(Gli impianti di incenerimento, tutti ma in particolare
quelli degli avanzi della nostra vita quotidiana, inquinano e alcuni
tanto quanto questi altri impianti qui in questo articolo citati. Rispetto alla
“utilità” degli altri impianti qui in questo articolo citati, gli impianti di
incenerimento sono però un aggravio di veleni incomprensibile in una società
civile. La loro pretesa utilità si ferma alla peculiarità di fare arricchire in
brevissimo tempo i gestori, essendo tutto il percorso e impianto a carico dei
cittadini che vengono o verrebbero inquinati. Nessuna assoluzione ovviamente,
per gli altri impianti nocivi in questo articolo citati, che sono mortali anche
perché costruiti e gestiti al risparmio nel totale disinteresse della vita e
della qualità della vita di chi li subisce. L’UNICO INCENERITORE -LO
RIBATEZZANO TERMOVALORIZZATORE perché FACCIA MENO PAURA-, L’UNICO INCENERITORE
INNOQUO E’ QUELLO CHE NON VINE COSTRUITO O VIENE CHIUSO! ndr)
https://www.osservatoriodiritti.it/2018/03/21/inquinamento-ambientale-atmosferico-italia-danni-salute/
https://www.osservatoriodiritti.it/2018/03/21/inquinamento-ambientale-atmosferico-italia-danni-salute/
Inquinamento: viaggio
tra le vite devastate da un ambiente malato
"Terre dei fuochi" è un progetto
fotografico di Silvia Tenenti che documenta i danni alla salute
dell'inquinamento (....)
Non una, ma tante terre dei fuochi. Dopo aver ascoltato la storia di una
madre nella Campania devastata da decenni di smaltimenti illeciti di
rifiuti tossici, la fotografa milanese Silvia Tenenti
ha cominciato a lavorare al suo progetto. Partendo dai racconti dell’area che
nell’immaginario comune è identificata come più inquinata, ha deciso di
documentare come si vive negli altri luoghi altamente contaminati
d’Italia.
Inquinamento e salute: foto da Brescia ad
Augusta (vedi doc al link)
In sei mesi, ha toccato Casale Monferrato, Brescia, Vicenza,
Taranto, Gela e Augusta. Di alcuni si parla e si è
parlato molto, mentre su altri l’attenzione mediatica è da sempre meno forte.
Ad accomunarli tutti, però, con le dovute differenze legate alle fonti di
inquinamento, è la negazione dei diritti dei cittadini alla salute e a
un ambiente salubre. Il progetto fotografico, intitolato “Terre
dei fuochi“, è ancora in progress, ma una parte sarà presentata
in anteprima a Milano durante il Festival dei Diritti umani.
L’appuntamento è per il 21 marzo mattina alla Triennale di
Milano.
«L’obiettivo è raccontare la situazione drammatica di questi luoghi
attraverso le storie delle persone. Persone che per il solo fatto di essere
nate e vivere lì si trovano a fare i conti quotidianamente con le conseguenze
dell’inquinamento. Sono racconti di dolore, ma anche di riscossa: è infatti
grazie all’impegno di comuni cittadini se in molti casi si sono avviati
processi di cambiamento, monitoraggio, controllo o almeno di consapevolezza»,
spiega Silvia Tenenti.
Gela, inquinamento atmosferico da petrolio
A Gela, dal 1963 sede di un grosso polo
petrolchimico Eni,
l’area qualificata come Sito di interesse nazionale (Sin) è grande 795 ettari,
ma le bonifiche, secondo i dati diffusi alla fine del 2017 dal
ministero dell’Ambiente, sono ferme allo 0 per cento: al
momento, appena 4 ettari di terreni risultano non più contaminati.
Un inquinamento pesantissimo che ha ripercussioni dirette
sulla vita delle persone: qui, scrivono i ricercatori dell’Istituto superiore
di Sanità nello studio Sentieri, «per le cause di morte per le quali vi è a
priori un’evidenza Sufficiente o Limitata di associazione con le fonti di
esposizioni ambientali del Sin, il segnale più evidente è quello di un eccesso
di tumori polmonari sia tra gli uomini sia tra le donne; tra gli
uomini sono in eccesso anche il tumore dello stomaco e l’asma;
tra le donne il tumore del colon-retto e l’asma».
Ma a fare ancora più pensare ci sono le malformazioni infantili,
con tassi di ipospadie (una malformazione agli organi genitali
maschili) tra i più alti al mondo.
«A Gela non c’è famiglia che non abbia in casa una persona affetta da
malformazione o un tumore. Non c’è chiesa che non celebri ogni giorno
almeno due o tre funerali», racconta l’avvocato Luigi
Fontanella, che da anni si batte a fianco degli abitanti per ottenere
dei risarcimenti, ancora non arrivati. Fontanella, insieme ad alcuni ragazzi
nati con gravi malformazioni, è tra i soggetti ritratti da Silvia
Tenenti.
Le accuse di «disastro ambientale
innominato»
Il processo civile prosegue: a dicembre 2017 il tribunale
di Gela ha rigettato le richieste di fermare tutti gli impianti della
raffineria, le attività di trivellazione e avviare immediatamente le procedure
di bonifica. Il prossimo 5 giugno è stata fissata l’udienza
sul reclamo presentato da Fontanella, in opposizione alla decisione del
giudice.
Nel frattempo, però, a Gela si è mossa anche la procura e, a febbraio 2018, 22
manager del gruppo sono stati rinviati a giudizio per disastro ambientale
innominato. La difesa si è detta in disaccordo con la ricostruzione
del pm Federica Scuderi, ritenendo che non ci siano dati certi
su un legame tra attività industriale e danni all’ambiente.
Taranto: inquinamento ambientale e lotta per
la salute
A Taranto, intanto, prosegue alla Corte
d’assise il processo “Ambiente svenduto” per il presunto
disastro ambientale causato secondo la procura dall’Ilva. Qui, l’area da bonificare è di più
di 4 mila ettari, e le bonifiche sono a meno del 10 per cento.
La città-fabbrica pugliese è forse l’emblema dell’incapacità dello
stato di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini allo
stesso modo.
A Taranto, secondo i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità autori
dello studio Sentieri, i bambini si ammalano di tumore e malattie
respiratorie più che nel resto d’Italia. E muoiono più che nel
resto d’Italia, il 13% in più.
T
Per i ricercatori, la situazione è compromessa. Non solo,
più in generale qui, si legge nello studio Sentieri, «la
mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, l’apparato circolatorio,
respiratorio e digerente rivela, in entrambi i generi, eccessi rispetto al
riferimento regionale. (…) L’incidenza di tutti i tumori maligni (esclusa la
cute) è in eccesso per gli uomini e per le donne, analogamente a quanto
osservato per il tumore del colon-retto, del fegato, del polmone, il melanoma
cutaneo, del rene, della tiroide e del tessuto linfopoietico».
Tra i testimoni nel processo Ambiente svenduto c’è anche Vincenzo
Fornaro, l’allevatore che anni fa vide abbattere le sue greggi perché
risultate contaminate dalla diossina. Oggi fa l’agricoltore e
il consigliere comunale. Silvia Tenenti lo ha incontrato e fotografato
a Taranto, come simbolo di resistenza e attivismo in difesa del diritto alla
salute e a un ambiente salubre.
“Terre dei fuochi”: Casale modello di
impegno civile
L’obbiettivo della macchina fotografica si Silvia ha fatto tappa anche a Casale
Monferrato, la città piemontese dell’Eternit teatro
della “madre” di tutte le battaglie ambientali di cittadini contro grandi
industrie. Nonostante le centinaia di morti per patologie legate all’amianto,
il reato di disastro ambientale a carico del magnate svizzero Stephan
Schmidheiny è stato giudicato prescritto dalla Cassazione nel 2014 ed
è stato respinta la contestazione del reato di omicidio doloso. Al momento sono
in corso processi per omicidio colposo.
Nel frattempo, i malati di mesotelioma pleurico continuano ad
aumentare, il picco è previsto nei prossimi anni. Di fronte a questo
quadro drammatico, però, Casale diventa allo stesso tempo nel progetto “Terre
dei fuochi” un modello di impegno civile.
«Qui la Eternit è stata chiusa nei primi anni ’80 grazie all’impegno della
società civile, a partire da un sindacalista. La bonifica dello stabilimento si
è conclusa nel 2006 con opere di messa in sicurezza permanente all’interno del
sito, dove sorgeva la fabbrica oggi c’è un parco pubblico. La sanità è
all’avanguardia», dice Silvia Tenenti.
«Basta spostarsi a Broni, a poche decine di chilometri, per
vedere la differenza: anche quest’area è un Sin, ma qui la popolazione
non ha avuto altrettanta forza e coesione per ottenere un riscatto».
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