(....) È qui che è intervenuto l’errore (fondamentale, a nostro avviso)
commesso dal Ministero, ossia la lettera alla Grande Distribuzione (GDO)
in cui si dichiara che le borse riutilizzabili non possono essere
impiegate; rileviamo per inciso che nella Legge, di questo divieto non
vi è traccia....
COMUNICATO STAMPA
Rileviamo anzitutto con soddisfazione come il tema abbia scalato le
classifiche degli interessi dell’opinione pubblica. Anche se il
dibattito ha sofferto di alcune distorsioni sul merito della Legge e sui
suoi effetti, l’attenzione generatasi ha consentito, per una volta, di
mettere il tema ambientale e quelli collegati in cima all’agenda
politica, stimolando riflessioni da parte dell’opinione pubblica sul
problema della plastica, dei danni da essa provocati, della sua
prevenzione e delle alternative. Riconosciamo che la Legge intendesse
costituire una estensione ai sacchetti ultraleggeri delle previsioni già
a suo tempo adottate, e con successo, per gli shopper, allo scopo di:
- estendere i principi di riduzione del ricorso alla plastica tradizionale ad altri ambiti, contigui, di intervento;
- evitare fenomeni di elusione delle precedenti disposizioni, quali l’uso come shopper dei sacchetti in plastica tradizionale, codificati come “per uso interno”, allo scopo di aggirare il divieto sugli shopper od eluderne il costo;
- conseguire uniformità di approccio su tutti i sacchetti, ed evitare
la contaminazione dei flussi avviati a compostaggio, fenomeno
determinato proprio dalla confusione spesso ingenerata nell’utente, tra shopper e sacchetti ultraleggeri.
Come tale, l’intenzione di partenza della Legge, ossia superare l’uso della plastica tradizionale nei sacchetti ultraleggeri per asporto dei generi alimentari, è condivisa e va nella direzione di mettere anche in questo caso (come nel caso degli shopper,
in cui l’iniziativa italiana ha poi stimolato l’adozione di
disposizioni analoghe da altri Paesi e della Direttiva europea in
merito) l’Italia alla testa di un fronte di eliminazione progressiva
delle buste in plastica. Ricordiamo che gli shopper di plastica
costituiscono uno degli elementi più soggetti a dispersione
nell’ambiente con conseguenti danni agli ecosistemi e alle catene
alimentari.
Nell’ambito di questa strategia, siamo a favore del rendere evidente il prezzo dell’ultraleggero, cosi come già nel caso degli shopper, proprio per disincentivarne il prelievo, ma è altrettanto evidente, e per noi fondamentale, che una
strategia di disincentivazione deve mettere a disposizione
l’alternativa, che sia ambientalmente preferibile e dunque
economicamente incentivata: anche in questo caso, l’alternativa è
la borsa (“sporta”) riutilizzabile. Una alternativa pratica,
conveniente, ambientalmente sostenibile, che rispetta la gerarchia del
riuso come opzione preferibile ed immediatamente adottabile, almeno nel
caso di generi alimentari (come è il caso in genere per l’ortofrutta)
che non creano, a differenza di carni, pesci, e prodotti caseari molli,
problemi di imbrattamento e sgocciolamento.
È qui che è intervenuto l’errore (fondamentale, a nostro avviso)
commesso dal Ministero, ossia la lettera alla Grande Distribuzione (GDO)
in cui si dichiara che le borse riutilizzabili non possono essere
impiegate; rileviamo per inciso che nella Legge, di questo divieto non
vi è traccia.
Purtroppo, ed inevitabilmente, questo errore, oltre a determinare un
allontanamento dalle finalità stesse della Legge, ha fatto avvertire
l’uso del sacchetto biodegradabile come imposizione e balzello,
distorcendo il dibattito e deviandolo dal merito ambientale della
strategia (superamento della plastica tradizionale) a quello economico:
l’imposizione del prezzo esplicito del sacchetto, che doveva funzionare
da incentivo all’adozione della alternativa ambientalmente preferibile,
nel momento in cui viene impedita tale alternativa, è stato percepito
come una vessazione.
Sono a nostro avviso irricevibili le motivazioni di carattere
sanitario addotte nella comunicazione del Ministero alla GDO, e nella
più recente nota del Ministero della Sanità, di cui abbiamo avuto
notizia dai media, se solo si pensa a tutta la filiera di produzione,
raccolta, trasporto, distribuzione della ortofrutta: una filiera in cui
non è certo il prelievo finale dallo scaffale il momento più delicato.
Né possono essere additati come irresponsabili tutti gli altri Paesi
dell’Unione Europea (Paesi certo non meno attenti del nostro ai temi
della sicurezza alimentare) in cui le borse riutilizzabili sono
consentite, ed addirittura promosse, senza incorrere in procedure di
infrazione.
Chiediamo dunque al Ministro di tornare, in forma coordinata con gli
altri Ministeri, alle previsioni della Legge, revocando la lettera alla
GDO. Se, si procederà in questo modo sarà possibile garantire un
vantaggio ambientale, economico e sociale per tutti, consumatori ed
esercenti.
Chiediamo contestualmente al Ministero e agli altri soggetti
interessati di sviluppare una campagna di informazione sul destino
preferenziale dei sacchetti ultraleggeri, laddove acquistati dal
consumatore al posto della borsa riutilizzabile. Tale campagna dovrebbe
superare molta della confusione che avvertiamo nel dibattito in corso ed
andrebbe focalizzata sui comportamenti virtuosi (es. apposizione delle
etichette adesive sui manici, onde poterle asportare senza danno al
resto del sacchetto) finalizzati a fare reimpiegare successivamente i
sacchetti per la raccolta differenziata dell’organico.
Zero Waste Italy
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