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Resta
evidente però un disegno preciso di destabilizzazione totale della difesa dell’ambiente,
una sorta di “Sacco di Roma” legalizzato, che punta a concedere tutto a
speculatori, cementificatori, inquinatori.
Da più parte
però si registra una forte volontà di creare un fronte comune a difesa di
quelli che sono dei baluardi ambientali nella terra degli Etruschi, e che fanno
della Toscana un luogo di fascino e di attrazione turistica. Ma fino a quando?
Il saccheggio della Toscana
di Martino
Danielli 16-08-2017
La Regione Toscana lancia il suo affondo finale nei
confronti della protezione ambientale e della tutela del paesaggio, e lo fa in
grande stile. Dopo un crescendo di attacchi politici e legislativi che si
protrae da anni, ora la giunta regionale sembra arrivata a una frenesia di
distruzione.
Ma andiamo a
vedere nel dettaglio di cosa si tratta e quali sono le drammatiche e disruttive
scelte che la Regione ha preso e le pratiche ecodistruttive che promuove.
Partiamo
dalla questione lupi, che è stata in gran parte fomentata proprio dalla
becera politica regionale sia di maggioranza sia di alcune parti
dell’opposizione. I lupi, si sa, sono molti in Toscana, e così i
problemi che si riscontrano a causa del predatore con la pastorizia in
Appennino, ma anche molte sono le soluzioni, già utilizzate altrove e anche da
molti allevatori toscani, e di comprovata efficienza, come i cani da
guardianìa, i recinti elettrici e disturbi di vario tipo.
Ma la
Regione è la capofila a chiedere a gran voce l’abbattimento dei lupi, e
prosegue ciecamente in questa direzione nonostante gli stop che da più parti,
anche da istituzioni nazionali, vengono imposti per salvaguardare una specie
simbolo della biodiversità e della lotta all’estinzione dei grandi carnivori.
Superlative nella loro rozzezza le dichiarazioni di taluni amministratori, come
quelle dell’assessore all’agricoltura Remaschi, che sbraita contro l’Europa
affinché venga finalmente aperta la caccia ai lupi.
Passiamo ad
un altro argomento assai spinoso. L’annullamento delle Province fa sì che la
Regione Toscana decida un accorpamento delle competenze sulle riserve
naturali un tempo provinciali. Queste riserve sono distribuite in tutto il
territorio e in molti casi tutelano degli autentici gioielli ambientali, come
la Riserva Naturale dell’Alto Merse, in provincia di Siena, che ospita
paesaggi intatti, torrenti ricchi di biodiversità in cui fino a pochi anni fa
viveva una piccola popolazione di lontre; come la Riserva Naturale di
Castelvecchio, dove si annidano su uno sperone di roccia e in mezzo a
foreste di lecci e cerri le magnifiche rovine di una città medievale. Sono solo
due esempi di decine di luoghi importanti e preziosi, che avrebbero potuto
rappresentare la vera essenza del territorio toscano. Ma queste riserve
naturali, già in parte abbandonate a sé stesse dalle amministrazioni locali,
una volta passate in mano alla Regione sembra che non valgano proprio nulla,
dato che nella nuova legge regionale 30/2012 e nel quadro di bilancio per le
aree protette il finanziamento destinato al loro mantenimento e salvaguardia è
pressoché nullo, e si parla con insistenza della necessità di privatizzazioni.
Molte aree
protette verranno invece date direttamente in gestione alle amministrazioni
locali, assolutamente prive di risorse e di capacità tecniche per creare una
gestione lungimirante e continuativa.
Ma non
basta, a questo bisogna aggiungere che la vigilanza volontaria (le guardie
volontarie ambientali e zoofile di associazioni come WWF, LIPU, ENPA ecc.),
importante e gratuito baluardo contro i reati ambientali, e sostegno utilissimo
di forze dell’ordine e magistratura, nel passare sotto il controllo della
Regione vedono il loro ruolo notevolmente ridimensionato, la loro capacità
operativa annullata in molti casi, l’aiuto finanziario per le spese vive
(divise ecc.) volatilizzato. In coerenza con una politica nazionale in cui il Corpo
Forestale dello Stato viene trasferito, o è meglio dire accartocciato in
una informe realtà con compiti anche molto diversi da quelli della tutela e del
controllo ambientale.
E non è
ancora finita. La Regione, presidente Rossi in testa, annuncia: “Mai più
fiumi a briglia sciolta” e stanzia 40 milioni di euro (in gran parte
provenienti dall’Unione Europea e destinati a ben altro uso) per fare cosa? La
cementificazione dei fiumi. Proprio così: creare dighe su fiumi e torrenti.
Questo
denaro sarebbe in realtà fatto rientrare in maniera incongrua tra le spese per
il Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 nell’ambito del “Sostegno alla
prevenzione di danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed
eventi catastrofici”. E cosa c’entra? Gli eventi catastrofici sono
proprio quest’ultimo assalto ai pochi fiumi e torrenti rimasti intatti, un
assalto supportato anche da alcuni consorzi di bonifica che da anni stanno
distruggendo la vegetazione e la naturalità di questi ambienti, nonostante le
critiche piovute dal mondo accademico, da associazioni ambientaliste e da
comitati di cittadini. La Regione promuove l’industria del cemento in nome di
considerazioni idrauliche false e obsolete ma non promuove la salvaguardia dei
fiumi da inquinamento ed erosione. Basti pensare che interi quartieri di
Firenze non hanno depuratore delle acque fognarie e che interi bacini fluviali
sono sottoposti ad un’erosione selvaggia a causa di pratiche agricole e di
taglio forestale fuori controllo, scarsamente regolamentate e completamente
ignorate, quando non incentivate, dagli enti regionali.
E, per
finire, la ciliegina sulla torta. La Regione Toscana modifica la legge
regionale 48/1994 e consente così lo svolgimento di gare e “manifestazioni
sportive” di motocross, auto fuoristrada e altri mezzi motorizzati anche fuori
dalle strade carrozzabili e da qualsiasi strada (cioè per intenderci nei boschi
e simili) e… anche all’interno delle aree protette.
Questo è il
colpo finale alla tutela ambientale, la legittimazione di attività
vandaliche in completo contrasto con un minimo rispetto dell’ambiente e della
natura, con la funzione delle aree protette e con la loro fruizione da
parte dei cittadini che pensano di trovarvi quiete, aria sana, bellezza. Una
provocazione trasformata in legge a favore di meschini interessi economici in contrasto
con il benessere di tutti e anche in contrasto con lo sviluppo di un turismo
ecologico e ambientale. Una provocazione trasformata in legge, una vergogna che
ha fatto indignare tutte le associazioni ambientaliste, il CAI che ha emesso un
duro comunicato, una parte delle opposizioni che si sono battute con forza
contro decisioni arbitrarie e prive di ogni logica. WWF e Legambiente
punteranno ad una invalidazione della legge.
Resta
evidente però un disegno preciso di destabilizzazione totale della difesa dell’ambiente,
una sorta di “Sacco di Roma” legalizzato, che punta a concedere tutto a
speculatori, cementificatori, inquinatori.
Da più parte
però si registra una forte volontà di creare un fronte comune a difesa di
quelli che sono dei baluardi ambientali nella terra degli Etruschi, e che fanno
della Toscana un luogo di fascino e di attrazione turistica. Ma fino a quando?
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