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Per la Società Italiana di Igiene l’aumentato rischio di aborto spontaneo legato agli inceneritori non è cosa rilevante
Evidentemente per la Siti gli aborti spontanei non rappresentano un “rilevante rischio sanitario”.
Per chi non lo conoscesse, lo studio “Moniter” (costato oltre 3 milioni di euro) è un’indagine sugli effetti ambientali e sanitari degli otto inceneritori dell’Emilia Romagna. I risultati sono stati divulgati (in forma di rappporti, circa 2146 pagine) a novembre 2011 ma NULLA è stato pubblicato su riviste internazionali con IF e revisori, ad eccezione di un solo studio (vedi immagine) che ha dimostrato con adeguato livello di accuratezza, utilizzando i dati del “Moniter”, come le emissioni degli inceneritori sono in relazione con un aumentato rischio di aborti spontanei (Candela et al, Environ Int, 2015. 78:51).
In realtà lo studio Moniter ha suggerito numerose altre preoccupanti evidenze (ad es. emissione prevalente di nanoparticolato, possibile incremento di rischio per altre patologie neoplastiche e non neoplastiche, elevata contaminazione delle aree limitrofe da metalli pesanti determinata mediante tecniche di biomonitoraggio). Tuttavia, probabilmente a causa di alcuni limiti metodologici evidenziati già nel 2012 da me e da
Patrizia Gentilini e presentati in occasione di un congresso nazionale di “Medicina Democratica” a Milano, nessuno di questi (compresa la presunta innocuità degli inceneritori) è mai stato pubblicato, almeno sino ad ora (sono passati 5 anni) su riviste internazionali.
L’unico dato sul quale nessuno ha espresso dubbi è, appunto, proprio quello sugli aborti spontanei, chissà perché ignorato dalla Siti.
Non si comprende inoltre come, per esprimere il suo “parere”, la Siti abbia preso in considerazione e citato il solo studio “Moniter”, ignorando le numerose altre evidenze scientifiche nazionali e internazionali che documentano incrementi del rischio ambientale e sanitario legato all’incenerimento industriale dei rifiuti, anche quando questo avviene in impianti di ultima generazione.
Secondo l’agenzia di stampa, la posizione della Siti sarebbe condivisa dall’Istituto Superiore di Sanità, che definirebbe la “termovalorizzazione” uno “strumento” in grado di “garantire l’assenza di rischio sanitario per i cittadini che vivono nelle zone limitrofe”.
È opportuno, a questo proposito, notare una evidente contraddizione con il parere recentemente formulato dalla
Dott.ssa Loredana Musmeci, direttrice del dipartimento Ambiente e Prevenzione dello stesso Istituto Superiore si Sanità, che, a proposito dell’inceneritore di Firenze, ha dichiarato che “
c’è un elemento di cui tenere conto, il contesto territoriale in cui l’impianto si va a inserire. Se la pressione degli inquinanti in una data area è troppo alta, allora anche un impianto di incenerimento, che pure inquina poco, può diventare insostenibile: quel poco può diventare troppo" (
http://www.perunaltracitta.org/2016/06/14/inceneritore-firenze-bocciato-dallistituto-superiore-sanita-insostenibile-un-contesto-inquinato/ ).
Evidenze ambientali e sanitarie a parte, la normativa nazionale, le direttive internazionali e le indicazioni della Comunità Europea vanno TUTTE in direzione del recupero di materia e del progressivo abbandono dall’incenerimento, che la Comunità Europea chiede espressamente di dimenticare definitivamente entro il 2020, addirittura prevedendo forme di disincentivazione economica per tale pratica (vedi “pacchetto per l’economia circolare”).
Inoltre, sono per fortuna sempre in crescita, anche nel nostro Paese, le esperienze di buone pratiche gestionali che dimostrano come con la riduzione della produzione di rifiuti, con il riciclaggio, con il recupero di materia e con il rispetto dell’economia circolare le prime a guadagnarci siano le comunità e la buona imprenditoria, escludendo i rischi sia delle discariche che degli inceneritori, con buona pace delle lobby del settore e dei loro amici, vecchi e nuovi.
C’è un unico punto del documento della Siti con il quale concordo: la necessità di “evitare che i falsi miti prevalgano sulle vere realtà scientifiche”. Per questo, utilizzando le evidenze medico-scientifiche disponibili, io e molti altri miei colleghi saremmo disponibili a qualunque confronto.