COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO a cura di: Sede nazionale ISDE Italia e Sezione Provinciale ISDE Torino
8 novembre 2017
INQUINAMENTO DELL'ARIA E DANNI ALLA SALUTE: EVITIAMO DI SOTTOVALUTARE IL PROBLEMA
La Sezione ISDE di Torino, anche in relazione all’articolo comparso il
19/10/2017 su La Stampa – Salute, ritiene, sulla base delle più
aggiornate conoscenze scientifiche, che il respirare aria contenente
elevate concentrazioni di polveri sottili, come succede da tempo agli
abitanti della Pianura Padana, sia sicuramente fonte di patologie acute e
croniche. Il raffronto, tra i danni causati dal vizio del fumo e i
rischi conseguenti ad una esposizione forzosa ad aria inquinata, è
improprio e fuorviante perché nel primo caso si tratta di una scelta
individuale che ricade su chi la compie, nel secondo caso, viceversa, i
rischi ricadono sull’insieme della collettività, compreso le sue
frangie più suscettibili quali bambini, donne in gravidanza, anziani.
Un simile approccio è, a nostro avviso, molto pericoloso, perché può
influenzare negativamente sia le scelte cautelative individuali che,
soprattutto, quelle dei decisori politici volte a migliorare la qualità
dell’aria, scelte che appaiono sempre più necessarie ed urgenti, visto
che – come emerge anche dal rapporto “Ambient air pollution: A global
assessment of exposure and burden of disease”, pubblicato nel 2016, la
Pianura Padana è una delle zone più inquinate d'Europa. ,
È
ormai ampiamente documentato che a breve termine (qualche giorno) per
ogni incremento di 10 mg/m3 di PM10 si hanno eccessi di mortalità per
cause respiratorie e per cause cardio-polmonari ed eccessi di ricoveri
per cause cardiache e respiratorie. Secondo quanto emerso da recenti
studi non sembra trattarsi di un’anticipazione di eventi che sarebbero
comunque accaduti, ma di un effetto netto di mortalità che sarebbe
stata evitata se i livelli dell’inquinante fossero stati inferiori.
Ancora più consistenti i rischi per la salute conseguenti
all’esposizione a particolato fine dato che, per ogni incremento di 10
µg/m3 di PM 2.5 –si registra a lungo termine un incremento del rischio
di morte del 6% per ogni causa, del 12% per malattie cardiovascolari e
del 14% per cancro del polmone .
Nel 2013 l’Agenzia per la
Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento atmosferico
(outdoor air pollution) come cancerogeno per polmone e vescica,
ricordando che l’esposizione a polveri sottili (PM 2,5) ha causato nel
mondo 3,2 milioni di morti premature nell’anno 2010 (prevalentemente per
patologie cardiovascolari) e circa 223.000 morti per tumore del
polmone.
Nell’ultimo Report “ Air quality in Europe” 2017 si stima
che in 41 paesi europei si siano registrate per soli 3 inquinanti
(PM2,5, NO2, O3) nel 2014 ben 520.400 decessi prematuri e che, solo in
Italia, essi ammontino ad oltre 90.000.
E’ inoltre documentato da
tutti gli studi svolti a livello nazionale e internazionale che la
cattiva qualità dell’aria si associa anche ad aumentato rischio di
mortalità infantile, abortività spontanea, nascite pre termine, aumento
dei disturbi dello spettro autistico, diabete, Alzheimer,
brocopneumopatie e asma, solo per citare le patologie di maggior
rilievo.
.
È parimenti necessario far rilevare come
l'Organizzazione Mondiale della Sanità e la European Respiratory
Society, raccomandino limiti più restrittivi sia per il PM10 che per il
PM2,5, considerando non cautelativi per la salute pubblica quelli
attualmente previsti dalla normativa vigente.
Solo una maggior
consapevolezza delle conseguenze che un ambiente inquinato ha sulla
salute di tutti noi, unita alla ricerca e al riconoscimento delle
molteplici fonti emissive, può far sì, tramite la lungimiranza dei
decisori politici, che siano messe in atto delle misure strutturali
efficaci (con tempi medio-lunghi di attuazione).
Una riduzione
dell’inquinamento atmosferico contribuirebbe altresì ad arrestare i
cambiamenti climatici in atto che, come è noto, a loro volta aggravano
il problema dell’inquinamento e sono ulteriore causa di danni
inalcolabili alla salute umana.
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