L'INCENERITORE NON RIAPRE!!!!!
DAL TIRRENO DI OGGI !!!!!
L’inceneritore preoccupa anche l’Asl
Mancano un piano di emergenza e procedure adeguate per controllare i rifiuti
Per il dipartimento di igiene pubblica prima di riattivare l’impianto è necessario adottare diverse misure di sicurezza
PISA. Non si esclude che possa trattarsi di formaldeide, un’ipotesi fatta sembra fin dal primo momento insieme a quella dello iodio, a provocare la nube rosa che si è sprigionata giovedì scorso da uno dei camini dell’inceneritore di Ospedaletto provocando non poco allarme nella popolazione. A provocarla sarebbero stati rifiuti speciali, materiale ospedaliero tossico, proveniente da Viterbo, e frutto di uno stoccaggio intermedio, proprio quello che non dovrebbe mai avvenire per questo genere di rifiuto, che dovrebbe essere smaltito direttamente senza altro tipo di passaggi. Speciali misure di sicurezza sono state chieste dall’Asl dopo l’incidente di Ospedaletto. Intanto prima di riaccendere l’impianto è stata chiesta l’individuazione di una corretta procedura di conferimento dei rifiuti che possa comprendere un controllo, con opportune misure di sicurezza, ed eventualmente il campionamento di quel che arriva per evitare che incidenti del genere possano ripetersi di nuovo.
L’unità operativa di igiene e sanità pubblica dell’Asl 5 ha chiesto anche l’attivazione di nuove procedure nel caso dovesse verificarsi un incidente analogo in futuro: intanto la possibilità di spegnere immediatamente l’impianto di incenerimento fino a quando non è stato chiarito se si tratti di un agente iquinante e di che natura sia; e poi la preparazione di un piano di emergenza che ora non esiste e che può prevedere l’evacuazione cautelativa di chi abita lì vicino.
L’Asl ha inviato le sue richieste alla Procura, all’assessore comunale all’ambiente, alla circoscrizione 3, ad Arpat, Geofor, prefettura e Provincia. È stata chiesta anche al responsabile dell’impianto la documentazione sui rifiuti speciali e in particolare ospedalieri arrivati a Ospedaletto nelle ultime deu settimane. Secondo le analisi fatte da Asl e Arpat si presume che il fumo sia dovuto alla combustione di un grosso quantitativo liquido di una sostanza contenuta in rifiuti ospedalieri e che avrebbe contanimato la massa presente nel forni. Le prime analisi hanno parlato di iodio, ma si attende il risultato delle ultime. Le domande sorgono spontanee: non sapendo di cosa si trattasse, perché l’impianto non è stato spento subito e perché non avviene un controllo accurato dei rifiuti speciali e senza stoccaggi intermedi?
Facciamo solo un commento.... AVEVAMO RAGIONE, DA SEMPRE !!!!