http://www.ecodallecitta.it/notizie/392794/ora-e-certo-il-coronavirus-e-presente-nel-particolato-atmosferico
Registriamo questa ulteriore conferma
E' certo: il Coronavirus è presente nel particolato atmosferico
La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) annuncia che il
coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM). "Questa
prima prova apre la possibilità di rilevare precocemente la ricomparsa
del virus e adottare adeguate misure prima dell'inizio di una nuova
epidemia"
(...)
Ora è certo: il Coronavirus è presente nel particolato atmosferico
La Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) annuncia che il
coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM). "Questa
prima prova apre la possibilità di rilevare precocemente la ricomparsa
del virus e adottare adeguate misure prima dell'inizio di una nuova
epidemia"
A
poco più di un mese dalla pubblicazione di un Position Paper sulla
"Valutazione della potenziale relazione tra l'inquinamento da
particolato atmosferico e la diffusione dell'epidemia da COVID-19",
la Società Italiana di Medicina
Ambientale (SIMA) annuncia che il coronavirus SARS-Cov-2 è stato
ritrovato sul particolato (PM).
"Questa
prima prova apre la possibilità di testare la presenza del virus sul
particolato atmosferico delle nostre città nei prossimi mesi come
indicatore per rilevare precocemente la ricomparsa del coronavirus e
adottare adeguate misure preventive prima dell'inizio di una nuova
epidemia",
anticipa Alessandro
Miani,
Presidente SIMA. Tra i componenti del gruppo di ricerca, oltre ad
Alessandro Miani (Università degli Studi di Milano) sono presenti
Leonardo Setti e Fabrizio Passarini (Università di Bologna),
Gianluigi De Gennaro, Jolanda Palmisani e Alessia Di Gilio,
(Università di Bari), Pierluigi Barbieri, Massimo Borelli, Valentina
Torboli, Alberto Pallavicini (Università di Trieste), Maurizio
Ruscio, Francesco Fontana e Libera Clemente (Azienda ospedaliera
Giuliano Isontina di Trieste), Maria Grazia Perrone (Divisione
Ricerca Ambientale Tecora) e Prisco Piscitelli (Cattedra UNESCO
dell’Università Federico II di Napoli e Vicepresidente SIMA).
“Questa
prima parte della ricerca mirava espressamente a cercare la presenza
dell'RNA del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico. Le prime
evidenze relative alla presenza del coronavirus sul particolato
provengono da analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria
ambiente di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con
due diversi campionatori d'aria per un periodo continuativo di 3
settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo”, spiega il professor
Leonardo Setti, coordinatore del gruppo di ricerca scientifica
insieme al professor Gianluigi De Gennaro e al professor Alessandro
Miani.
"I
campioni sono stati analizzati dall’Università di Trieste in
collaborazione con i laboratori dell’azienda ospedaliera Giuliano
Isontina, che hanno verificato la presenza
del virus in almeno 8 delle 22 giornate prese in esame.
I risultati positivi sono stati confermati su 12 diversi campioni per
tutti e tre i marcatori molecolari, vale a dire il gene E, il gene N
ed il gene RdRP, quest'ultimo altamente specifico per la presenza
dell'RNA virale SARS-CoV-2. Possiamo confermare di aver
ragionevolmente dimostrato la presenza di RNA virale del SARSCoV-2
sul particolato atmosferico rilevando la presenza di geni altamente
specifici, utilizzati come marcatori molecolari del virus, in due
analisi genetiche parallele”, precisa Setti. Commentando il lavoro
di équipe che ha portato a questo risultato, il professor Pierluigi
Barbieri
sottolinea come “il lavoro di ricerca e analisi interdisciplinare è
essenziale per approfondire la conoscenza del SARS-CoV2 e
identificare le migliori azioni per superare il lockdown”.
Secondo
il professor Gianluigi
De Gennaro:
“Questa è la prima prova che l'RNA del SARS-CoV-2 può essere
presente sul particolato in aria ambiente, suggerendo così che, in
condizioni di stabilità atmosferica e alte concentrazioni di PM, le
micro-goccioline infettate contenenti il coronavirus SARS-CoV-2
possano stabilizzarsi sulle particelle per creare dei cluster col
particolato, aumentando la persistenza del virus nell'atmosfera come
già ipotizzato sulla base di recenti ricerche internazionali.
L’individuazione del virus sulle polveri potrebbe essere anche un
buon marker per verificarne la diffusione negli ambienti indoor come
ospedali, uffici e locali aperti al pubblico. Le ricerche hanno ormai
chiarito che le goccioline di saliva potenzialmente infette possono
raggiungere distanze anche di 7 o 10 metri, imponendoci quindi di
utilizzare per precauzione le mascherine facciali in tutti gli
ambienti”.
“La
prova che l'RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato
in aria ambiente non attesta ancora con certezza definitiva che vi
sia una terza via di contagio.”
- prosegue De Gennaro - “Tuttavia, occorre che si tenga conto nella
cosiddetta Fase 2 della necessità di mantenere basse le emissioni di
particolato per non rischiare di favorire la potenziale diffusione
del virus”. A tal proposito, l’epidemiologo Prisco Piscitelli
spiega: “Ad oggi le osservazioni epidemiologiche disponibili per
Italia, Cina e Stati Uniti mostrano come la progressione
dell'epidemia COVID-19 sia più grave in quelle aree caratterizzate
da livelli più elevati di particolato. Esposizioni croniche ad
elevate concentrazioni di particolato atmosferico, come quelle che si
registrano oramai da decenni nella Pianura Padana, hanno di per sé
conseguenze negative sulla salute umana, ben rilevate e quantificate
dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, rappresentando anche un
fattore predisponente a una maggiore suscettibilità degli anziani
fragili alle infezioni virali e alle complicanze cardio-polmonari. È
arrivato il momento di affrontare il problema”.
“Siamo in stretto
contatto con l'Organizzazione Mondiale della Sanità e con la
Commissione Europea per condividere i risultati delle nostre analisi.
Sono in corso ulteriori studi di conferma di queste prime prove sulla
possibilità di considerare il PM come ‘carrier’ di nuclei
contenenti goccioline virali, ricerche che dovranno spingersi fino a
valutare la vitalità e soprattutto la virulenza del SARS-CoV-2 adeso
al particolato. Intanto, la presenza del virus sulle polveri
atmosferiche è una preziosa informazione in vista dell’imminente
riapertura delle attività sociali, che conferma l’importanza di un
utilizzo generalizzato delle mascherine da parte di tutta la
popolazione. Se tutti indossiamo le mascherine, la distanza
inter-personale di 2 metri è da considerarsi ragionevolmente
protettiva permettendo così alle persone di riprendere una vita
sociale”, conclude Alessandro Miani.
invito a leggere fra i commenti: quello che sembra una dichiarazione se non negazionista, quasi (ndrmsirca)
http://www.ecodallecitta.it/notizie/392589/societa-italiana-aerosol-parziale-e-prematuro-il-rapporto-diretto-tra-numero-di-superamenti-di-pm-e-contagi-da-covid-19
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