Un ennesimo inceneritore, destinato a trasformare in cenere
198.000 tonnellate di scarti prodotti dai toscani, dovrebbe essere realizzato
nella Piana fiorentina, nel territorio del comune di Sesto fiorentino, in
località Case Passerini, a pochi chilometri dalla cupola del Brunelleschi a
Firenze.
E poichè l'appetito vien mangiando, l'amministrazione
toscana, Regione in testa, in quella stessa piana vorrebbe realizzare
anche un aeroporto internazionale, per
portare direttamente dalla Cina nuove masse di turisti e allungare le fila in
attesa di entrare nei pochi luoghi di Firenze dove le agenzie di viaggio
dirigono il turismo di massa.
L'uso del condizionale è d'obbligo, in quanto questi
progetti sono fortemente osteggiati dagli abitanti, in particolare le
"Mamme No inceneritore" e 272 medici che hanno firmato un documento
contrario alla realizzazione dell'impianto per i rischi sanitari connessi al
suo funzionamento.
Per tutta risposta, sulla stampa locale, in particolare il
Corriere Fiorentino, sono comparse numerose prese di posizioni a favore
dell'impianto, che hanno rispolverato una raccolta di stupidaggini che
dovrebbero rassicurare la popolazione.
In questa operazione di "tranquillizzazione" si è
distinto Sergio Gatteschi che come
presidente degli Amici della Terra della Toscana ha affermato che "le
emissioni del termovalorizzatore equivalgono a 10 caminetti a legna" e,
nelle vesti di responsabile per l'ambiente PD,
con una più rassicurante stima al
ribasso, ha ribadito "che l'impianto di Case Passerini avrà un
inquinamento pari a cinque camini accessi".
L'ipotesi che i caminetti a legna possano essere la
principale fonte di inquinamento della Piana viene attribuita agli studi del
professor Roberto Udisti, docente di Chimica all'ateneo di Firenze, il quale in
questa dichiarazione segnala, correttamente, il problema emergente della
combustione di biomasse quale fonte importante delle polveri sottili che si
registrano d'inverno nella piana di Firenze.
Non abbiamo trovato pubblicazione del professore Udisti in
cui abbia messo a confronto le emissioni degli attuali caminetti con quelli del
futuro inceneritore ma nel frattempo, in base a fonti qualificate, proviamo a
vedere come potrebbero stare veramente le cose nella Piana di Firenze, con
riferimento agli inquinanti più problematici: le "diossine", a causa della loro elevata stabilità chimica,
dell'accertato accumulo lungo la catena alimentare e del loro effetto
cancerogeno e di alterazione dei sistemi endocrini.
Partiamo dalle caratteristiche tecniche dell'inceneritore
che si vuole realizzare nella Piana.
L'impianto prevede due linee di combustione separate che
funzioneranno contemporaneante e i cui fumi, dopo depurazione, saranno
convogliati in due camini alti 70 metri.
Durante 24 ore di funzionamento continuo, dai due camini
usciranno 4.080.000 metri cubi di fumi in cui saranno presenti gli inquinanti
sfuggiti alla depurazione, alle concentrazioni previste dalle autorizzazioni.
Per quanto riguarda i composti più problematici (diossine,
furani e poli-cloro-difenili diossini simili) le concentrazioni all'uscita dei
camini, in base ai limiti prescritti,
saranno di 0,1 nanogrammo per metro cubo che, moltiplicati per i
4.080.000 di metri cubi di fumi emmessi in 24 ore, corrispondono ad una
emissione giornaliera di 408.000 nanogrammi di "diossine".
Come è stato giustamente affermato alla stampa fiorentina,
un nanogrammo è la miliardesima parte del grammo, ma se in ogni metro cubo di
fumi in uscita da questo moderno inceneritore
(è stato definito di "quarta generazione") si trovano 0,1
nanogrammi di diossine, questo fatto non è sinonimo di salubrità.
Purtroppo le "diossine" hanno una elevata
tossicità e per un adulto di 70 chili, gli esperti della Commissione Europea hanno individuato in
0,140 nanogrammi, la dose massima tollerabile di diossine a cui, giornalmente,
un adulto di quel peso può essere esposto attraverso cibo, acqua, aria
contaminata.
Pertanto l'inceneritore della Piana di Firenze, nel pieno
rispetto dei limiti prescritti e in base alle migliori tecnologie oggi
esistenti, ogni giorno emetterà in atmosfera e di qui al terreno e ai cibi
coltivati su questi terreni, 408.000 nanogrammi di "diossine",
equivalente alla dose tollerabile giornaliera di 2,9 milioni di abitanti.
Se, come è stato affermato, le emissioni
"garantite" fossero la metà di quella prescritta, avremo sempre una
emissione in grado di coprire la dose massima giornaliera di 1,45 milioni di
abitanti.
Ovviamente non tutte le diossine emesse dall'inceneritore
andranno a finire nei piatti degli abitanti di Sesto e di Firenze, ma ignorare la
possibilità che 198.000 tonnellate di scarti urbani potrebbero essere
recuperati come materia con trattamenti a "freddo" che,
intrinsecamente, non hanno questo "piccolo" problema, meriterebbe una
seria riflessione e un altrettanto serio ripensamento del modello di gestione
degli scarti prodotti da chi vive in Toscana.
Se questo potrebbe essere lo scenario "diossine"
con la messa in funzione dell'inceneritore, come è la situazione ambientale
della piana fiorentina a causa dell'amore dei toscani per i loro vecchi
caminetti a legna?
In attesa di specifiche misure e valutazioni in ambiente
toscano, utilizziamo i risultati di uno studio pubblicato nel 2003 nella
rivista "Environmental Science and Technology"che ha stimato i
fattori di emissione di diossine e altri composti organici persistenti prodotti
da caminetti e stufe a legna, in uso nella baia di San Francisco.
Lo studio ha accertato che la combustione di un chilogrammo
di legna, con i fumi in uscita dal camino, emette in atmosfera da 0,25 a 1,4
nanogrammi di "diossine", a seconda del modello di caminetto e stufa
usato.
Nell' ipotesi di un consumo giornaliero di 50 chili di legna
(stima alta, per le condizioni climatiche fiorentine) e considerando il
peggiore fattore di emissione dei caminetti (1,4 ng/kg), un singolo caminetto a
legna emette giornalmente 70 nanogrammi di "diossine", da confrontare
con i 408.000 nanogrammi emessi, nelle stesse 24 ore, dall'inceneritore.
Pertanto nel periodo invernale le emissioni giornaliere
dell'inceneritore equivaranno (nella peggiore delle ipotesi emissive per quanto
riguarda i caminetti) a 5.428 caminetti (408.000 ng / 70 ng).
Come si vede, con tutte le approssimazioni di questa stima,
siamo ben lontani dai rassicuranti 10
caminetti previsti dagli Amici della Terra.
Ma mentre i caminetti a Firenze devono essere tenuti accesi
per soli 169 giorni (dal 1 novembre al 15 aprile), l'inceneritore della Piana
di Firenze brucerà rifiuti ininterrottamente per 330 giorni all'anno.
Pertanto se il confronto si effettua più correttamente su
base annuale, l'inceneritore, in 330 giorni di funzionamento, emetterà 134.640.000 ng di diossine, mentre un caminetto, nei 169
giorni di riscaldamento, produrrà 11.830 ng di diossine.
In conclusione, su base annua e confrontando il peggiore
caminetto a legna con il migliore impianto di incenerimento rifiuti ci vogliono
11.381 caminetti per produrre la stessa quantità di diossine.
Se poi, in modo più corretto, si confrontano le emissioni di
un moderno inceneritore della quarta generazione con una moderna stufa a legna
(0,25 ng diossine /kg legno), nella Piana dovrebbero essere in funzione 63.733
caldaie a legna, per emettere la stessa quantità di diossine emessa
dall'inceneritore.
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