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Barocci (Sos geotermia) a Regione e Asl: «Non servono altri studi: dai dati dell’Ars non si poteva autorizzare Bagnore 4»
GROSSETO. «Fino a ieri Asl e Ars hanno
detto che i dati sanitari emergenti dello Studio Ars-Cnr in Amiata erano
tranquillizzanti e che non c’erano problemi sanitari collegabili alla
geotermia. Sulla base delle loro affermazioni tranquillizzanti gli
amministratori regionali e i sindaci hanno autorizzato il raddoppio
delle emissioni».
È un fiume in piena Roberto Barocci, del Forum
ambientalista di Grosseto e Sos geotermia, da anni impegnato per
accertare gli effetti dello sfruttamento geotermico dell’Amiata sulla
salute della popolazione. Per Barocci questo tipo di energia non ovunque
è da considerarsi pulita. Non lo sarebbe sull’Amiata, dove le centrali
rilasciano in atmosfera anche molte sostanze cancerogere. Barocci da
anni pungola gli amministratori perché tengano nella dovuta
considerazione i dati sulla maggiore mortalità per certi tumori in
Amiata, ma nonostante i dati parlino chiaro, Regione e Asl, e quindi i
sindaci, hanno sempre ribadito che non c’è da preoccuparsi.
Ieri
invece la Regione e l’Asl, chiamate la prima a rilasciare le
autorizzazioni per la costruzione delle centrali e la seconda a
monitorare la salute dei cittadini, hanno dichiarato che gli studi
condotti fino ad oggi (il più importante dei quali è quello dell’Ars del
2010, aggiornato nel 2013, sugli anni 2000-2006) presentano criticità e
lacune nella metodologia e hanno annunciato la costituzione di un
Osservatorio permanente per la popolazione dei comuni geotermici.
Nel
frattempo, però, la Regione ha autorizzato la costruzione di una nuova
centrale (Bagnore 4 di Enel green power) con cui la potenza installata
sull’Amiata viene praticamente raddoppiata e con essa potrebbe aumentare
anche l’acido solfidrico e il mercurio immessi in atmosfera. Nonostante
l’impianto di abbattimento Amis infatti la Regione permette che una
centrale geotermica possa rilasciare in atmosfera come limite massimo 3
chili all’ora di acido solfidrico e 2 grammi all’ora di mercurio. In
quest’ultimo caso farebbero, in un anno, 17 chili e 520 grammi.
Barocci
indica, punto per punto, nelle pagine dello studio dell’Ars del 2010, i
dati che dimostrano che in Amiata c’è una correlazione statisticamente
significativa tra l’aumento di certi tumori (e altre malattie) e
l’esposizione a sostanze quali, appunto, il mercurio, l’acido
solfidrico, e poi il boro e l’arsenico. Di queste relazioni l’Ars ne ha
riscontrate ben 54. I numeri sono agghiaccianti.
Ad esempio, in
comuni con valori crescenti di mercurio nell’aria, l’Ars registra negli
uomini un eccesso di rischio di ammalarsi di tutti i tumori del 32%
rispetto ai comuni dove le concentrazioni sono minori; dove il mercurio
nell’aria è più elevato, il rischio sale al 46%. Per l’arsenico
nell’acqua di superficie, in Amiata i maschi rischiano di ammalarsi di
tumore il 29% in più rispetto ai maschi che vivono in ambienti più sani.
Per il mercurio nell’aria, la percentuale di rischio di contrarre un
tumore alla trachea, sempre nei maschi, sale addirittura al 59%. A
volerla vedere in termini numerici, si tratta di centinaia di morti in
più: ad esempio, solo per il mercurio, l’Ars riporta il dato di 333
morti nei comuni con valori di mercurio più alti, rispetto ai 195 morti
dei comuni con valori di mercurio più bassi. Eppure, spiega Barocci, la
conferenza dei servizi che a settembre 2012 ha dato il via alla
costruzione di Bagnore 4 a proposito dell’impatto sanitario scrive, nero
su bianco, che le mappe di ricaduta ad esempio dell’acido solfidrico
«allo stato attuale delle conoscenze non hanno alcun significativo
impatto sanitario».
«Solo dopo il raddoppio autorizzato – spiega
Barocci – assistiamo a quattro fatti: primo, la giunta regionale dice
che in Amiata non si faranno più centrali a tecnologie flash (come
Bagnore 4, ndr). Secondo, Ars e Asl ora dicono che in Amiata ci
sono seri problemi alla salute. Terzo, sempre Ars e Asl dicono che ci
dovranno essere altri studi molto più accurati per capire quali siano le
cause dell’eccesso di mortalità. Quarto, Ars e Asl dicono che possono
incidere negli eccessi di mortalità gli stili di vita, le attività
lavorative in miniera e fattori genetici, ma stranamente escludono le
emissioni geotermiche senza alcuna documentazione o ricerca che possa
sostenerlo».
Secondo Barocci, «fintanto che non sarà prodotto un
altro studio da un altro gruppo qualificato – almeno come lo è stato
quello che ha prodotto lo Studio Ars-Cnr del 2010 – rimane valido lo
Studio del 2010 sulla base del quale non si poteva autorizzare un
raddoppio delle emissioni. E fintanto che non sarà
prodotto un altro studio sugli stili di vita come quello del dottor
Voller del 2013, non si parli di diversi stili di vita o di lavoro in
miniera o di fattori genetici, senza documentazione e tra paesi distanti
pochi chilometri, aventi la stessa storia culturale e sociale, perché
non è serio».