanità sulla mortalità e dalle immagini da terzo mondo viste in Tv, scrivono: "Il rischio di malattie e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo desta gravi preoccupazioni per la salute umana". Si chiede poi conto dei provvedimenti presi. Si afferma che gli impianti sono "inadeguati e presentano grossi rischi, in patente violazione della normativa Ue sui rifiuti". La commissione si occupa anche delle quattro discariche che il governo ordinava di aprire per decreto e chiedeva  di sapere "se siano compatibili con la normativa UE  e se, nel lungo periodo, risolvano il problema".
Domanda che a dire il vero continuiamo a porre anche noi, ma la risposta ci viene data da un decreto che decide di aprire le discariche andando in deroga a qualsiasi norma!
Voglio ricordare che tutta la vicenda del commissariamento all'emergenza nacque 14 anni fa proprio da un richiamo della Ue per la mancanza di un piano rifiuti.
Intanto a Terzigno, uno dei siti scelti dall''ultimo decreto per una nuova discarica,  mentre ancora  in aula si votava la fiducia alla Camera, è partita una nuova  protesta.
Che altro aggiungere? Penso sul serio che ci deve essere un'inversione di rotta nella gestione dei rifiuti. Ci deve essere, in questo momento, l'intervento non solo del governo regionale ma anche di quello nazionale per evitare reazioni e conseguenze non solo da parte dei gestori.
Reazione e conseguenze che potrebbero avere ricadute e aggravare, ove questo fosse possibile ancora,  la già tanto disastrosa situazione dei rifiuti in Campania. Trovo giusti gli investimenti (circa 30 milioni di euro da fondi europei) che ha appena fatto la regione per la costruire per ora 54 isole ecologiche e 4 siti di compostaggio.
Questo è un modo per incentivare la raccolta differenziata e stare dalla parte dei cittadini.
Ora però l'impegno sia regionale che nazionale è fare in modo che questi investimenti non si trasformino in nuovi "sprechi", per cui bisogna controllare, verificare, monitorare che con questi fondi, che per ora è solo un impegno, si realizzino sul serio gli impianti previsti.
Potremmo cominciare ad operare seriamente da qui.
*capogruppo sinistra democratica regione Campania
Commenti (7) >> feed
serie di riflessioni: la replica
scritto da **, luglio 19, 2007

http://www.aprileonline.info/4122/rifiuti-in-campania-lemergenza-e-norma? zem_contact_send_article=yes#zcr4f653635390df86063c91da f36029aa8

Vincenzo Gaudiano
18 luglio 2007, 13:09
L’articolo è lungo e stimola una serie di riflessioni, anche se noto, come al solito, sulle questioni più cruciali, ragiona con un po’ di superficialità.
1) Non c‘è nessun divieto europeo alla tecnologia che consente il recupero di energia dai rifiuti mediante processi di combustione o di gassificazione e pirolisi.
Questi impianti sono presenti nella maggior parte dei paesi europei (Germania, Austria, Svezia, Spagna ,Francia ) e non generano procedure di infrazione.
2) In molti di questi paesi la raccolta differenziata è in media sopra il 40%, quindi non c‘è contraddizione tra recupero energetico e differenziazione, ma i due cicli (basterebbe visitare un po’ l’Europa e le tante comunità locali) sono complementari. Solo una politica arruffona, come, purtroppo è (lo dico da napoletano) quella campana può aver creato un corto circuito tra recupero energetico e raccolta differenziata.
3) Chi dice che si può fare a meno di impianti industriali nel trattamento dei rifiuti perché la soluzione può essere affidata, in tempi brevi, all’accoppiata riduzione – differenziazione vende fumo. Anche qui, se si visitassero le esperienze europee si vedrebbe che la raccolta differenziata non è una sport da centometristi, ma un processo lungo di educazione delle comunità e di affinamento delle metodologie di raccolta che, se perseguito con tenacia, dà i suoi frutti negli anni.
Quindi le esperienze europee che dobbiamo avere a riferimento (altra vicenda è quella di paesi come gli USA che, avendo enormi spazi a disposizione, a tutt’ oggi destinano la gran parte dei rifiuti alle discariche) ci dicono che, per chiudere l’epoca delle discariche, necessità impellente per territori molto antropizzati come i nostri, occore creare un ciclo virtuoso tra riduzione nella produzione dei rifiuti (che invece “normalmente” cresce nelle civiltà industrializzate con una percentuale di circa il 5% all’anno), differenziazione e trattamento della parte residua in cicli industraili.
Pensare di evitare questa fase è una forma di chiacchiericcio vacua che non incentiva una coscienza moderna sui rifiuti, infatti in Campania in 13 anni non abbiamo realizzato gli impianti industriali e siamo sostanzialmente quasi al palo per la raccolta differenziata.
Inviterei tutti, quindi, a ragionare fuori dai facili schemi e dalle soluzioni semplificate che sembrano a portata di mano.
Per esempio nell’articolo di Scotto si continua a parlare di impianti di compostaggio per la Campania.
Qualsiasi tecnico sa che parlare di compostaggio dalla FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani) nelle grandi conurbazioni urbane e metropolitane è una scemenza, si rischia di produrre dai rifiuti un altro rifiuto e di sprecare soldi e risorse pubbliche. Esistono tecnologie alternative, quali il trattamento meccanico biologico, cioè la digestione anaerobica, processo industriale che dalla FORSU può ricavare biogas con una componente di CH4 per il 50-70%.
La soluzione rifiuti sta quindi in un sistema flessibile (non esiste un sistema buono sempre e dovunque), un sistema che si possa modificare nel tempo.
La vicenda FIBE ci dovrebbe insegnare proprio questo, al di là dei risvolti penali su cui si pronunceranno i giudici e che bisogna lasciare alla giustizia.
Tredici anni fa si costruì un piano rifiuti ideologico che, presupponendo in pochi anni di raggiungere il 35% di raccolta differenziata e decidendo di realizzare impianti che bruciassero il CDR, al contrario di quanto, per esempio avviene a Brescia, pose le premesse per il disastro attuale. Se infatti si pensa che il 35% non è mai stato raggiunto e che, anzi, è aumentata la quantità di rifiuti prodotta, si capisce come e perché gli impianti di produzione di CDR siano andati rapidamente in affanno e il cosidetto CDR lì prodotto è risultato invece immondizia impaccata (cioè presentava componenti di umido-organico tali da non consentire di catalogarlo come CDR). Che poi qualcuno ci abbia marciato sopra, questo è un altro discorso.
Un’ultima annotazione, questa politica.
Se fossi ancora impegnato direttamente nella politica e fossi un politico campano, starei molto attento a giudicare in modo del tutto positivo la sindrome nimby che ha colto le popolazioni campane. Questa sindroma riproduce, a quel livello, una spinta all’individualizzazione dei rapporti sociali, sarà un caso ma in 13 anni abbiamo assistito a tante lotte di resistenza locale ma a nessuna vertenza generale. E l’individualizzazione dei rapporti sociali, il mio problema, la mia casa , il mio territorio, rappresenta, a mio avviso, se non inserita in una dimensione globale, uno scivolamento verso l’ideologia della destra. Una politica attenta che guarda non solo all’oggi ma sopratutto al futuro dovrebbe con coraggio e responsabilità porsi queste domande.
Vincenzo Gaudiano, Presidente ENAM SpA



rifuti zero
scritto da Alessandro, luglio 19, 2007

Purtroppo, gentile sig. Gaudiano, alcune decine di persone, portando avanti in maniera fondamentalista come unica soluzione al problema rifiuti l'utopistica OPZIONE ZERO, pur essendo minoranza, rischiano con i loro continui sberci di far ritrovare in emergenza rifiuti anche il nostro territorio.
Invito quindi i comuni della piana a continuare a fare informazione come il comune di sesto fiorentino ha fatto nell'ultimo numero del suo periodico totalmente dedicato al termovalorizzatore, e i cittadini a leggere tali informazioni.
Cordiali Saluti.

disonesti fino alla unghie dei piedi
scritto da M. Sirca, luglio 19, 2007

Abito a Sesto e solo questa sera ho trovato per caso, presso i Carabinieri il "periodico" citato che è poi il giornalino del Comune. Pagato con i soldi di tutti cittadini uno spot pro-inceneritore (ma i cialtroni, presenti obnubilati eslcusi, lo chiamano termovalorizzatore), a me non l'hanno inviato a differenza degli altri numeri, probabile che non l'abbiano inviato nemmeno a altri membri del movimento contro le nocività, ma la cosa ci da anche una certa soddisfazione perchè in risposta al nostro giornalino "Notiziario della Piana FI-PO-PT", sudore e lavoro dei cittadini assistiti da incontestabili esponenti sanitari, tecnici e scentifici (stampato con l'aiuto del Gruppo Consiliare di Rifondazione Comunista di Firenze), in risposta a quello, appunto, con una fondamentale scorrettezza, uno "storno" di risorse della collettività di cui spero gli si possa chiedere conto, hanno rimesso insieme un sacco di corbelleria da far arrossire di vergogna chiunque mediamente informato.


damiano
scritto da Verdi Regione Toscana, luglio 20, 2007

Potete mettere in rete e sul sito entrambi i giornalini per la gioia di chi non abita a Sesto?

Grazie!

Chi sono i veri "cialtroni"?
scritto da FranK, luglio 20, 2007

Concordo con l'analisi della situazione campana contenuta nel post del Sig. Gaudiano, anche se ci sarebbe ancora molto da dire e, ancora molto di più, da fare. Sicuramente dalla ordinaria emergenza rifiuti della Campania non se ne esce con le utopie. In merito mi limito a ricordare come, oltre alla vergogna di cumuli di rifiuti per le strade, si debba aggiungere la vergogna (sicuramente la mia personale come cittadino italiano) nell'aver visto infangare e ostacolare l'opera di un valido Commissario per i rifiuti, quale era Bertolaso, che avrebbe sicuramente contribuito a risolvere l'emergenza. Purtroppo per lui e per l'Italia, per fare bene il suo lavoro, si è dovuto scontrare con politici che non hanno a cuore l'interesse dello Stato ed è stato sopraffatto. Detto questo chiedo anch'io di mettere nel sito i due giornalini, per potersi formare una libera opinione e decidere, con cognizione di causa, chi è che dice "cialtronate".

Link al giornalino del Comune di Sesto
scritto da ipPaolo, luglio 20, 2007

Anche parteciapando meno attivamente continuo a leggere notizie e commenti.
In merito ai giornalini ecco il link da cui potete scaricare il giornalino del comune di sesto, che per mia parte ho trovato molto realista ed interessante:

http://www.comune.sesto-fiorentino.fi.it/Engine/RAServePG.php/P/42201SFI1000/M/25101SFI1001

Per il giornalino del comitato lascio il compito, se vorrano, ai membri del movimento.
Saluti.



Il link al Notiziario della Piana FI-PO-PT a cui il Comune di Sesto replica
scritto da M. Sirca, luglio 23, 2007

http://www.noinceneritori.org/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=95





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Ultimo aggiornamento ( mercoledì 02 aprile 2008 )
 
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