Da: Pressenza.com
La “finzione ecologica” di Cingolani è profondamente “ideologica” (pressenza.com)
Predicare e razzolare... (ndr noinc)
(.....)
Perché allora il Ministro Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ad un evento non-neutro e profondamente ideologico, parla della pericolosità delle ideologie nella transizione ecologica?
È tipico del potere e delle istituzioni parlare di “neutralità”, di “compromesso”, di “contenimento dei conflitti” e contro gli “estremismi” (che spesso non lo sono) o contro le “degenerazioni ideologiche”, spesso per oscurare, il proprio impianto fortemente ideologico e non-neutrale.
“Il peggior nemico in questo momento di transizione ecologica
sono le ideologie. Qualsiasi blocco ideologico farà male ai nostri figli. Non
bisogna ideologizzare le scelte tecniche”.
Lo ha
detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenendo
a un evento della Biz Factory, scuola di imprenditoria per le scuole superiori.
Secondo
il ministro, la diffusione a scuola delle conoscenze scientifiche e della
sensibilità per l’ambiente “dovrà essere protetta dalle ideologie. Le ideologie
non servono per la transizione ecologica. Non ci sono soluzioni bianche o nere”.
Le
affermazioni del Ministro Cingolani mi hanno fatto pensare molto, ma più le
leggevo più qualcosa non mi tornava: come può esserci un presunto filo-logico
che, contestualmente, collega il rigetto di una “ideologia” in un discorso che
parla di “neutralità” (e che quindi si autodefinisce apparentemente “neutro”)
in una “scuola” come la Biz Factory che è ideologica e per niente neutrale?
Già, in
Italia, la scuola di per sé come struttura ha un impianto fortemente ideologico
se pensiamo al suo impianto e al fatto che la Fondazione Agnelli ha una certa
influenza nelle politiche decisionali; ma la questione va oltre.
Il Biz
Factory Hybrid Experience, tenutosi il 3 giugno 2021 a cui ha partecipato il
Ministro Cingolani, è il primo evento nazionale che, come si evince dal sito,
“da 18 anni celebra e divulga gli impatti positivi di un’educazione di tipo
imprenditoriale nella scuola superiore. BIZ Factory è il palcoscenico per 120
giovani innovatori da tutta Italia sul quale presentare originali vision
imprenditoriali e testimoniare l’impegno, le sfide, le soddisfazioni, i
successi, l’entusiasmo di una modalità di fare scuola attiva, pratica,
digitale, che orienta e prepara al futuro.”
Da
questo incipit si può dire che si tratta di un evento o un’organizzazione
“neutra” e “non-ideologica” o, come si preferisce usare in questi tempo,
“post-ideologica”?
Evidentemente
no. Già il fatto di divulgare “gli impatti positivi di un’educazione di tipo
imprenditoriale” spiega la forte matrice ideologica dell’iniziativa che si rifà
a valori come lo sviluppo, il mercato, la competizione e le competenze, meglio
chiamate “abilità tecniche”. Un’educazione che un anarchico illichiano, un
montessoriano, uno steineriano e un sostenitore della scuola umanistica e
partecipativa definirebbe “da funzionari d’apparato”. Una visione
dell’educazione che io stesso, non solo non condivido, ma che non augurerei a
nessun bambin*, ragazz* o adolescente. Questo denota evidentemente delle
diversità di pensiero e delle visioni diverse di educazione, non neutre.
Perché
allora il Ministro Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ad un
evento non-neutro e profondamente ideologico, parla della pericolosità delle
ideologie nella transizione ecologica?
È
tipico del potere e delle istituzioni parlare di “neutralità”, di
“compromesso”, di “contenimento dei conflitti” e contro gli “estremismi” (che
spesso non lo sono) o contro le “degenerazioni ideologiche”, spesso per
oscurare, il proprio impianto fortemente ideologico e non-neutrale.
Quando
il potere mette in discussione una visione di mondo, additandola come
“ideologica”, in nome di una presunta neutralità del sapere, come hanno
dimostrato gli studi critici decoloniali, in realtà sta celando e riproducendo
forme di oppressione.
Pensiamo
solo alle competenze di Roberto Cingolani: un fisico che è stato responsabile
dell’innovazione tecnologica per Leonardo fino al 2021, industria che nel 2020
ha fatturato quasi 14 miliardi con un utile di 243 milioni in armi. Anche la
sua posizione non è mai stata neutrale, in quanto esistono moltissimi fisici
che hanno collaborato alla fondazione dell’Unione Scienziati per il Disarmo e,
quindi, che non lavorerebbero mai per una fabbrica di armi. Anche queste sono
scelte non-neutre: richiedono una presa di posizione.
Anche
le scelte portate avanti dall’attuale Ministero della Transizione Ecologica non
sono neutre e sono profondamente “ideologiche”. Ripensare alle ormai passate
centrali nucleari e ri-concedere le trivellazioni nei nostri mari (in
continuità con gli altri governi) sono scelte “ideologiche” dell’estrattivismo
e del neoliberismo in perfetta sintonia con il contrario di quella che dovrebbe
essere la “transizione ecologica”. È evidentemente il “Ministero della Finzione
Ecologica” e addirittura della bugia. Roberto Cingolani qualche giorno fa
in tv, nella trasmissione Progress su Sky Tg24, parlando delle trivelle approvate
nelle scorse settimane, ha detto: “Quelle trivelle erano già lì. C’erano delle
autorizzazioni, le ho trovate, erano state completate”. In realtà era tutto
fermo dal 2019 e l’atto finale lo ha firmato lui.
Il PNRR
del Governo Draghi, come osserva Greenpeace, “non indica chiare priorità per lo
sviluppo delle rinnovabili, lascia poco più che briciole alla mobilità urbana e
sostenibile e alla protezione della biodiversità. Dimentica, inoltre, le
necessarie misure per la promozione dell’agroecologia e la riconversione degli
allevamenti intensivi e declassa l’economia circolare a una mera questione di
gestione dei rifiuti. Il Pnrr, infine, apre di fatto la porta all’idrogeno blu
di Eni (prodotto da gas e usando il Carbon Capture and Storage)”.
Tutto
questo denota profondamente l’impronta “ideologica” del Governo Draghi e del
Ministro Cingolani, sebbene cerchino di celarle con narrazioni al limite
dell’orwelliano in cui, forse, per la sostenibilità serve veramente investire
nel petrolio, nell’estrattivismo e nell’idrogeno blu.
Tutto è
rigorosamente “ideologico”, soprattutto quando si impedisce di vedere le tante
alternative possibili. Nella “Critica all’ideologia”, Karl Marx sostiene
che tutti i sistemi di idee non sono dotati di un’autonomia reale, ma piuttosto
di tratta di un dominio materiale cioè economico e politico, che poi si estende
alla sfera delle idee. Secondo Marx sono le classi dominanti che
producono ideologie funzionali ai loro interessi, cioè servono a
giustificare determinati rapporti.
Oggi il
capitalismo, per giustificare il proprio sistema “ideologico”, decida di
etichettare tutto ciò che è “alternativo” a lui come “ideologico”, in modo di
spostare l’asse di riferimento: “non siamo noi che riproponiamo la stessa
ricetta con facce diverse, ma sono gli altri estremisti che portano avanti
battaglie ideologiche univoche che non sono realizzabili” – questo è il
concetto di base.
Evidentemente
il Ministro Cingolani dicendo che “le ideologie non servono per la transizione
ecologica”, intende dire che non serve quell’ambientalismo che dagli anni
Settanta mette in guardia il mondo sul surriscaldamento globale, sulla crisi
climatica, sulla distruzione degli ecosistemi, sulle grandi opere, sulla
necessità di cambiare modello economico di sviluppo, di pensare l’agricoltura
su piccola scala locale e di vedere la Terra come un bene comune da
salvaguardare dai colossi multinazionali privati che credono di esserne
padroni. Forse, per Cingolani, Vandana Shiva è una “terzomondista”, i movimenti
ambientalisti sono “contro il progresso” e gli ambientalisti, che dicono che
gli Ogm sono una colonizzazione della biodiversità, sono dei “retrogradi”.
Forse, però, sono soltanto quelli che cercano di difendere una vera transizione
ecologica dalla sue politiche ideologiche fatte di finzioni come: “(…) massicci investimenti in nuove tecnologie,
una forte spinta all’idrogeno verde e blu, una trasformazione radicale del
settore dell’acciaio in senso sostenibile, scommessa su mobilità e trasporti
sostenibili, stimolo all’autoproduzione di energia nel settore agricolo e
accrescimento del contributo dell’agricoltura al contrasto del cambiamento
climatico, rilancio della riforestazione quale strumento
nell’ottica di carbon capture, varo di un ambizioso programma di
monitoraggio delle criticità del Paese con un sistema innovativo di
osservazione integrato tramite satelliti, droni e sensori a terra”. Perché
serve l’idrogeno blu? Perché servono i droni per monitorare le criticità?
Perché non si affrontano le criticità? Perché, caro Ministro, ci sarà la
possibilità di investire nel “mini-nucleare di ultima generazione”?
In una
lunga intervista al Foglio uscita qualche settimana fa, il Ministro
ha spiegato quali sono i punti fondamentali della sua politica energetica e
ambientale, dicendo che il Pnrr “è stato costruito anche seguendo questo
spirito: mettere la protezione dell’ambiente non al servizio dello status quo ma a
servizio dell’innovazione e dunque della crescita”.
Difatti,
si legge nell’intervista a Cingolani sul Foglio, “la transizione
ecologica apparentemente piace a tutti. Ma la verità è che
questo processo può essere anche traumatico, può costringere
qualcuno a rinunciare a qualcosa […] Ambientalismo è crescita, è creazione di
lavoro, è progresso, non è decrescita” – esattamente il l’anatema per
eccellenza.
Sembra
che Cingolani parli dell’ “ambientalismo” di Eni e delle multinazionali che
stanno rilanciando il marchio “green”, sostenendo che una misura essenziale
è semplificare e velocizzare le autorizzazioni per costruire nuovi impianti.
Il
Ministro arriva a paragonare, nel sottotesto, che la storia dell’ambientalismo
è un fenomeno di Nimby1 (not in my backyard), sostenendo che “non
è un motore dell’ambientalismo, ma è al contrario un problema, un danno,
un guaio da risolvere e da estirpare”.
Anche
questo è tutto profondamente ideologico, in cui è impossibile vedere
neutralità. Noi continueremo a batterci, nel nostro piccolo contro le attuali
politiche neoliberiste che si riempiono la bocca di sostenibilità senza mettere
in discussione il sistema. Lo faremo rivendicando il nostro ambientalismo, le
nostre idee, la nostra visione di mondo, in contrasto con la vostra posizione
ideologica del cambiare tutto per cambiare niente e dalla parte dell’ambiente,
del bene comune, della salute e contro ogni devastazione ambientale che non
serve a nessuno se non al grande profitto di pochi.
1 l’acronimo
utilizzato per indicare una opposizione accompagnata da manifestazioni
pubbliche verso la realizzazione di un’opera di una certa
dimensione e impatto.
Autore: Lorenzo Poli
Lorenzo Poli
Sono Lorenzo Poli, sono nato a Brescia e dopo la maturità classica, ho iniziato a frequentare il corso di Scienze Politiche Relazioni Internazionali Diritti Umani all'Università di Padova. Appassionato di attualità politica, politica internazionale, questione di genere e studi postcoloniali mi interesso di temi riguardanti diritti umani, antirazzismo, femminismo, liberazione animale e antispecismo con particolare attenzione all'intersezionalità dei contesti. Da qualche anno mi occupo, da autodidatta, di popoli in lotta contro l'imperialismo, di America Latina, di conflitti in Medioriente, in particolare la Palestina in una prospettiva decoloniale. Nel 2019 ho contribuito a fondare Progetto EcoSebino, progetto di rigenerazione eco-sociale che interseca le lotte per la giustizia ambientale e per la giustizia sociale sul territorio del Lago d'Iseo. Collaboro con Il Periodista ed ho pubblicato nel 2016 il mio primo romanzo "Luce al di là del Buio", edito da MarcoSerraTarantola Editore.
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